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Servi di Dio
Francesco Bono e Maria Rosaria De Angelis Sposi
Franco: 25 ottobre 1948 - 24 aprile 1996
Maria Rosaria: 7 ottobre 1955 - 15 dicembre 2000
Franco Bono nasce nel 1948 a Lamezia Terme; dal 1975 presta servizio presso l’ospedale di Locri in qualità di medico specialista in anestesia, rianimazione e cardiologia.
Maria Rosaria De Angelis, nasce il 7 ottobre 1955 a Locri, diventa medico di base Il 7 ottobre 1978 si sposano ad Assisi chiedendo a S. Francesco di riuscire a farsi santi insieme; dal loro matrimonio nasceranno cinque figli.
Franco muore il 24 aprile 1996, dopo 18 giorni di coma a seguito di un incidente sulla pista artificiale di bob della Sila.
Maria Rosario muore il 15 dicembre 2000 per un tumore al pancreas. In una Locride a rischio legalità, la testimonianza di impegno ecclesiale, civico e professionale di Maria Rosaria e Francesco è un segnale di speranza ed una garanzia per il futuro di questa terra.
Franco Bono dal 1975 presta servizio presso l’ospedale di Locri e diventa ben presto l’anima del reparto di rianimazione, mettendo in campo le sue doti di piena disponibilità e di alta professionalità, unite alla sua capacità ad accompagnare e sostenere i malati in fase terminale attraverso la sua fede.
A Locri si fidanza con Maria Rosaria De Angelis, ancora studentessa in medicina. Provengono entrambi dalle file dell’Azione Cattolica. “Erano l’espressione dell’amore maturo e l’amore maturo è sempre quello che si apre agli altri”, dicono gli amici ed infatti la coppia si impegna nella pastorale diocesana accompagnando il cammino dei fidanzati, incontrando altre coppie di sposi, mettendo a disposizione degli altri la loro professionalità e la loro esperienza medica.
Maria Rosaria vive la sua professione di medico di base come una missione. “Nella mia professione cerco di vivere il Vangelo. Vedere Gesù nel più piccolo, nel malato, nel solo, nell'emarginato, mi porta a donarmi a ciascuno al di là del puro e semplice dovere professionale e questo mio donarmi mi ritorna moltiplicato in gratitudine, gioia, comprensione”, confida ai più intimi.
Mentre il marito continua il suo impegno nell'Azione Cattolica, lei è attiva nel Movimento dei Focolari, diventandone responsabile per l’intera Locride. “Nel clima di illegalità diffusa nel quale viviamo siamo convinti che la classe politica deve dare un segno, deve saper dire che all’interno del Palazzo è cambiata la musica”: dopo averlo detto pubblicamente tante volte, nel 1993 Franco si mette personalmente in gioco, candidandosi a sindaco per mettere al centro “il cittadino con i suoi diritti e i suoi bisogni primari” in una città in cui “forse più che altrove la politica ha espresso personalismi, clientele, padronaggio e comparaggio”.
Viene eletto, ma le pressioni sono così forti che appena sei mesi dopo deve lasciare, proseguendo però nel suo impegno per promuovere la “santificazione delle coscienze”, unica via per incidere positivamente nella realtà calabrese e meridionale.
Dal loro matrimonio nascono cinque figli, l’ultimo dei quali vede la luce dopo la sua morte. Nel momento della sua morte, la comunità ecclesiale si accorge del ruolo che Franco ha svolto in essa, tessendo rapporti, testimoniando la fede, servendo umilmente il prossimo.
L’assistente regionale dell’AC, mons. Gabriele Bilotto ha salutato come figlio esemplare, padre eccezionale, amico amabile, cristiano da imitare, nel suo scritto intitolato a «un altro amico in cielo» e l’AC Regionale gli ha intitolato la scuola di formazione civica itinerante Maria Rosaria affronta la vedovanza con la fede in Dio, l’amore ai figli e il suo impegno di medico per altri quattro anni.
Chiara Lubich annuncia la sua morte ai focolarini di tutto il mondo, definendola “vero capolavoro umano e divino”. Il vescovo Bregantini, nella messa esequiale di Franco, da tutti sentita come una celebrazione di resurrezione, ha espresso la sua commozione per la perdita di un “caro amico, consigliere fidato”, soffermandosi più volte sulla sua capacità di coniugare fede e intelligenza, mettendo quest’ultima a servizio della prima; nell'omelia per i funerali di Maria Rosaria, poi, dirà di lei che «colpiva il suo sorriso, il suo ottimismo, la sua capacità di cogliere con delicatezza e precisione il centro di ogni cosa complessa, per renderla semplice, chiara, facile, vera; perché sapeva leggere la vita in termini di essenzialità evangelica, quasi di eternità», ed ha provato a sintetizzare così l’avventura spirituale di questa coppia: “l’una è corsa per l’altro verso il paradiso e insieme hanno raggiunto vette di mistero, eroismo nel presente, professionalità nel servizio, accoglienza nella vastità incomprensibile della volontà di Dio”.
Una santità ordinaria che attrae, insomma, proprio perché accessibile a tutti.
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