Francesco Ferro
"...e tutto di te mi torna alla mente"
La storia antica di Luzzi presenta una rilevante stratificazione di testimonianze: dall'arrivo di popolazioni elleniche (IV sec. a.C.) all'egemonia romana, fino agli insediamenti monastici dell'alto e basso medioevo.
Il primo nucleo abitativo dell'attuale centro storico comincia a formarsi con 1 'arrivo dei Normanni nella valle del Crati.
Quando, cioè, Roberto il Guiscardo, nel 1050, occupa dapprima i territori di San Marco, Bisignano e Cosenza.
Secondo il Marchese il territorio di Luzzi viene conquistato da Matteo il Guiscardo, il quale ne concede poi il possesso della giurisdizione feudale alla famiglia dei Lucij, proveniente dal dipartimento francese di Dromfrout.
Questo primo agglomerato urbano della Comunità luzzese nasce sul colle Ilice attorno alle chiese di Sant' Angelo e di S. Maria.
Alcune fonti storiche del XIII secolo documentano l'esistenza di due castelli esistenti nel territorio di Luzzi: uno edificato in pieno centro urbano, su un'altura chiamata ancora col toponimo "Castello" e l'altro eretto sulla montagna della Noce.
Dopo i Lucij sul feudo di Luzzi, fino agli inizi del Seicento, si succederanno i Loritello di Catanzaro, i Sanseverino di Bisignano, e i più modesti Signori Ferraris, Somma e Spadafora.
Nel 1614 vi subentra Cesare Firrao e alla sua famiglia il feudo (divenuto principato nel 1733 con decreto a firma di Callo VI, da Vienna) resterà in possesso fino alla nuova entrata del governo francese (1806).
Attualmente il centro storico, benche accusi perdita della sua originaria identità storica e architettonica, presenta ancora un corpo urbano dalle connotazioni medioevali.
Costruito su uno sperone collinare, fino ad alcuni secoli fa, Luzzi era anche circondata da una cinta muraria con varie porte d'accesso, delle quali è rimasta solo quella del "Fossato", oggi chiamata della "Portella".
Nel Seicento il centro si ingrandisce di nuovi quartieri popolari, di palazzi signorili ed altre chiese, e ciò a conferma di una classe agiata che basa la sua economia sulle rendite del latifondo terriero.
Di questi vecchi palazzi signorili, però, l'unico rimasto ben conservato è senz'altro il palazzo Vivacqua, sede della municipalità luzzese.
Altro edificio che, comunque merita di essere ricordato è il palazzo Coppa, edificato quasi come una fortezza normanna, con i suoi possenti contrafforti sopra il fianco destro dell'Ilice, al di sotto della chiesa di Sant' Angelo.
Luzzi, maybe the ancient Tebe-Lucana, is a village rich with history and art as shown by many witnesses: from rich archaeological findings, to important monastic installation of high and low Middle Age, to the beautiful churches and noble palaces downtown. Amongst these, Vivacqua Palace, site of the city hall, still keeps it’s native glamour. Many traditional foods are still available in the ovens of the historic city centre: the “taralli” (a kind of crunchy bread) with aniseed, the “focaccia” with anchovies, and the “pittacunzata” bread with oil, oregano and pepper.
Luzzi, forse l'antica Tebe-Lucana, è un borgo ricco di storia e arte come testimoniano molte testimonianze: dai ricchi reperti archeologici, all'importante installazione monastica dell'alto e basso Medioevo, alle bellissime chiese e palazzi nobiliari del centro. Tra questi, Palazzo Vivacqua, sede del municipio, conserva ancora il suo fascino nativo. Molti cibi tradizionali sono ancora disponibili nei forni del centro storico della città: i "taralli" (una sorta di pane croccante) con anice, la "focaccia" con acciughe e il pane "pittacunzata" con olio, origano e pepe.
Bipartito e ad otto punte. A sinistra, su uno sfondo rosso, rappresenta tre pesci lucci sormontata da una corona. A destra, su sfondo blu, una torre dorata. Nella parte inferiore, riporta la scritta Prope Thebas e in quella superiore una piccola cupola piramidale dorata. Lo stemma è sormontato da una corona a tre torri dorata con interno bianco. Sotto, un ramo d’ulivo e uno di quercia che uniscono dietro l’estremità inferiore dello scudo.
Cenni Storici
Sulle sue origine non si hanno notizie sicure. Come riferiscono gli studiosi Marafioti e Barrio, il paese sorge al posto dell’antica Tebe Lucana, della quale fa menzione Plinio e Teopompo, edificata nel IV secolo con l’arrivo di Alessandro il Molosso nella valle del Crati, per espugnare la vicina cittadina di Pandosia. Infatti, in alcune sue contrade, “Seppio Grippa” e soprattutto “Muricelle”, sono stati ritrovati importanti reperti archeologici, come lapidi, resti di una statua e suoi svariati frammenti, parti di una pavimentazione a spina di pesce e un’intera necropoli romana, che testimoniano come in quei siti si sviluppava la cittadina della Magna Grecia “Thebae Lucane”. La stessa, fu distrutta poi dalle varie guerre che si susseguirono, e che costrinsero i suoi abitanti a trasferirsi sul colle Ilice attorno alle Chiese di Sant’Angelo e di Santa Maria dove oggi è situato il centro storico di Luzzi, per trovare rifugio ed avere un punto di più facile difesa. Secondo il Marchese, il territorio di Luzzi viene conquistato da Matteo il Guiscardo, il quale ne concede poi il possesso della giurisdizione feudale alla famiglia normanna dei Lucij venuta in Val di Crati dal dipartimento francese di Dromfrout con i normanni di Roberto il Guiscardo nel 1050. Alla famiglia Lucij si deve il suo nome, con molta probabilità, anche se secondo alcuni il nome potrebbe derivare dai “lucci”, un pesce che popolava il torrente Ilice che scorre a sud del paese.
Dopo i Lucij il feudo di Luzzi passò nelle mani di Goffredo di Loritello di Catanzaro, nipote di un omonimo fratellastro di Roberto il Guiscardo. A Goffredo, seguì il figlio Guglielmo noto come Guglielmo di Luzzi, e a questi il nipote Goffredo da Carbonara che compra come signore del feudo sin dal 1191. Nel corso del duecento si susseguirono diversi feudatari fino alla Signoria di Tommaso D’Aquino conte d’Acerra che furono esautorati dal dominio nel Castello di Luzzi per essersi ribellati alla corona (1272).
A metà del quattrocento venne in possesso di Luzzi il conte di Altomonte Antonio Sanseverino. Al suo casato (che col figlio Luca ottenne il titolo di principe di Bisignano) il feudo restò fino alla fine del cinquecento, benché diverse furono le interruzioni del dominio dei principi. Ma dopo la confisca dei beni ai Sanseverino (1487) che furono reintegrati nel 1496, nel XVI secolo Luzzi fu venduta (per essere poi riscattata nel 1552) al patrizio napoletano Scipione Somma. Il rovinoso tracollo economico dei Sanseverino comportò conseguenze anche per Luzzi, venduta prima al patrizio cosentino Marcello Spadafora (1594), poi all’acrese Fabrizio de Bernardo, e infine al patrizio cosentino Marcello Firrao (1614) che l’acquistò in nome e per conto del suo congiunto Cesare Firrao, principe di Sant’Agata nel 1620 e artefice della fortuna della sua schiatta.
Dal 1614 al 1806 tennero il feudo gli eredi di Cesare Firrao. Nel 1675 il barone Antonio cedette al principe Pietro Firrao tutti i domini a lui intestati. Ultima feudataria fu Livia Firrao, figlia del vicerè di Sicilia (1798) Tommaso Firrao.
Con l’avvento della dominazione francese (1806) l’assetto amministrativo del Regno fu modificato e Luzzi passò nelle mani dei francesi ed aggregata al circondario di Cosenza e al mandamento di Rose.