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Michele Gioia - Poeta

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UNO SCRITTO SU MICHELE GIOIA

di  Salvatore CORCHIOLA   

Il nostro – tra Michele ed io – un rapporto di amicizia reciproca, sincera, prima ancora che di lavoro e di somiglianza; un rapporto costante nel tempo, sin dalla fondazione del giornale studentesco il Baricentro e della prima e unica cartolibreria a Luzzi.

E’ Michele, con il Il Veltro di Sambucina, un pezzo della storia, della tradizione letteraria a Luzzi.

Terza Pagina, una raccolta di scritti dai molteplici registri, capaci di cogliere il particolare: perché Michele sa fermarsi sulle piccole e grandi cose.

C’è in tutti i suoi scritti unità formale, anche se distanti nel tempo e nello spazio, perché coesistenti nella memoria.

Altro che giornalista e scrittore, Michele Gioia è anche poeta – è del 1976 “Alla mia Terra”, la sua raccolta di poesie e scritti vari – animatore e presentatore di spettacoli culturali e civili; e sempre con qualcosa in più che altri non hanno! E come scrive Ettore Parise: “Michele canta e parla, suona e fa comizi. Nessuno gli nega talento di artista…tutti lo stimano per l’intuizione e la solidarietà…poiché egli ha la passione delle cose che si fanno presto nella prospettiva del bene comune si muove verso la direzione del suo sogno di bellezza e d’amore per il natio luogo: Luzzi… Appassionato sognatore quanto efficace proponente di progetti innovatori”. Tra quelli che pensano e agiscono c’è Michele Gioia.

Alla scrittura unisce la passione dell’arte e l’esperienza del canto. Spirito libero ed estroso. Tutta la vita di Michele Gioia è stata improntata alla laboriosità. Malato di “Luzzite”: lo si vede nei suoi scritti e nelle sue poesie. E per chi come me sente ardore e musica trova anche nella sintassi il sostegno costante del ritmo che precede l’energia e il significato.

E chiaro appare nei suoi versi: “…Allegri volano/ in cielo gli uccelli / e lenti strisciano i serpentelli/ Un’asina nella stalla raglia/ Sull’aia due vispi galletti/ si danno battaglia” (Quadretti).  “E sempre il denaro/ che sporca la moneta/ domina il mondo/e vince sulla morale” (Disperazione). E ancora, nei Consigli al turista del Nord “…A chi ama la quiete dei monti, l’aria balsamica, ossigenata, l’ombra dei castagni e dei pioppi, il profumo delle resine dei pini sempre verdi; a quelli che, stanchi di un mondo frettoloso vogliamo offrire un itinerario diverso. Dove si possono trovare ‘ i canti di gioia’…che riportano il sapore della semplicità dei giorni lontani, quando la vita era poesia ed un fiasco di vino aveva il suo vero sapore, se bevuto insieme agli amici”. (Sulle rive dell’Ilice).

Chi ha conosciuto da vicino Michele Gioia sa che sotto l’aspetto esteriore di un estroverso, espansivo, comunicativo, si nasconde un fanciullo desideroso di carezze: quelle carezze paterne presto mancate!

Michele ha dentro di sé due mondi inespressi e lacerati, che lottano per sfuggire l’angoscia: quello di allontanarsi e quello di ritornare per ritrovarsi!

Io l’apprezzo per come affronta la vita e lo trovo una sintesi perfetta del suo ribollire interiore. Michele, con i suoi scritti dà chiaramente l’idea di chi sa trovare, dalla propria esistenza, il lievito per scrivere pagine che ci fanno rivivere quel che è il nostro passato storico, sociale, antropologico. Uno scavo nel nostro essere stati. Un narratore che sa portare nella parola il peso delle cose e della vita. Il suo, un sistema unitario, al punto che tra tante sfere non sembra esserci differenza di valore, di linguaggio, di cifra.

Scrivere è per Michele un venir fuori di ciò che ha dentro; un effetto catartico che lo aiuta a liberarsi dalla sua inquietudine, nella somma delle sue variabili; oserei dire di ciascuna delle diverse forme che in lui si compenetrano e penetrano.

 

 Luzzi, 21 novembre 2012                                                                  

C'è nella poesia di Michele Gioia una costante propensione all'esame di quell'anima che resta l'incontrastata do. minatrice della vita intera come missione da compiere e come dovere categorico da espletare 
Per il giovane poeta di Luzzi che conserva nei versi, scintillanti e tersi, la purezza di una mentalità priva di sottintesi bizantini, di compromessi e di remore, la vita è in fondo la creazione dell'anima. 
C'è pertanto una realtà pensata e pensabile - e forse: pensata perchè pensabile - che trascende i valori comuni della vita corrente; e questa realtà che costituisce l'essenza della vita, in un'altalena di gioie e di dolori, di rinunce e di incomprensioni, caratterizza l'evoluzione dell'essere. 
Posizione di netto pessimismo? Sembrerebbe di si. Ma Gioia è poeta nel senso pieno della accezione, per cui la poesia, come impeto dì sentimento che sgorga dall' anima, non può perchè non deve essere né pessimista né ottimista. 
Altrimenti sarebbe filosofia. E la filosofia tutt' al più può divenire un parametro di valutazione, magari di comprensione, ma mai componente intimo, vissuto, vero, sincero dei versi. 
E di Michele Gioia, della sua poesia che è sinceramente vera, quello che si evidenzia è la scatenata ricerca di una verità che comprende, racchiudendolo, il lievito della vita fatta d'amore. 
La felicità è << un'ombra di desiderio >> che fa << perdere la cognizione del tempo>>. Ecco come la sensibilità di questo giovane poeta riesce brillantemente a superare, travalicandoli, i vincoli con la realtà di tutti e di tutti i giorni. 
E Gioia, che è poeta dei sentimenti umani, sa scolpire, con grande effetto realizzato sul piano della universalità gli stati d'animo cogliendoli con le ansie, le gioie, e con questi i dolori, gli affanni e le pene. 
Poeta per intuizione, per vocazione e per sentimenti, Michele Gioia è il delicato interprete dell'animo umano.


CORIOLANO MARTIRANO 
Cosenza, 9 novembre 1969 

 

Così io vivo

Dalla gente

io fuggo lontano

anche da chi

mi tende la mano

da chi ignaro

del grande destino

mi vorrebbe

deviare il cammino.

E a costoro

io sono obbligato

li ringrazio

e son dispiaciuto

ma è la vita

e non posso cambiarla

se per me

non è stata una perla.

E così io

procedo per via

tutti guardo

però ogni mia

dura forza

di qualsiasi sorta

a tutt'altra cosa

è rivolta

A un uomo

perito in strada;

a una bimba

orfana restata;

a una donna

ch'è senza famiglia

e all'altra

chè orba del figlio.

Tutto questo

io penso

e, furtivo,

via da tutti,

così io vivo.

P e t r i n e

Dolce isola

in mezzo al piano;

Petrine,

luogo incantato.

Vaga per la radura

un caldo afoso

che riempie l'aria

di antichi spiriti

che solo a tratti

si riposano

sotto l'ombra

di querce secolari

che hanno incise

sui possenti tronchi

storie d'agguati

e spari di tromboni.

Antiche rovine,

ritrovo un giorno

di briganti,

fanno da stalla

a numerosi armenti.

Giocano i bimbi

ma un grido li ferma:

<<La vipera ha colpito ancora!!!>>.

Vien da lontano

rumore di trebbia

portato dal vento

che ogni tanto spira

e porta con sé

a guisa di nube

l'odore di grano maturo.

Un cane che abbaia

un gallo che canta

e di cicale una banda.

E' giugno alle Petrine

e tutto t'incanta.

La vita è ... vita

Noia,

tedio,

solitudine:

la vita fa schifo,

lo sapete?

Io lo so da parecchio.

<<Perchè ?>> - direte voi.

<<Ma è semplice>>

- vi rispondo.

A quella

che noi viviamo,

o meglio, che io vivo,

non posso dare

il nome di vita.

Vita, per me,

è qualcosa

che esista per davvero

e non soltanto un nome

dato così, per caso.

Vita, per me,

è amore:

amore

per la donna del cuore,

amore

per il mondo tutto;

per le cose e per le persone.

La vita è tutto

non perchè è vita

ma perchè è amore

è società è ... VITA...!

LA POESIA DI MICHELE


Da questo animo acceso di passioni e da questa fantasia tesa a visioni di grandezze, nascono le poesie di Michele. 
Esse s'ispirano al mondo, di cui nel testé tentato profilo. svolgono una tematica particolare, pur allargandosi in un quadro storico che va oltre e tocca altre regioni ed altri siti; si elevano e si prostrano, godono e soffrono secondo il momento, vissuto in sincerità ed espresso nello spontaneo bisogno di soggiacere alla spinta ideale, che a Michele placa l'irrequietezza, fa superare le attese amare e gli rasserena il cuore nella speranza. 
Dare alle poesie questo quadro è stato da parte mia una spiegazione delle motivazioni ed un dispensarmi dall' entrare nelle individuazioni di quelle di esse che meglio caratterizzano l'émpito, il tono, il significato. 
Chi ostinato fosse a non rinvenire riscontro alcuno tra quanto m'è stato commosso sfogo descrivere di Luzzi e dei sogni giovanili che quivi si compiono in nome nientedimeno che di un poeta come Dante e di un grande Profeta, circonfuso di ascetico ardore, come Gioacchino da Fiore non mi stupirebbe, perché vi sono nelle situazioni poetiche motivi che non possono essere compresi. se non nella fonte stessa in cui il pensiero è acceso e gode o piange il cuore, e solamente da coloro che hanno veduto crescere la pianta sotto il medesimo cielo. Sono sospiri d'amore e sono speranze di approdi questi canti, espressi accenti di puro bisogno di ritrovare lungo il cammino coloro che gli fanno accompagnamento e coro per raggiungere quella dimensione, che a Michele piace definire sesta. 
Massime non meraviglierebbe, a Luzzi, dove, purtroppo, pare incredibile, ma sussiste ancora, una mentalità lenta a mutare orizzonti. 
Assecondai in due riprese, durante quindici anni, l'inchiesta sociologica dell'Università d'Urbino, condotta dalla professoressa Amelia D'Ayala, intesa, tra l'altro, ad accertare quali mutamenti avesse apportato la Scuola Media nel futuro sociale dei miei cittadini. Ebbene, in un colloquio conclusivo che ebbe con me, l' illustre docente ammetteva che si la scuola aveva operato bene, ma che tutt'ora non era dato rilevare lo sdradicamento dall'animo dei luzzesi della malizia e dell'invidia. Mi dispiacque ritrovare questi due mali ancor vivi ed ammorbanti, però non fui sorpreso dalla coincidenza di giudizi che riportavano la mia rimembranza ai tempi di Firenze di Dante. Chi lo sa, dicevo a me stesso, che da questa dolorosa constatazione non debba sortire la rinnovazione agognata dai giovani! 
Ora che la raccolta di poesie di Michele Gioia vede la luce, quella coincidenza di giudizi mi torna a mente, ma per trarne auspici di cose buone e veramente belle per i giovani. 
Tra i giovani che pensano, agiscono e tendono a basare i valori della vita sulla fede degli uomini nuovi del progresso civico economico e sociale, ottenuto rinnovando per conservare quel che fu spirito creativo, slancio di fede e passione di opere, c'è Michele Gioia. 
Egli a tale spirito unisce la passione dell'arte e l'esperienza del canto. Al volo di lui con ali di poeta e con volontà di operatore appassionato l'animo mio paternamente si rivolge per trarne, anche per la nostra adorata Luzzi, auspici di sicuro avvenire!

Luzzi, 22 novembre 1975 - Giornata della Scuola Media "L.G.C."

Ettore PARISE 

A MIO PADRE

Quanto tempo è passato:

a me sembra ieri.

Quanti errori

avrei evitato.

Non si cancella mai

il ricordo di te

quando c'eri:

quelle poche volte

che c'eri.

Eri sempre di ritorno

ma già pronto per ripartire.

Andare

venire

tornare

partire.

Parole poche

quasi per niente.

Ma mi sentivo diverso.

Ero forte, sicuro, tranquillo.

Vorrei tanto tornare daccapo,

per fermarmi un poco di più

a quei giorni che c'eri anche tu

di ritorno dall'emigrazione.

Ogni tanto mi piace

andare con la mente

a quei giorni sereni:

mi ricordo di tanti treni

che partivan per tornare.

Mi ricordo di quella notte

con la neve caduta a quintali.

Me ne stavo col cuore in fracasso

t'aspettavo con la sordina.

M'hai lasciato ch'ero un bambino

m'hai trovato un uomo già fatto.

EMIGRATI

S'avviano prima i parenti

con le valigie ricolme

legate con uno spago:

mesta processione

per un arrivederci

che qualche volta è addio.

Hanno tutti gli occhi lucidi

chissà se per il pianto

oppure per la speranza...!

Hanno trascorso insieme

l'ultima notte d'amore

Là nella piccola stanza

ch'è tutta quanta la casa.

Macchie d'umidità

sembrano quasi

bizzarre pitture

di quelle che vanno di moda.

Hanno tutti gli occhi lucidi

chissà se per il pianto

oppure per la speranza...!

Anche i più piccoli della famiglia

hanno voluto portare qualcosa.

Una donna consunta dagli anni

(o dalle sofferenze...?)

si fa avanti nel buio del mattino

<<Figlio - lo chiama - anche tu

lo stesso destino!>>

Hanno tutti gli occhi lucidi

chissà se per il pianto

oppure per la speranza...!

Illuminati da una luce fioca

altri volti escon dall'ombra.

A poco a poco si staglia la corriera

carica di valigie e di fagotti.

Saluti, baci e poi l'ultima stretta:

si raccomanda i più piccoli ai più grandi.

Hanno tutti gli occhi lucidi

chissà se per il pianto

oppure per la speranza...!

Dopo tanti anni dalla sua pubblicazione (fine anni '70) mi ritrovo in mano solo ora il libro del Professor Michele Gioia "Alla mia terra" con la presentazione eccellente del compianto e stimato Preside Ettore Parise. Sfogliando le pagine di questo libro e leggendo con intima partecipazione la raccolta di poesie, ho condiviso con l'autore sentimenti ed emozioni dell'età giovanile, vissuta insieme nella nostra amata Luzzi, terra di origine. Il libro è ricco di immagini fotografiche, dove appaiono volti noti, familiari, che ci riportano indietro nel tempo, ci fanno ricordare persone ormai scomparse che in passato hanno partecipato alla vita politica, sociale e culturale del nostro paese lasciando testimonianza del loro operato. Michele, secondo la presentazione del Preside Parise e il consenso di tutti noi Luzzesi che lo abbiamo conosicuto, era un giovane di bell'aspetto e di nobili aspirazioni con idee innovative per il rinnovamento e la crescita del nostro paese da ogni punto di vista; lottò in passato per affermare in politica le proprie idee innovative, ma per molti politici le sue idee di grandezza sembravano e sembrano tuttora irrealizzabili, ma lui non rinunciò e voglio che non rinunci mai ai suoi sogni neppure oggi. Senza dubbio, la forza interiore che lo spingeva e lo spinge tuttora a lottare gli deriva soprattutto dall'aver avuto un'infanzia disagiata, vissuta nelle ristrettezze economiche; nel libro ricorda suo padre, lo vede venirgli incontro in mezzo a tanti emigranti, reduci dalla Germania, dal Belgio, dalla Svizzera, dalle Americhe....Sembra che lo incoraggi nella sua opera di vedere una Luzzi diversa, capace di dare pane ai suoi figli, non più costretti a fuggire da una terra povera; ricorda il sacrificio del padre, quel treno che lo portava via lontano in cerca di fortuna. Questi ricordi lo rendono capace, come scrive ancora il Preside Parise, a lanciare in politica "dardi di incandescenti sassi"....Michele, giovane di grande talento, in quegli anni '70, da un'idea dello stesso Preside Parise, fondò il "Veltro di Sambucina", il giornale prezioso che ottenne grande successo di pubblico, ne conservo gelosamente i numeri poichè sono stata anch'io collaboratrice di questo giornale. I successi di Michele non si fermano qui, sempre caro ai Luzzesi, coltiva molteplici interessi: canta, suona, fonda un gruppo folkloristico "I briganti calabresi" che si esibivano a Luzzi e altrove. La sua carriera continua con il giornalismo, la RAI lo chiama a dirigere il telegiornale..... ma nel suo animo, ricco di passioni, non poteva mancare la poesia: in quelle pagine che egli definisce ingiallite dal tempo, Michele afferma di aver ritrovato la speranza e la gioia del cuore, la voglia di amare, ma anche le delusioni subite, come tutti i giovani, sul campo sentimentale; ritrova gli affetti familiari, il dolore subìto per la morte del padre, che lo gettano in uno stato di prostrazione espresso nella poesia "Il bacio della morte": <<ho voluto dare gli ultimi tremiti a te, che m'avevi dato la vita...il mio cuore non batte più. Sono rimasto solo. Anche i sogni d'amore mi hanno abbandonato. Perchè?>>. Ma la vita, in lui, continua a rifiorire ritrovando la speranza di vivere e di sognare, di amare ancora. Si rifugia, in altre poesie, nella contemplazione delle bellezze della natura, descrive la "Primavera", "Maggio", con il risveglio della natura, ma sempre con una nota di tristezza nel cuore; tristezza e malinconia che non sono svanite nel suo animo anche con il passare degli anni. Auguro al Professor Gioia di ritrovare "la Gioia" evidenziata nella denominazione del suo stesso cognome e di continuare a lottare per il miglioramento politico, sociale, culturale del nostro paese. Un cordiale ed affettuoso saluto a lui e famiglia da parte di una compaesana.

24 aprile 2016                                                                                                      Elvira D'Orrico 

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