Giuseppe Sac. Pepe
"Cenni sulla nostra patria dé Luzzi" (copia anastatica di un manoscritto inedito del 1858)
A cura di Biagio Durante
Presentazione
di Antonio La Marca
Luzzi, aprile 1994
L'attenzione di molti ricercatori, in questi ultimi decenni, è rivolta anche alle cose che non hanno grande interesse
artistico, alle cose modeste. Si è cominciato, infatti, a considerare e a studiare aspetti e classi di materiali "umili", prima trascurati per il loro scarso pregio; si è iniziato a dare una certa importanza anche a fondi e tematiche che prima venivano ignorate o considerati minori. In campo culturale oggi non esistono graduatorie di merito e di valori: non c'è più frattura fra storia e storia locale; tutto contribuisce a creare un patrimonio di tradizioni, tutto costituisce un documento storico che non può essere abbandonato o trascurato in nessuno dei suoi aspetti.
Nell'eccezione di "Bene Culturale" rientrano, infatti anche l'arte popolare, il folklore, l'architettura anonima, il dialetto, i manufatti più umili, i piccoli documenti manoscritti inediti. "Beni Culturali sono quelli in cui la gente si ritrova, riconosce se stessa e la sua comunità, beni che vivono nella memoria collettiva e nella vita quotidiana di ciascuno e di tutti: beni, insomma, che non debbono far parte del sapere, ma della cultura vivente "F. BARBATO, I Beni Culturali. Una politica per il territorio, Torino 1980, p. 12).
In questo quadro si collega l'interessante e utile lavoro di Biagio Durante, che appassionato cultore di antichità luzzesi, attaccato alle tradizioni e alla storia della nostra cittadina, con questo lavoro ha voluto aggiungere un tassello al policromo mosaico che è la storia di un paese, ha voluto dare un contributo alla conoscenza antica di Luzzi.
Questo manoscritto, che il Durante ha reso pubblico, rappresenta un piccolo patrimonio, un documento prezioso, un utile strumento che aiuta a ricostruire il variegato mondo di una comunità, in quanto offre preziosi elementi di confronto e
arricchimento alle ricerche di carattere topografico e geomorfologico, agli studi di natura sociale e storico-artistica del territorio di Luzzi.
Si tratta di una fonte di prima mano, quindi fresca, che ci proietta, come una specie di flasbback, nella Luzzi della prima metà dell'ottocento e ci fa conoscere notizie altrimenti sconosciute. Nelle parole semplici del sac. Giuseppe Pepe rivivono vecchi brandelli di vita della nostra cittadina.
Con questa diligente ricerca, Biagio Durante ha reso così omaggio alla memoria del sac. Giuseppe Pepe e nel contempo ha fornito un documento assai utile per tutti coloro che si occupano di storia locale.
Bisogna sempre tributare apprezzamenti ai tentativi nobili e generosi di chi vede nell'impegno culturale un traguardo da perseguire con tutte le proprie forze.
Giuseppe Sac. PEPE
Luzzi 18 ottobre 1819 + Luzzi 1 dicembre 1871
Giuseppe Pepe nacque a Luzzi l’anno 1819 e vi morì di bronchite nel 1871. I genitori non avendo i mezzi per far studiare il promettente ragazzo fuori del proprio Comune, lo affidarono al filosofo-letterato Antonio Gardi e al matematico D. Alfonso Parise. Indi il Vescovo di San Marco e Bisignano, Felice Greco, interessato da codesti bravi maestri lo accolse, gratuitamente, nel seminario di Bisignano, allora diretto da Umile Libro.
Un giorno il Vescovo, nell’interrogare il Pepe, rimase scosso dalla sua cultura e lo tenne in particolare considerazione, tanto che quando il giovane, e per l’età e per gli studi, ne fu in grado, lo ordinò Sacerdote e gli affidò l’insegnamento nello stesso seminario. Nel 1846 il nobile D. Domenico Fiore di Rota Greca, apprezzandone le doti di mente e di cuore, lo volle precettore dei suoi figli, corrispondendogli un cospicuo stipendio mensile.
Da qui passò nel 1849 ad insegnare scienze fisiche e matematiche nel Liceo di Cosenza, dove si fece notare ed apprezzare dai colleghi e dagli allievi. Nel 1851 il Vescovo di Nicotera e Tropea, Mons. Michelangelo Franchini, lo chiamò a dirigere il Seminario diocesano. Da Tropea passò ad insegnare al Ginnasio e alle Scuole tecniche di Scigliano. Nel 1853 insegnò nel liceo di Catanzaro e, per la notorietà acquistata fra gli intellettuali del luogo, si meritò la nomina di Socio dell’Accademia Monteleonese e poi dei Gabinetti Scientifici di Catanzaro e Ragusa.
Nel 1854 l’Arcivescovo di Cosenza, Lorenzo Puntillo, lo volle nel suo Seminario come insegnante di scienze fisiche e matematiche. Si acquistò in questa città l’amicizia di Luigi Maria Greco, che ne fece il suo migliore collaboratore nell’Accademia Cosentina.
Nel nov. del 1855 accompagnò Mons. Puntillo al Concilio Vaticano, dove si fece notare per i suoi diversi interventi su questioni religiose, meritandosi, così, la Croce dell’Ordine Costantiniano.
Oramai il suo valore, anche nel campo delle discipline teologiche ed ecclesiastiche, era unanimamente riconosciuto tanto che ottenne dal Cardinale Arcivescovo di Napoli la cattedra di teologia nel Seminario diocesano.
Napoli lo onorò di diverse distinzioni, fra cui quella di Socio corrispondente di varie accademie locali.
Nel 1862, a riconoscimento della sua fede unitaria e nazionale, il Governo lo promosse a Preside del Liceo di Matera, donde passò a quello di Taranto. Minato nella salute, dovette dimettersi dall’insegnamento e far ritorno a Luzzi. Per vivere agiatamente si accontentò del modesto ufficio di Parroco, che il Vescovo diocesano, Livio Parladone, fu assai contento di affidargli. Nel paese natio, pur infermo, si diede a riordinare le sue numerose opere, di cui sono da ricordare le seguenti:
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Trattato di cronologia;
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Elementi d’algebra;
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Nozioni di trigonometria rettilinea e sferica, secondo le lezioni impartite nei Licei Materano, Tarantino e Catanzerese;
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Capacità dei fenomeni atmosferici e tellurici;
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Lezioni filosofiche tenute nei seminari di Cosenza, Tropea e Bisignano;
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Storia delle Ruine della mia Patria di Luzzi;
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Storia di Sant’Aurelia Marcia ecc.
Mentre finiva di riordinare questi lavori, improvvisamente fu colto dalla morte. I manoscritti rimasero al fratello superstite.
(Testo tratto da “Tebelucana, val di Crati e l’odierna Luzzi; di G.Marchese – edizioni Brenner, 1992)
Biagio Durante nasce a Luzzi il 22 aprile del 1933 da Alfonso e Pia Cilento. Anche alla tradizione familiare deve l'amore per la cultura delle arti e la forte e radicata fede Cristiana, la sua personalità si traduce nella passione per la rappresentazione scenica e per il folklore. Alla sua iniziativa si deve la costituzione della “Pro Loco Sambucina” costituita nel 1984, nella quale ha lavorato con slancio e fervore per molti anni. Nel 1994 è tra i fondatori dell'Associazione Culturale “Insieme per Luzzi”. È stato tra i promotori e il regista di numerose rappresentazioni teatrali tra le quali le più famose sono: “Marcellino pane e vino”, “La pioggia di sangue”, “Metti una suocera in casa”, “Grosso pasticciaccio giallo”. La sua figura e il suo nome rimangono legati soprattutto aIl'evento che ha commosso non solo i cittadini luzzesi, ma l'intera provincia di Cosenza. Il “Processo a Cristo” e la Sua Passione e Morte. Ha reso la sua anima a Dio il 27 settembre 2003 presso l'Ospedale San Raffaele di Milano.