Umile F. PELUSO
Umanista, Educatore, Senatore della Repubblica
Non è facile alzarsi in volo,
senza avere le ali.
(PLAUTO)
di Salvatore CORCHIOLA
Umile Francesco Peluso nasce a Luzzi (CS) il 29 ottobre 1915. Figlio unico di contadini, Salvatore Peluso e Maria Cristina D’Amico. Non conoscerà mai suo padre perché caduto durante gli assalti nella grande guerra sul Carso nel gennaio del 1916.
Per interessamento di un parroco di Luzzi frequenta alcune classi elementari in seminario a Novara, dal quale seminario verrà allontanato per manifesta non inclinazione alla vita ecclesiastica. Ritorna quindi a Luzzi per finire le scuole elementari con la maestra Anna Smurra che egli ricorderà per sempre con affetto e gratitudine!
Conseguita la licenza elementare va a studiare a Napoli presso il collegio militare della Nunziatella, dove accede in quanto orfano di guerra. E là consegue, con meriti, la licenza liceale; ma anche questa volta viene allontanato per scarsa attitudine alla vita militare.
Resta però a Napoli dove frequenta la Facoltà di Lettere e Storia mantenendosi agli studi con l’aiuto dei sacrifici della madre che vende la propria casa e facendo l’istitutore al Collegio dei Poveri di piazza Carlo III.
Consegue la laurea, a pieni voti, con una tesi dal titolo “La poesia civile di Grabriele D’Annunzio”. Rientra a Luzzi e nel 1945 sposa Claudia Vivacqua, figlia di un possidente del paese che gli darà quattro figli. Resta vedovo nel 1999.
Insegna Lettere e Storia in diverse città d’Italia: Parma, Imperia, Bologna, Rimini, Napoli e Cosenza, dalla fine del secondo dopoguerra sino all’elezione al Senato della Repubblica nel gruppo comunista, avvenuta nel 1972 (VI legislatura) e fa parte delle Commissioni Difesa e Pubblica Istruzione come membro aggiunto per la riforma della Scuola (6° Commissione al Senato).
Viene riconfermato Senatore alle successive elezioni del 1976 (VII legislatura) ed è riconfermato con l’incarico di membro permanente alle medesime Commissioni. Partecipa e contribuisce alla riforma del codice militare-penale e alla stesura dello stato giuridico dell’insegnante, tutt’ora vigente (Riforma della scuola 6° Commissione al Senato).
Già subito dopo la seconda guerra mondiale è animatore di Circoli culturali e cinematografici. Nel 1950, insieme a Renato Zangheri – diventato poi stimato sindaco di Bologna e capogruppo alla Camera del PCI – è fondatore e segretario del primo “Premio Nazionale di Poesia dialettale Città di Cattolica” che, ha nella giuria, tra gli altri, Salvatore Quasimodo, Eduardo De Filippo, Luigi Russo. Al premio partecipa, con una lirica in dialetto friulano, P.P. Pasolini, alla sua prima apparizione pubblica, ricevendo il secondo premio.
Nel prosieguo degli anni, Umile Peluso mantiene sempre vivo l’interesse e la curiosità intellettuale. È promotore e relatore di conferenze e dibattiti in temi di storia antica, di archeologia e sulla Poesia che lui tanto ama. Nella Premessa ad un suo volumetto di poesie Alma Poësis (1995) in cinquecento copie numerate e firmate, scrive: << Per mio diletto e degli amici che mi leggeranno […]. Esercizio letterario o gioco di sillabe e fonemi eletti, lascio che lo dicano gli amici che mi leggeranno >>. Segue una seconda raccolta di liriche Rose di pietra (1996).
Le sue poesie, un fiotto di fresco sentimento che mai l’abbandona; il suo parlato fluido e chiaro, icastico, inzuppato di quell’educazione letteraria umanistica di riposata e solida cultura. E come scrive Romano Napolitano, una Cultura della quale << ha speso tutta una vita in promuoverla e onorare sommamente >>.
Ideatore e promotore del prestigioso, “Premio Letterario Sambucina” di ispirazione meridionalistica, fondato a Luzzi nel 1964. Membri della giuria, illustri personaggi di fama nazionale: Luciano Anceschi (Filosofo e direttore del “Il Verri”), Francesco Leonetti (Romanziere e critico letterario, fondatore di “Officina” (1995) insieme a Roberto Roversi e Pasolini), Mario Spinelli (romanziere e studioso di letteratura contemporanea e di politica). Il premio fu vinto dai giovani della scuola di Palermo del gruppo 63.
Fonda nella propria villa di campagna, a monte di Luzzi, nei pressi della Sambucina, il Centro Studi e Ricerche “Kytérion” occupandosi di protostoria calabrese, con dibattiti, discussioni e confronti. La sua villa diventa un vero cenacolo letterario.
Consigliere provinciale. Per tre volte sindaco di Luzzi: dal 1956 al 1964; successivamente viene rieletto nel 1980 allorquando torna ad esercitare la carica di primo cittadino.
Notorie sono le sue accese battaglie politiche.
Come sindaco, la sua azione meritoria è quella di aver portato la luce elettrica in tutte le campagne e l’acqua in molte contrade; l’aver avviato Cantieri di Lavoro per la costruzione di strade per collegare il centro abitato con tutte le contrade del territorio.
Umile Peluso, un uomo di studi e di pensiero, un maestro di politica e di amministrazione pubblica che ha inciso in maniera significante nel tessuto sociale, economico e Culturale, della sua, della nostra Luzzi.
In Peluso, mio amico stimatissimo, ho trovato il dotto che alla sua dottrina unisce una grande conoscenza della quotidianità, e la capacità di pensare idee e di esprimerle. Tra noi due c’è stato sempre un rapporto sincero! E quante volte abbiamo parlato di molte e varie cose; anche di ciò che non condividevamo: temi difficili come la Fede, la Morte. Quelle domande che sfuggono ad una comprensione razionale. Tra noi due c’è stata sempre una grande sintonia, soprattutto la passione per i libri, per la campagna e l’amore vero verso la poesia.
Alla sua gente: ai contadini, agli operai, ai giovani egli rimane sempre legato.
Il 2 marzo 2013 l’Amministrazione Comunale di Luzzi gli conferisce il Premio “Illustri Figli di Luzzi”.
Muore a 98 anni, senza mai perdere il controllo di se stesso, il 12 agosto 2013.
Settembre 2014
Il 2 marzo 2013 l’Amministrazione Comunale di Luzzi gli conferisce il Premio “Illustri Figli di Luzzi”.
Umile Francesco Peluso
... Spedii alla redazione del giornale, era il 1944, un articolo dal titolo "Responsabilità di Gabriele D'Annunzio", in cui sottolineavo le responsabilità morali e culturali che D'Annunzio ebbe per ciò che riguarda la nascita e il consolidamento del regime fascista. Un redattore, maldestramente, cambiò il titolo in: "Processo a Gabriele D'Annunzio". Quando fu pubblicato suscitò un putiferio enorme soprattutto tra i giovani colti della città, alcuni dei quali, evidentemente nostalgici. Ci fu una reazione violentissima; si scagliarono contro di me utilizzando termini offensivi e grossolani e fui difeso soltanto dal "maestro di vita e di diritto" Achille Morcavallo. In sostanza, io dicevo cose che un buon lettore di D'Annunzio avrebbe dovuto dare per scontate, ma questi giovanotti, molti dei quali laureati, non conoscevano affatto D'Annunzio e mi contestarono perché mi ero permesso di offendere il "Vate". I giovanotti ignoravano che io iniziai a leggere D'Annunzio da quando avevo sedici anni e che addirittura il titolo della mia tesi di laurea fu "La poesia civile di Gabriele D'Annunzio". Quel loro brulicare era anche il sintomo che a Cosenza, città colta e apparentemente democratica, c'era in quel periodo una forte nostalgia del fascismo.
Il 21 luglio del 1964, l'allora Segretario nazionale del Pci, Palmiro Togliatti, le spedì una lettera di congratulazioni per le brillanti iniziative culturali di cui lei era stato promotore. Quali di queste ricorda con più affetto?
Sicuramente il "primo Premio nazionale Cattolica di poesia dialettale", fondato assieme a Renato Zangheri, diventato poi sindaco di Bologna e capogruppo alla camera del Pci. Collaborai in qualità di segretario del premio con intellettuali della statura di Luigi Russo, Salvatore Quasimodo, Eduardo De Filippo, Filippo Fichera e Giulio Trevisani. Ebbi la possibilità di conoscere la grande produzione letteraria italiana in vernacolo. ...
Da: Calabresi improbabili di Gianluca BOZZO - Rubettino Editore.
Salvatore Corchiola in conversazione con il Sen. Prof. Umile Peluso . (2012)
Una sorta di testamento filmico di Umile Francesco Peluso, un calabrese raro, perché grande Professore, grande intellettuale e mecenate della cultura e dell'Arte.
Gli amici hanno ricordato Umile Francesco PELUSO nato a Luzzi 1915, scomparso il 12 agosto 2013. Sono interrvenuti: Luigi Gallo, Cornelia Golletti, Orazio Garofalo, Rino Amato, Leopoldo Conforti, Ciccio De Marco, Franco Ambrogio. Produzione Paolo Apa
- I ricordi di una comunità Ricordo del Senatore Umile Francesco Peluso, registrato nella Galleria d'Arte "Le muse" con Myriam Peluso, Leopoldo Conforti, Mauro Iazzolino, Bruno Tarditi, Patrizia Casole, Ciccio De Rose. Condotto da : Maria Rosa Vuono Riprese: Angelo Gallo e Antonio Le Pera
Nel giorno del ricordo di Umile Franco Peluso Ciccio de Rose legge una breve biografia del Professore, senatore Umile Peluso
Poesia scritta dal Senatore Umile Peluso e recitata durante "Umile Peluso, 100 anni", una manifestazione in suo onore al Teatro Rendano di Cosenza.
Pianisti: Patrizia Casole e Arturo Intuire
COSENZA È morto nell`ospedale di Paola l`ex senatore Umile Francesco Peluso. Nato a Luzzi nel 1915, insegnante, e per tre volte sindaco del suo paese, è stato consigliere provinciale e nel 1972 fu eletto al Senato la prima volta nelle liste del Pci per poi essere rieletto nella settima legislatura, fino al 1979. «Con l`ex senatore Umile Francesco Peluso - ha sostenuto il presidente della Provincia di Cosenza Mario Oliverio - scompare un pezzo di storia, un punto di riferimento importante nel panorama culturale e politico della Calabria. Cultore appassionato degli studi umanistici, conoscitore profondo della storia della Magna Grecia, ha sempre saputo mantenere alto il livello del suo impegno politico mettendolo completamente al servizio delle giovani generazioni e di quanti avevano maggiormente bisogno. Formatosi agli studi rigorosi della Nunziatella di Napoli, attraverso il suo insegnamento in varie scuole italiane e, in particolare, al liceo classico Telesio di Cosenza, l`ex senatore Peluso è stato un maestro ed un esempio da seguire e da emulare per intere generazioni di intellettuali e professionisti che, alla sua immensa cultura, si sono abbeverati e formati, ammirandone, allo stesso tempo, l`umanità e la semplicità profonda. Intellettuale stimatissimo, fu amico personale di uomini di cultura come Fellini, Visconti, Quasimodo e Russo». «Comunista convinto - ha aggiunto Oliverio - pur essendo stato eletto senatore, carica che gli sottraeva molto tempo perchè vissuta sempre con grande dedizione e responsabilità, non ha mai smarrito il legame profondo con i suoi compagni di partito e con i suoi concittadini, a cui ha sempre dedicato il meglio del suo impegno. Più volte eletto alla carica di primo cittadino ha sempre tenuto alto il buon nome di Luzzi. I suoi concittadini, soprattutto la gente più umile lo ricorderà per le sue battaglie contro i privilegi e le diseguaglianze e, soprattutto, per aver portato la luce e l`acqua in diverse contrade». «L`ex senatore Peluso - ha concluso il presidente della Provincia di Cosenza - lascia ora un vuoto incolmabile e profondo. Sono certo che la Calabria intera, la provincia di Cosenza e il Comune di Luzzi sapranno ricordarlo come merita, per additare il suo esempio di politico, di uomo e di maestro alle generazioni che verranno. Alla famiglia giungano le mie più sentite condoglianze».
Da: Corriere della Calabria 13 Agosto 2013
UMILE FRANCESCO PELUSO
Nato il 29 ottobre 1915 a Luzzi (CS), scomparso il 13 agosto presso l'Ospedale di Paola (CS).
Un cuscino di gerbere, anthurium e rose rosse su una bara in noce, chiara e semplice, una copia del romanzo “Un infinito numero” di Sebastiano Vassalli e, soprattutto, i ricordi di chi l’ha conosciuto sussurrati tra la commozione ai figli, ai nipoti e pronipoti in lacrime, per l’addio a un professore impareggiabile e a un politico eccellente nonché ad uno dei figli più illustri a cui Luzzi ha dato i natali nel corso del secolo scorso. Ieri, infatti, rappresentanti delle istituzioni, della politica e del mondo della cultura ma anche persone comuni e amici giunti dall’hinterland hanno voluto dare l’ultimo saluto al senatore Umile Francesco Peluso il cui feretro è arrivato di buon mattino nella cittadina luzzese, proveniente dalla morgue dell’Ospedale di Paola dove lunedì si è spento all’età di 98 anni, per essere esposto nella camera ardente allestita nella sala consiliare “A. Gardi” per iniziativa del sindaco Tedesco. I funerali, svoltisi nella millenaria chiesa di S. Angelo, sono stati preceduti dalla commemorazione civile. A rendere omaggio all’ex senatore del Pci, membro permanente della Commissione Difesa dal 1972 al 1979, c’erano, tra gli altri, gli ex deputati del PCI Ambrogio e Pierino, il consigliere regionale Nicola Adamo, l’ex sindaco di Luzzi Giuseppe Marchese, il tenente colonnello Vincenzo Franzese, comandante del Nucleo Operativo dei Carabinieri di Cosenza, accompagnato dal vicecomandante della locale stazione dell’Arma, maresciallo Stefano Corvino. Accanto al feretro il picchetto d’onore della Polizia Municipale e della Polizia Provinciale e i gonfaloni della Provincia e del Comune.
E' toccato al vice presidente della massima assise cittadina, Gerardo Dima, tributare il saluto della città all’ex consigliere provinciale, senatore e per tre volte sindaco, “un uomo grande, esemplare - ha posto l’accento Dima - che ha saputo esprimere con la sua politica anche di riscatto sociale nel dopoguerra, le classi più deboli del nostro paese”. Nel suo messaggio di cordoglio il sindaco Tedesco ha scritto che “il senatore Peluso è un personaggio illustre che ha dimostrato con il suo impegno, le sue capacità, le sue doti umane e intellettuali, il governo e lo sviluppo sociale e culturale di questa cittadina”. In rappresentanza della Provincia è intervenuto il consigliere provinciale Umberto Federico che a sua volta ha letto il messaggio del presidente, ieri fuori regione per impegni già assunti. “Comunista convinto - ha scritto tra l’altro il Presidente - pur essendo stato eletto senatore, carica che gli sottraeva molto tempo perché vissuta con grande dedizione e responsabilità, non ha mai smarrito il legame profondo con i suoi compagni di partito e con i suoi concittadini, a cui ha dedicato il meglio del suo impegno”. Infine, il saluto del consigliere comunale con delega alla cultura, Antonio la Marca. “Oggi un pezzo importante della storia di Luzzi se ne va, - ha detto La Marca - ma lascia sicuramente una grande eredità. Politico di razza, poeta, mente acuta, fine letterato che da tempo era riuscito a capire, come solo i grandi riescono a fare, che la nostra società, i costumi, la politica stava cambiando radicalmente”. Il feretro di Peluso ha, quindi, raggiunto la chiesa di S. Angelo, nel cuore del centro storico, dove, come da sua espressa volontà, sono state officiate le esequie. Nell’omelia, il parroco don Pasquale Traulo ha ricordato la figura e l’impegno del senatore Peluso che ha sempre riconosciuto la grandezza della dottrina sociale della Chiesa per fare bene alla collettività.
I CALABRESI NEL MONDO Pubblicato Martedì, 03 Settembre 2013