Calabria, dolci sere
A quest’ora che l’ombra straniera
Riposa sulle cose leggiera
(che il primo occhio di luce
domani le sveli)
e le finestre aperte
sono ancora ai giardini
(né trema frangia di luce
In attesa)
a quest’ora laggiù
nella mia terra di Calabria
per le vie odorose della sera
ansa il giumento col fanciullo in groppa
un brusio dolce nasce
come fumo si perde
da casa a casa
e ogni donna allo stipite attende
l’uomo che giunto gioca
sulle ginocchia spezzate
i bimbi ignari
San Severino Marche, maggio 1938
Piazza Rossa
Eduardo di Ganashisto,
<<bullo>> innocente di via Gorkij,
non ti ho sentito chiedere
dove tuo padre dorma,
in terra straniera, bruciato
dal fuoco nazista
per la libertà del mondo.
Gridavi solo la gioia
di essere vivo, con la maglietta a strisce
giallomimosa, e i mocassini
all’italiana: per farti bello agli occhi
delle brune siciliane di Mosca.
Ma anche per questo tuo padre
ora dorme in terra straniera, E. di G.,
<<bullo>> innocente di via Gorkij.
Mosca, 15 agosto 1959
Un’altra patria
Ch’io non ti perda qui tra ansie inutili,
o immagine pensosa di Brno,
che a mia vita è misura nuova e bella.
Così di un’altra patria ai verdi lidi
si approda d’improvviso, e il cuore posa
tra memoria di ulivi e nuovi amici.
Roma, 31 agosto 1963
A Maria Turečková
Che posso darti, cara, per quel nero
fuoco degli occhi, e dei capelli, al chiaro
viso cornice d’ebano lucente?
Per il giovane corpo senza macchia
offerto nel mistero della notte
dolcissima di Brünn?
Che darti per i fremiti e i sospiri,
e il capo reclinato sul mio petto
straniero? Solo questo canto breve,
che salire non può alla tua sfera,
e dolcezze rammenta da lontano.
Cara è vita, Maria, se a solitaria
voce, così, da lidi remotissimi
per deserti di tempo si risponde…
Ripaga un’ora inutili stagioni.
Vienna, 5 giugno 1964
Eros saffico
Eros ha scosso la mia mente
come il vento che giù dalla montagna si frange sulle querce Saffo, fr. 47
Ancora mi prendi amore
e travolgi la mente
ancora mi secchi la gola
e il cuore mi torci
Stremato e cieco mi porti
con vorticosa corrente
non vedo rive né cielo
notte e gelo di morte
Amore amore amore
disperato amore mia vita
non vale ragione se inganni
se tradisci io gemo più forte
Amore pietà sono stanco
solo cuore mi ha dato natura
Amore pietà solo un’ora
quel respiro le mani lo sguardo
O dammi Amore follia
cicca vita senz’anima bruta
ch’io marcisca in un pozzo di strame
sia putredine nera
26 Dicembre 1976
Notte veneziana
A Liana
Un nome chiedi, che sia tuo nel tempo
nuovo che si apre in questa quiete notte
veneziana. Io non so, giovane amica,
se ritmo e nome possa darti tuoi;
ché ancora pena m’ingombra, e mi strazia
la mente per tal donna che mi è morte.
Ma questo dono meriti (lo vuole
la grazia del tuo spirito infantile),
ed io da me mi esilio per un’ora
(dolor mi giova?) e tento un ritmo tuo.
Forse il nome di chi lieta e pensosa
il limitar di gioventù saliva?
Ma tu, oltre la soglia già varcata,
vita conosci dolceamara, e vuoi
vive stagioni ed amorosi canti.
E’ giusto, e certo. Allora il nome è tuo,
e il ritmo ancora, di colei che Vanna
fu detta, ed era Primavera, e mosse
Guido a cantarla fino al tempo estremo
di sua doglia e paura. E forse anch’io
un po’ son Guido, ahi senza Primavera!,
Beatrice negata a tutti e due.
Proserpina mi resta, giù nell’Ade,
sposa nel cuore, ancora a me negata.
Venezia, 20 febbraio 1977
Sera d'inverno
Vino e silenzi, amici; e braci, e sonno
tra le palpebre stanche: dell'estrema
vigilia così scorra l'ora, e i remi
stanchi di mare giacciono corrosi.
Ci fu un punto acerbo
che di vita ebbe il nome:
e noi sappiamo, amici, Vino e braci,
dunque, e silenzi; e sonno.
E sonno.
9 novembre 1978
Quel sorriso...
Così i giorni e le notti
al tuo sorriso bruciano
in solitudine d'amore
(l'umido sguardo chiuso
nel segreto pensiero
per un attimo offerto
ed ora eterno)
Ultimo fuoco
m'ardi così ma in sogno
dolce porgi la mano
Persèfone fedele
per pallidi sentieri d'asfodeli
Settembre 1980
MGL, alta fiamma nera.
"E colei che non dorme è mia sorella"
le dissi un giorno, e si fè lieta in volto;
ma più pensosa nel suo chiuso cuore.
Ora essa brilla come fredda stella
remota alle pupille, e, pur se ascolto,
messaggi ella non manda a noi d'amore.
Gelo nera la serra, aspri pensieri
sono a lei cari come angui ad Erinni,
e Medusa le è madre atra ed atroce.
Oh potess'io donarle sì leggieri
moti nell'alma che alla Gioia in inni
festosi ella consacri tanta voce.
Di smalto non mi fè, e allor poss'io,
sanza ferirla, farle il cuore pio.
VIII
Cantar d'augelli e ragionar d'amore
a te somiglio quando dolce parli,
e sì soavemente tieni il core
ch'ebbi a me stilli sensi, e forte m'ardi.
Mai di tanta vertù fulgido il raggio
in profondo ferì mia giovanezza,
allor ch'ogni stagione m'era maggio
e mente vagheggiava sol Bellezza.
Or che d'anni e di pene vado carco
tal fiamma più m'allieta e più mi dole;
che, se consola in su l'estremo varco,
è pur sempre al tramonto ultimo sole.
Ma sien grazie al fulgente che m'è Padre,
e di canti nutrimmi con sue Muse,
chè certo Amor, da lui mosso, da l'atre
rive d'Averno vuol mie luci escluse.
Oh Elisi beati, oh verdi liti,
azzurre selve mormoranti, oh baci
d'onde lambenti lievi, aure miti
per fronde e acque in musiche fugaci!
A voi mi porti celestial nocchiero
in suo vasello snelletto e leggero:
Tra le Belle e gli Eroi ai Sacri Vati
mi prostrerò beato tra beati.
luglio 1991
Amore e Sonno
Voi che per li occhi mi passaste 'il core
e destaste la mente che dormia,
morte or mi date con sì crudo amore
quale non ebbe alcun per vita ria.
Merzè, Madonna, cheggio chè feruta
dogliose troppe tutto m'han piagato,
e il cuore aperto sì che spente e mute
son mie virtù, e l'aniimo smagato.
Ch'io dorma ancora, se possibil sia,
e Amor ferisca dove han cuori ardenti,
poi che disparve senno e leggiadria,
che di un dì fregiavan donni e belle genti.
Ch'io dorma duro sonno fino a morte,
qual natura vuol dar: non altra sorte!
6-11 luglio 1991
X
Amore e 'l cor gentil sono una cosa
Quale mano ti pinse e diede forma
sì bella agli occhi miei, Donna gentile,
ch'appari stella diana e detti norma
di nova costumanza e novo stile?
Dolcissimo fantasma allieti l'alma
d'aspre pene trafitta e crudi inganni,
e ancor m'inalzi co' fulgor de l'Alma
Poësis cui ben porgi arditi vanni.
Ad alto volo in una Amor ci chiama,
Madonna, folgorandoci ’n la mente,
chè nostra patria è là dov’Angel clama
in divino intelletto propriamente:
Amanti eccelsi insiem nel Primo Amante,
saremo in plenitudine volante.
11 luglio 1991
PARADISO E INFERNO
Oh quella plenitudine volante,
porpora e oro in gurgite di luce,
sopra Candida Rosa inebrïata
che ‘n la gloria di Dio arde e riposa!
Oh quel riso negli occhi di Beatrice,
di stella in stella al sommo paradiso,
che fa divino chi in lei si affisa!
Oh allodetta che in aere si spazia
cantando! Oh circulata melodia
d’Arcangelo!
Oh bel zaffiro, coronata fiamma,
là dove Cristo suo giardino inflora
fulgendo! Da quest’infima lacuna
dell’universo ad alti cieli ardenti
chi più mai salirà per sua possanza,
fòlgore viva, a giugnersi con Dio?
Oh etade grossa di perdute genti
d’ogni peccato intrise, porci in brago,
ladroni regi, sangue di Cianghella,
spiriti maladetti! Bassi infermi
non son che sieno pari ai vostri mali:
sì converrà che mente più profonda
d’altri tormenti in ghiaccia e fuoco eterno
vi faccia dono, e merti alti ripaghi!
Scherniste genti grame, d’innocente
sangue mai sazi, e ancora d’ogni sesso
mariti per la robba, a dio faceste!
le fiche tra preghiere e canti osceni!
Quali maestri a popoli suggetti
democraticamente assassinati!
Vi divorino belve e serpi a torme,
e la terra si apra, et arda il cielo,
razza malnata. Che ogni vostro seme
consumi il Fuoco eternamente vivo!
23 febbraio 1995
A Sophia
I' vegno 'l giorno a te infinite volte
da che mi mosse Amore a vagheggiarti,
e amoroso fantasma nella notte
te sola anelo a smemoranti abbracci.
Ben so, Sophia, che antica e verde etade
hanno propria misura e lor cammino:
ma lume di poesia, se ne pervade,
altro tempo sa dar nuovo e divino.
Fuoco che avvampi e alto al ciel si levi
di sua virtù tutte nature accende,
sì che puro e invincibil con sue lievi
ardenti lingue in ogni loco splende;
e amore è fiamma, inestinguibil foco
che tutto agguaglia e a sommo cielo inalza,
se vita hai viva e se d'eterno loco,
donde venimmo, il cuor ha ricordanza.
Sia stella a te, Sophia, l'astro fulgente
che mi rifulse, e ancora arde mia vita,
Espero dolce, che sereno splende
primo nel cielo, e a sospirar ne in vita.
Ellera verde avvinta a ilice forte
meco vivrai, Sophia, oltre la morte.
15 agosto 1991