top of page

Associazione culturale

"Insieme per Luzzi"

Via C. Firrao, 87040 Luzzi  (CS)

Associazione Culturale "Insieme per LUZZI"

 

Cosa si propone, quali sono i suoi scopi principali

- L'Associazione culturale "Insieme per Luzzi", che ha competenza nel territorio di Luzzi, con esclusione di ogni fine di lucro e di privata speculazione, intende unire, potenziare e valorizzare tutte le "risorse umane" del Comune di Luzzi e mobilitarle in un impegno collettivo, capace di stimolare e qualificare le migliori forze emergenti in campo sociale e culturale.

 

- L'Associazione vuole essere il fulcro di tutte le istanze socio-culturale del popolo luzzese; vuole essere un luogo di incontro dove poter discutere e promuovere il bene di tutti, soprattutto delle categorie meno protette.

 

- "Insieme per Luzzi" deve creare un clima di fiducia e di stima reciproca tra tutti i cittadini; la comunità luzzese deve incominciare a sentire il bisogno di incontrarsi, di operare, di esprimersi, di promuovere iniziative ed appuntamenti per il bene e l'interesse della nostra cittadina, e per cittadina si deve intendere tutto il territorio luzzese, dal Crati alla Sila, dal Mucone a Boccalupo.

 

- L'Associazione ha sempre la `porta aperta' per tutti coloro che intendano contribuire a migliorare le condizioni e la vita sociale e culturale del nostro paese, cioè tutti quei cittadini che vogliono lavorare, con spirito di abnegazione e con sacrificio per un vero riscatto morale e civile di Luzzi.

 

- Pilastro dell'attività che l'Associazione intende portare avanti è senza dubbio la conoscenza, la tutela e la valorizzazione di tutto il patrimonio storico-artistico, architettonico, folklorico, ecc. di Luzzi perché siamo fermamente convinti che un paese che non ha la memoria dei proprio passato non può saper costruire il proprio futuro.

 

- Per dare a tutti l'opportunità e la possibilità di lavorare e di creare qualcosa di costruttivo saranno costituiti dei gruppi di lavoro con incarichi specifici, secondo la particolare attitudine dei singoli, in modo che tutti possano impegnarsi e lavorare su progetti nei quali l'apporto di ognuno sarà determinante. Ogni gruppo avrà una propria autonomia, che solo per quanto attiene gli aspetti programmatici e le disponibilità economiche dovrà essere subordinata ad un coordinamento centrale.

Occorre che ogni cittadino sia consapevole e garante del valore della nostra storia, delle tradizioni, della cultura popolare luzzese; bisogna difendere e valorizzare ogni bene culturale della nostra Luzzi. Il progresso si costruisce solo con i propri mezzi, con la propria volontà, con la propria convinzione di voler vivere nel giusto, e per questo c'è bisogno di tutti, poiché tutti siamo necessari ma nessuno è indispensabile.

Pubblicazioni

Premessa

"Ai più vecchi per ricordare, ai più giovani per scoprire". Con questo spirito l'Associazione culturale "Insieme per Luzzi" propone questa ricerca fotografica ed iconografica, quale contributo alla riscoperta della nostra comunità attraverso le immagini, le quali testimoniano un passato e una realtà oggi quasi del tutto scomparsi: il lavoro, la vita di tutti i giorni, il tempo libero, la festa, i personaggi, la religiosità popolare, i monumenti, le attività di un tempo, il costume, le piazze, gli slarghi, i vicoli e le panoramiche del nostro vecchio borgo. 
Le foto rappresentano scampoli di vita paesana, brandelli del nostro passato, pezzetti della nostra memoria collettiva. Grazie a questi significativi documenti, che dai primi decenni del '900 arrivano fino agli anni settanta, si può "ri-vedere" una parte della nostra identità storico-sociale, si possono rivivere dei momenti che il nostro occhio non può più cogliere. 
In questa prospettiva la foto costituisce un patrimonio che va salvaguardato come documento prezioso, utile strumento che aiuta a ricostruire il variegato mondo di una comunità, in quanto offre preziosi elementi di confronto e arricchimento per le ricerche storico-artistiche, antropologiche, sociologiche e folkloriche. 
In una società dove ogni giorno si sente sempre più il bisogno di ritrovare le proprie radici, la propria memoria storica, anche una raccolta di vecchie foto contribuisce a salvaguardare il patrimonio storico-sociale della nostra cittadina, riesce a farci viaggiare con la fantasia, aiuta a ritrovare quella serenità e quella gioia insite nella nostra gente, che sapeva vivere con amore, con spirito di sacrificio e con vera amicizia. 
Le foto, inoltre, hanno la funzione di infondere nuovi stimoli per la crescita culturale della nostra comunità, condizione primaria per qualunque progresso economico e sociale. 
Sfogliando questa raccolta fotografica si avverte un pizzico di rimpianto, una lieve nostalgia per una dimensione più umana dell'esistenza, forse più reale, perché le immagini ci accompagnano alla scoperta di un mondo ricco di sentimenti semplici e genuini.
Luzzi: fotogrammi della memoria, che alla foto associa la ricerca e la storia delle vicende politico-sociali di Luzzi, è come un amarcord, un flashback, una storia per immagini, uno spaccato di un paese che i più non hanno conosciuto e apprezzato. 
"Insieme per Luzzi" con questa nuova iniziativa intende sottolineare l' attaccamento alle tradizioni e alla storia della nostra comunitā e nel contempo evidenziare il ruolo che l'Associazione culturale deve avere: trovare nel passato energia ed entusiasmo per operare bene nel presente e costruire un avvenire migliore per noi e per quelli che verranno. 
Se oggi quest' opera vede la luce un grande merito lo dobbiamo principalmente alla Banca di Credito Cooperativo di Luzzi, costantemente impegnata in un'azione di sostegno per tutte le più genuine espressioni culturali locali. La banca luzzese può ascrivere a proprio merito l'aver saputo cogliere con immediatezza i primi segni di un rinnovato interesse della nostra comunità verso le proprie origini. Ringraziamo vivamente il Presidente sig. Mario Malizia, il Direttore rag. Biagio Aragona e il Consiglio di Amministrazione. 
Crediamo di aver reso ancora una volta un servizio alla nostra cittadina che in questo modo si arricchisce di nuove testimonianze, che potranno certamente contribuire a far ritrovare la memoria di certi valori oggi dispersi, ma non ancora del tutto cancellati.


Antonio La Marca 

Presidente "Insieme per Luzzi"

Introduzione


L' amore per il natio loco e l'entusiasmo di fare qualcosa di bello e di importante per la nostra collettività hanno spinto il gruppo di lavoro dell' Associazione culturale "Insieme per Luzzi" (Mario Pio Altomare, Luigi Calderaro, Camillo D'Orrico, Nunzio Faragasso, Antonio La Marca, Leandro La Marca, Umile Montalto, Franco Papaianni e Pasquale Smurra) a cercare con certosina, pazienza prima, a selezionare, catalogare e sistemare poi, le foto qui pubblicate, che certamente rappresentano solo una parte del grande patrimonio fotografico esistente a Luzzi. 
L'idea di un catalogo fotografico è nata fin dal primo anno di vita della nostra Associazione. Personalmente lavoravo a questo progetto da molto tempo; infatti, la mia passione per la fotografia mi aveva stimolato a raccogliere un considerevole numero di vecchie foto, che documentano le condizioni di vita della nostra comunità. 
La maggior parte delle foto pubblicate è in buono stato, alcune, invece, presentano chiari segni di incuria; altre, infine, per la scarsa qualità del materiale usato, hanno perso la nitidezza di un tempo.

Non poche sono state le difficoltà incontrate nel reperire le foto, gelosamente custodite dalle persone contattate; molte hanno risposto con entusiasmo all'iniziativa, altre invece, nonostante i numerosi appelli, non hanno voluto aderire. La mancata collaborazione ha sicuramente privato il nostro lavoro di altri utili documenti. 
La ricerca, tra l'altro, ci ha portato a scoprire personaggi come Raffaele Corchiola (alias 'U Bannista) che con la sua inseparabile trombetta, girava per le vie del paese ad annunciare l'arrivo del pescivendolo o di altri venditori ambulanti; Angelo Brunocilla (alias 'A Cacchiola), personaggio folkloristico, che in quel del "Casalicchio", seduto sull'uscio di casa, intratteneva i bambini, raccontando loro tanti "fattarieddri"; Bemardo Gattabria (alias Bisuognu), persona molto povera ma di grande umanità, e tanti altri, che, nel bene o nel male, hanno contribuito a caratterizzare Luzzi in questo secolo. 
Di alcuni abbiamo trovato le foto, di altri, purtroppo, anche se la nostra ricerca è stata scrupolosa, non ci è stato possibile reperirne alcuna. 
Le foto selezionate coprono un arco di tempo che parte dagli inizi del Novecento e si arresta agli anni Settanta. Si tratta di una selezione di oltre 400 fotografie, raccolte in 14 capitoli preceduti ciascuno da una nota introduttiva. 
Opportune didascalie arricchiscono le immagini rendendo facile la consultazione. Le foto dei primi due capitoli sono prive di presentazione in quanto rappresentano immagini che non hanno bisogno di parole, ma solo di essere osservate. In esse sono immortalati i costumi, il folklore, le tradizioni, le persone, i momenti di vita, lo sviluppo edilizio, i vecchi mestieri (che vanno scomparendo o che sono scomparsi del tutto) gli avvenimenti che si sono succeduti nel corso degli anni, la religiosità intesa come forte momento di fede e come tradizione vera e propria. Queste immagini, per lo più inedite, ci faranno viaggiare nella riscoperta della vera identità del nostro paese. 
In conclusione, ci piace riportare una frase che racchiude e semplifica il contenuto di questo volume: "le immagini più delle parole per conoscere il passato".


Franco Papaianni 

Nel luglio dell' 1997, alle soglie del III milllennio, l'Associazione culturale "Insieme per Luzzi" pubblica una ristampa anastatica del panegirico in onore di S. Aurelia Marcia, tenuto dal sac. Don Alfonso Maria Parise nella chiesa di S. Giuseppe l'11 luglio del 1863. Essendo alla vigilia del Grande Giubileo del 2000 ci era sembrato utile e importante ripubblicare uno scritto di rara religiosità popolare, dimenticato dai più, anche perché dell'edizione ottocentesca rimanevano solo pochissime copie.

Nella presentazione alla ristampa del Parise avevamo scritto che "S. Aurelia rappresenta una parte rilevante della memoria storica di Luzzi, e la cultura del nostro paese non può prescindere dal suo culto e dalla tradizione legata alla sua figura; una collettività come la nostra esiste anche perché è orgogliosa della propria realtà storica".

L'interesse di "Insieme per Luzzi" non è solo quello di riproporre documenti storici, che servono a stimolare le coscienze, affinché si possa uscire da quella apatia nei confronti di ogni iniziativa, specie se di natura culturale, ma è anche quello di presentare ai giovani e non solo a loro, esempi di vita, di virtù e di fede realmente vissuta.

Con tale pubblicazione si intende offrire nuove informazioni storiche riguardanti la Vergine Aurelia Marcia e il suo culto, che, purtroppo, ai giorni nostri, sta pian piano affievolendosi.

Questa nuova iniziativa editoriale - preceduta da una scheda bibliografica sulla Santa curata dal sottoscritto, e da una panoramica sulla chiesa di S. Giuseppe a cura di Camillo D'Orrico - si avvale di due interessanti contributi storico-scientifici.

Il primo, "Reliquie e culto dei Martiri in Calabria tra Cinquecento e Settecento: il caso di Santa Aurelia Marcia a Luzzi ", del rev. don Luigi Falcone, studioso di agiografia, autore di numerosi saggi e ricerche di natura storico-archivistica, è in realtà la relazione che lo studioso di Bisignano presentò al Convegno di Studi: "Calabria Cristiana: il culto delle reliquie dei martiri", tenutosi a Luzzi il 10 ottobre 1994, per celebrare il 250° anniversario della traslazione delle reliquie della martire romana nella nostra cittadina.

Visto il grande interesse della ricerca del Falcone, pur essendo già stata pubblicata nella "Rivista Storica Calabrese" del 1996", Insieme per Luzzi", ha pensato lo stesso di riproporla integralmente in questo opuscolo, affinché possa essere offerta ad un più vasto pubblico, perché scopo del nostro sodalizio è anche quello di fare opera di divulgazione.

Il secondo contributo, "La fortuna di S. Aurelia ", è del Presidente dell'Associazione culturale, Antonio La Marca, instancabile studioso della storia, dell'archeologia e delle tradizioni popolari di Luzzi. Si tratta, in realtà della comunicazione che il La Marca fece in occasione del Convegno sopra citato. In questo breve lavoro l'Autore evidenzia aspetti particolari del culto "aureliano", e, inoltre, tenta di ricostruire le tappe salienti che hanno contraddistinto nel tempo la devozione popolare verso Santa Aurelia.

Alla fine abbiamo voluto inserire tre poesie: la prima è del famoso poeta luzzese Luigi Genesio Coppa, la seconda, in vernacolo è di Padre Ugo Brogno, la terza è di Dante Girardi.

Aurelia Marcia, pur essendo una giovane che ha avuto i natali e il martirio a Roma, diventa Luzzese fin da quel lontano luglio del 1744, quando il cardinale Giuseppe Firrao fece prelevare il suo corpo dalle catacombe romane di S. Sebastiano per regalarlo al nipote D. Pietro Maria Firrao, principe di Luzzi, e dunque a tutti i Luzzesi, che oggi la venerano nella Chiesa di S. Giuseppe.

Aurelia Marcia muore martire a 19 anni. l'11 luglio del 303-305 d. C., durante la decima persecuzione dell'imperatore Diocleziano. Questa persecuzione fu la più crudele della storia della Chiesa Cristiana; durò otto anni e fu detta "l'era dei martiri". Non solo il numero dei morti fu altissimo, ma, furono particolarmente brutali e inumane anche le atrocità commesse nei confronti di chi abbracciava questa nuova fede. Dopo queste stragi i credenti in Cristo si diffusero più rapidamente di prima, perché il sangue dei martiri, come Aurelia, diventa seme di nuovi Cristiani.

"La martire Aurelia ci fa toccare con mano la fede vera, quella fede che non è stupefacente illusione e nemmeno surrettizia consolazione o semplice ornamento del nome Cristiano, ma - secondo quanto scrive Paolo VI - dono di Dio ".

La fede della giovane Aurelia è una meravigliosa virtù divina, e chi ha la fortuna di possederla deve esercitarla, deve professarla come Lei, prima interiormente, poi con l'amore verso gli uomini. Aurelia ci ha insegnato la speranza, quella speranza che non è utopia o filosofia, ma è certezza, che è verità in Cristo Gesù". Aurelia ha vissuto il Vangelo di Cristo pagina per pagina, il Vangelo della Speranza, il Vangelo dell'amore.

San Tommaso così definisce la Comunione dei Santi e dei Martiri con la Chiesa: "Come nel corpo naturale l'azione di un membro ridonda a vantaggio di tutto il corpo, così è nel corpo spirituale che è la Chiesa. Poiché tutti i fedeli formano un solo corpo, il bene dell'uno è comunicato all'altro ". Per questo che nella verità e nella fede trasmessa dai Martiri, che tutti noi credenti troviamo che c'è nella Chiesa Comunione di beni. Le realtà come: i Sacramenti, la Parola di Dio, la preghiera, gli esempi dei Santi e dei Martiri, sono un'immensa eredità spirituale di cui viviamo tutti noi credenti.

Leggete questo libro e conservatelo gelosamente, perché attraverso le testimonianze che trasmette, sentirete parlare Gesù al vostro cuore, ascoltarlo significa essere impegnati a testimoniarlo con la stessa generosità dei Martiri, come Aurelia, che attraverso i secoli ci hanno dato questo importantissimo dono della Fede.

 

Pasquale Smurra

Il periodo per eccellenza della liturgia cristiana è certamente rappresentato dalla Settimana Santa, che inizia con la Domenica delle Palme, quando il sacerdote benedice con l'acqua santa i rami di olivo o di palma e le uova, che i fedeli innalzano al cielo.

     La Calabria è ancora piena di queste processioni, ed ogni città, ogni paese ha caratterizzato la cerimonia con qualcosa di autentico e di particolare.

      La tradizione della Settimana Santa è molto radicata nella mentalità dei luzzesi, e la processione del Sabato Santo, che si snoda lunghissima per le strade del paese, è la funzione più attesa e più sentita dai Luzzesi in questi giorni.

     Oggi anche i più giovani stanno riscoprendo il passato, un passato che deve essere senz'altro ridimensionato, ma non vanificato dal falso modernismo e dal consumismo che attualmente dilagano. E in virtù delle tradizioni, dei riti religiosi, gli individui escono dal proprio cantuccio, dove rimarrebbero volentieri, per celebrare insieme con gli altri e in euforia le grandi feste. Prima fra tutte la Settimana Santa, festa con una chiara dimensione sociale oltre che religiosa. L' entusiasmo e la partecipazione rendono sempre nuova questa festa vecchia di secoli.

      La nostra Associazione Culturale con questa iniziativa ha voluto dare un contributo, un segno forte in direzione delle tradizioni, della religiosità popolare, in un momento in cui, con l'avvento dell'era tecnologica, si stanno man mano disperdendo.

     "Insieme per Luzzi" ha tra i suoi scopi prioritari quello di stimolare e di rendere consapevole e garante della nostra storia, delle nostre tradizioni ogni cittadino, che si deve impegnare a difendere e valorizzare ogni bene culturale della nostra Luzzi.

 

Luzzi, 26 marzo 1996

                                                                                                                                         Antonio La Marca

Presidente "Insieme per Luzzi"

Da tempo si desiderava una guida che illustrasse la storia, le attrattive turistiche, il folklore, le attività economico-commerciali, l'artigianato di Luzzi.

Ora questa guida è finalmente arrivata; mi pare sia riuscita e completa. Il merito della sua realizzazione va senza dubbio ad Aldo Pepe e Peppino Russo che l 'hanno ideata, ma bisogna dire che la sua attuazione pratica è stata possibile grazie soprattutto agli operatori economici che hanno mostrato una spiccata sensibilità alle iniziative migliorative del nostro paese.

Sono convinto che si può "crescere" anche attraverso una guida e si può stare meglio dove abitualmente si vive. Questi due concetti si fondono e si amalgamano fino a divenire realtà di tutti i giorni per quei cittadini che sentono il bisogno di sollecitare e promuovere la crescita civile e lo stare meglio nel proprio paese.

Formulo l'augurio che questa guida abbia larga diffusione e contribuisca a far conoscere nella Regione e soprattutto fuori il nostro paese, la sua storia, il suo folklore, le sue bellezze naturali, artistiche e archeologiche.

Essa è utile strumento per il luzzese e per il turista: con le sue informazioni semplici e chiare, con i suoi consigli precisi e con la descrizione completa di tutte le notizie storico-artistiche del paese. La guida si consulta con la massima facilità ed è un ottimo veicolo pubblicitario per gli operatori economici e per le attività economico-commerciali di Luzzi e del suo comprensorio.

Le notizie storiche contenute nel libretto sono uno stralcio dei lavori fatti dal sottoscritto per quanto riguarda la parte archeologica, e di Tarcisio Pingitore per quanto riguarda il settore storico-artistico.

Prima di chiudere, ancora un doveroso riconoscimento e ringraziamento, per la loro disponibilità e la loro fattiva collaborazione, va agli inserzionisti, che hanno permesso l'uscita di questa utilissima guida su Luzzi.

Antonio La Marca

Presidente "Insieme per Luzzi"

 LUZZI E DINTORNI

Catalogo della mostra fotografica di Luigi Curti 

                                            

A cura di Antonio La Marca

"Luzzi e dintorni" è il titolo del catalogo di una mostra fotografica
I magici scatti di Luigi Curti 
Il sindaco D'Angelo: «Aperto un nuovo tracciato di vita culturale»

LUZZI - Sedici pannelli ricchi di meravigliose, suggestive ed emozionanti foto sulla cittadina luzzese e le sue finestre, i suoi torrenti, i mulini, le chiese, i monumenti, i miti, le leggende, i portici.

E' quanto racchiude il catalogo della mostra fotografica di Luigi Curti "Luzzi e dintorni". Mostra che nel settembre del 2003 "riuscì a toccare le corde della sensibilità della popolazione evidenzia il sindaco Gianfranco D'Angelo nella presentazione  e a contribuire ad aprire un nuovo tracciato di forte linfa vitale, culturale e sociale".

Un interessante lavoro di ricerca del bravo fotografo luzzese, dunque, che da oltre trent'anni ferma con il suo obiettivo il tempo ed immortala la realtà della comunità. "Un inno alle bellezze di Luzzi, alla sua flora, ai suoi paesaggi, alle tradizioni, alle architetture, ai monumenti evidenzia il presidente dell'associazione "Insieme per Luzzi", Antonio La Marca  ma nello stesso tempo, il lavoro di Curti rappresenta anche una denuncia, un campanello d'allarme, quasi un grido di dolore per quello che non c'è, per quello che è stato distrutto, per quanto viene ancora oggi trascurato e abbandonato".


Il sodalizio culturale ha ritenuto, quindi, di pubblicizzare nella maniera migliore le foto di Luigi Curti, inserendo ad ogni pannello anche un commento scritto. Un'opera collettiva caratterizzata anche da diversità di stile intellettuale e di consistenza critica. "Tutti contributi, però, sono assimilati da un leit motiv spiega La Marca che si ripete costantemente: la consapevolezza della poca attenzione verso i monumenti della nostra cittadina, lo scarso senso civico, il poco impegno per la conservazione dei propri beni e della propria identità sociale e culturale, la negligenza nel non saper valorizzare il nostro grande patrimonio storico-artistico".

Per il presidente di "Insieme per Luzzi" anche una raccolta di fotografie "può riuscire a farci viaggiare con la fantasia e a contribuire a sensibilizzare l'opinione pubblica ad un maggiore impegno per la tutela del patrimonio culturale della cittadina.


La prospettiva del volume, infatti, è proprio quella di far riflettere sulle memorie luzzesi".

Il catalogo "Luzzi e dintorni", in elegante veste tipografica e realizzato grazie all'impegno delle associazioni "Insieme per Luzzi" e "Il Viaggio Onlus" ed al sostegno del Comune di Luzzi e della Bcc Mediocrati, è stato presentato nei giorni scorsi nel gremito salone di rappresentanza di "Palazzo Vivacqua".


Un altro lavoro di particolare importanza, dunque, di cui si arricchisce il patrimonio locale e che mira alla conoscenza e alla valorizzazione dei beni culturali di cui è ricca la cittadina cratense. 

Roberto Galasso

Premessa

Il presente lavoro è un estratto dall'opera Chiesa e società in Calabria. Una visita apostolica alla Diocesi di Bisignano MDCXXX, Quaderno del Centro Studi e documentazione Meridionale "Bonaventura Sculco", edito nel 1995.

La Visita Apostolica è uno strumento eccezionale per rimettere a posto, anzi reformare, i disordini, le anomalie, le consuetudini inveterate presenti nelle diocesi italiane all'indomani del Concilio di Trento. Se ne contano pochissime e, per quanto riguarda la realtà calabrese, risultano allo stato tutte inedite.

Il documento è prezioso per ricostruire la realtà sociale della media valle del Crati della prima metà del XVII secolo, poiché contiene elementi di conoscenza e notizie dirette sulla situazione ecclesiale, economica, culturale e civile dell' ex diocesi di Bisignano e costituisce in modo paradigmatico il quadro complessivo della società calabrese dell'epoca della controriforma.

Anche per Luzzi, la visita di Mons. Andrea Pierbenedetto vescovo di Venosa, già vicario a Milano di quel cardinale Federigo Borromeo di manzoniana memoria, Visitatore Apostolico in varie regioni meridionali, assume un'importanza insostituibile per la conoscenza del suo passato e della sua storia: attraverso i verbali di visita, infatti, vengono descritti con precisione notarile i conventi, le chiese, le confraternite, l' hospitale, le festività, le abitudini, le tradizioni locali, potendo, quindi, definire l'assetto urbanistico dell'epoca, il patrimonio artistico e culturale, la capacità economica, l'andamento demografico e l'anagrafe delle principali famiglie.

La traduzione dal testo originale è stata effettuata rispettando e mantenendo il più possibile il periodare, l'ortografia e la punteggiatura del manoscritto collazionato. Sono stati mantenuti, quindi gli anacoluti, i tempi dei verbi, le reiterazioni, i lapsus calami, l'abbondanza delle frasi subordinate, seguendo da vicino la sensibilità estetica del periodo.

Ciò potrà provocare una certa pesantezza del testo e un senso di fastidiosa monotonia del discordo, ma l'aderenza, anche stilistica, al documento ne garantisce una maggiore e più completa comprensione.

Sono state, ovviamente, sciolte le abbreviazioni.

Rosario D'Alessandro

All 'emozione provata nella presentazione del primo volume dei Quaderni è subentrato, per questo secondo appuntamento con i lettori, un certo imbarazzo, trattandosi dell'edizione di un proprio lavoro. Ciò non diminuisce, però, la soddisfazione nel vedere l'uscita di un secondo volume a breve distanza dal primo e incoraggia tutti noi dell'Associazione culturale "Insieme per Luzzi" ad un impegno ancora maggiore per assicurare un regolare sviluppo a tale iniziativa. 
Come abbiamo più volte avuto modo di ripetere, tra gli scopi prioritari di "Insieme per Luzzi" c'è quello della salvaguardia e della valorizzazione del patrimonio storico-artistico, archeologico, folklorico luzzese. Il presente studio rientra pienamente in questo programma, essendo il "Torrione" di Petrine un monumento architettonico insistente nel territorio di Luzzi. 
Le ricerche archivistiche, compiute in particolar modo dall'amico Antonello Savaglio, che ringrazio, ci hanno consentito di classificare il manufatto petrinese tra le case-torri del periodo viceregnale, e nello stesso tempo hanno permesso di vedere nella sua interezza, almeno sulla carta, uno dei monumenti più antichi di Luzzi. 
Gli accorati appelli di "Insieme per Luzzi", per la salvaguardia del "Torrione", avevano avuto come conseguenza una segnalazione sul settimanale EPOCA (S.O.S. Italia, Nella Torre di Petrine ci fanno i salami, n. 22, del 6 ottobre 1994), e un impegno da parte del Soprintendente per i Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici della Calabria, architetto Giorgio Ceraudo, che sta ora valutando l'opportunità di apporre sul Torrione il vincolo monumentale ai sensi della legge n° 1089 del 1/06/1939. Nel 1991, su segnalazione dell'Ispettore Onorario di zona, prof. Tarcisio Pingitore, la procedura di vincolo, comunque, era stata già avviata dall'allora Soprintendente Aldo Ceccarelli. Molti appelli in favore del.Torrione, inoltre, sono stati rivolti alla Soprintendenza dal giornalista Michele Gioia
Se tutti gli Enti locali facessero un lavoro di promozione (non del localismo deteriore) per qualificare la propria storia territoriale, così come sta cercando di fare "Insieme per Luzzi" con la pubblicazione dei Quaderni, forse si riuscirebbe a ricomporre il puzzle della storia totale, che è ricca di situazioni locali anche di un certo interesse. Ecco un lavoro importante per tanti assessori alla cultura, per istituzioni e Associazioni culturali a cui sta a cuore la ricerca delle proprie radici, il recupero critico di eventi, personaggi, monumenti, opere d'arte "del luogo". 
Oggi che si sente tanto parlare di turismo culturale un lavoro di ricerca storica deve servire anche a denunziare all'opinione pubblica come, alle soglie del Duemila, molti importanti monumenti calabresi, purtroppo, vengono ancora ignorati e rischiano la totale distruzione. 
E' pur vero che, la Soprintendenza per i Beni Architettonici non può dedicare il tempo e le disponibilità necessarie per un esame completo dei monumenti "minori", però, questi manufatti, come del resto qualsiasi testimonianza antica, per il loro intrinseco valore storico, appaiono di estremo interesse e di importanza fondamentale per la conoscenza della situazione economico-sociale e per la ricostruzione delle varie fasi di vita di una comunità nel corso dei secoli. 
Si spera, nei prossimi numeri, di avere contributi che vengano dai giovani, specie dai neo laureati che devono sentirsi coinvolti alla nostra Associazione culturale, dandole più forza, più vitalità. 
Prima di chiudere intendo comunque esprimere il mio vivo ringraziamento al prof. Cleofe Giovanni Canale, già docente di Storia dell'Architettura presso l'Università della Calabria, per gli utili suggerimenti, e al prof. Tarcisio Pingitore, studioso del patrimonio storico-artistico locale. Un ringraziamento particolare va al prof. Gustavo Valente -uno dei massimi esperti di pirateria turchesca e barbaresca, e primo studioso di torri costiere in Calabria- che mi ha spronato nella realizzazione di questo scritto. 


Antonio La Marca 

Presidente "Insieme per Luzzi"
 

Per chiarire meglio gli intenti che muovono, fin dai primi numeri, i Quaderni dell'Associazione culturale "Insieme per Luzzi" occorre premettere che si tratta di contributi di taglio locale.

I Quaderni sono un mezzo, un veicolo importante per riscoprire la storia, l'archeologia, l'arte, l'architettura, il folklore, gli usi, i costumi della nostra cittadina.

La documentazione di una realtà locale, com’è quella luzzese, è premessa indispensabile per il recupero e la salvaguardia di valori e tradizioni originali, radicate da secoli nel nostro paese ma destinati, purtroppo, senza questo tipo di ricerca irrimediabilmente all'oblio.

Uno fra gli scopi primari della promozione dei Quaderni è quello di far accostare gli studiosi, gli studenti, la gente comune alla storia del proprio territorio, ed avvicinarli alle proprie radici, alla propria memoria, attraverso il fascino dei monumenti, dei loro oggetti d'arte, dei documenti d'archivio, dei loro personaggi, partecipi di momenti culturali anche di respiro regionale.

Uno fra gli scopi primari della promozione dei Quaderni è quello di far accostare gli studiosi, gli studenti, la gente comune alla storia del proprio territorio, ed avvicinarli alle proprie radici, alla propria memoria, attraverso il fascino dei monumenti, dei loro oggetti d'arte, dei documenti d'archivio, dei loro personaggi, partecipi di momenti culturali anche di respiro regionale.

In questi ultimi anni sono venuti alla luce in campo storiografico alcuni interessanti lavori sulla storia sociale e religiosa del Mezzogiorno d'Italia i cui autori hanno sottolineato il crescente interesse per lo studio delle Chiese locali.

Attraverso questi lavori vengono evidenziati i rapporti tra le strutture ecclesiastiche e la società civile, il ruolo della parrocchia, i rapporti economici e la vita politica e culturale del tempo. Da questi studi si rileva quanto sia preziosa la documentazione raccolta negli archivi diocesani e parrocchiali, soprattutto le visite pastorali, le relazioni ad limina, le Platee e gli studi della popolazione.

Mario Pio Altomare, docente di Lettere nella Scuola Media Superiore e socio di "Insieme per Luzzi ", ha restituito un’interessante spaccato della vita luzzese, sulla base dell' analisi condotta su una parte consistente di materiale documentario rinvenuto presso l'archivio parrocchiale della chiesa di Sant'Angelo in Luzzi, integrato a sua volta con altre fonti ecclesiastiche e laiche, in special modo dei secoli XVII e XVIII.

Da tale ricerca emergono numerose problematiche che offrono lo spunto per un ulteriore dibattito e proficui raffronti con realtà più vaste, tali da contribuire ad una maggiore conoscenza dei rapporti tra Chiesa e società nel Meridione nei primi secoli dell'età moderna.

Antonio La Marca 

Presidente "Insieme per Luzzi"


I Quaderni dell'Associazione culturale "Insieme per Luzzi" si possono considerare una tappa importante nell'ambito delle molteplici iniziative condotte dal nostro sodalizio. Il carattere dei Quaderni, allo stesso tempo scientifico è divulgativo, ed i temi specifici trattati di natura locale certamente potranno dimostrarsi utili per una conoscenza più circostanziata ed approfondita dei "beni culturali" di Luzzi e per promuovere nei cittadini una consapevole tutela. 
Con i Quaderni, ci teniamo a sottolineare ancora una volta, "Insieme per Luzzi" intende offrire spazio a ricerche che si configurano come seri contributi alla conoscenza storica della nostra cittadina, nella convinzione che facilitare la pubblicazione di tali lavori contribuisce a promuovere la crescita socio-culturale di una collettività e a valorizzare il  ricco e variegato patrimonio che ogni comunità, pur se piccola, possiede e deve conservare a memoria del passato. 
In questo Quaderno n. 4 si presenta uno studio di originale interesse curato da Gioacchino Lena, che ringrazio per la sua gentile disponibilità. L'Autore, geologo e, da diversi anni, collaboratore della Soprintendenza archeologica, del CNR e dell'Università degli Studi della Calabria, attraverso lo studio di due rappresentazioni cartografiche ci offre una ricostruzione dell'assetto territoriale della media valle del Crati, tra la fine del '600 e il '700. Interessante e, sotto certi aspetti, curiosa è la controversia idrologica tra il duca di Montalto e il principe di Luzzi, raccontata nelle cinque carte successive, datate alla seconda metà del XVIII secolo e provenienti dall'Archivio di Stato di Napoli. Alla fine è stata aggiunta un'appendice con la trascrizione dei testi sulle carte e un piccolo glossario per spiegare i termini tecnici. Il lavoro è corredato da un ricco apparato fotografico e cartografico che rende più agevole la lettura e, nello stesso tempo, impreziosisce il volume. 
Questa microstoria sembra riportare in vita, oltre ai luoghi e alle cose, apparentemente inavvertibili nel paesaggio attuale, quell' umanità che si prodigava con alterne fortune per i propri interessi.
In un mondo portato a distruggere valori e tradizioni, un lavoro di autentico recupero del passato, come quello proposto dall'Associazione culturale "Insieme per Luzzi", crediamo che debba essere guardato con vera ammirazione e plauso, nella consapevolezza che la riscoperta della nostra storia è fondamento dell'identità culturale di ogni comunità. 


Antonio La Marca 

Presidente "Insieme per Luzzi"
 

Ideati come agevole strumento di consultazione, per tutti coloro i quali sono interessati alla riscoperta della storia e delle tradizioni luzzesi, i Quaderni dell'associazione culturale "Insieme per Luzzi" ospitano temi che abbracciano diverse aree d'intervento, con titoli che spaziano dalla storia all'archeologia, dai monumenti architettonici alle ricerche archivistiche e ai lavori di natura demo-antropologica. 
La ricerca che qui viene presentata ha come unico oggetto di studio i soprannomi e i blasoni popolari registrati a Luzzi. Pur se trattasi di un'indagine locale, l'interesse per questo lavoro, secondo la concezione crociana della storia, può rispecchiare tutta la provincia cosentina e la Calabria intera, perché la materia s'inquadra nel contesto più ampio della regione, e, se vogliamo, dell'Italia tutta. 
Il soprannome è un appellativo, un aggettivo, un sostantivo o una locuzione che si aggiunge al nome di una persona per esaltarne le doti, o, anche prenderla in giro, o per ingiuriarla, facendo riferimento ad una sua qualità particolare o una sua caratteristica fisica. 
L'uso del soprannome, in genere, è una caratteristica tipica del mondo provinciale, della cultura paesana, anche se nelle grandi città, fra i giovani, è stato sempre di moda chiamare i coetanei con epiteti scherzosi. 
Il nuovo sistema di vita della società moderna e post- moderna, porta avanti un processo di massifìcazione e omologazione culturale, che inevitabilmente tende a far scomparire il soprannome, come del resto anche il dialetto e con esso quelle forme espressive particolari che gli erano proprie. 
Nella pratica linguistica contemporanea sono state coniate nuove espressioni connesse al fatto gergale: lo slogan, il linguaggio di fabbrica, il messaggio della pubblicità, ecc. Il nuovo costume di vita ha trasformato la lingua, ha cambiato le abitudini, i costumi, le consuetudini; ancora oggi, però, l'uso del soprannome, pur se diminuito, continua ad avere una sua funzione, specie nei paesi del Meridione. 
In questo V Quaderno quello che viene proposto è essenzialmente un lavoro di recupero delle nostre radici, e ciò si confa alla natura stessa dell'Associazione culturale "Insieme per Luzzi", che ha tra i suoi scopi precipui la continua ricerca dell'identità culturale, senza la quale una comunità non sarà mai in grado di gestire organicamente il proprio presente e programmare responsabilmente il proprio futuro. 
La ormai spenta capacità delle nuove generazioni di trasmettere oralmente la memoria storica rischia di far scomparire per sempre un ricco patrimonio culturale tramandatoci da centinaia di anni. 
Una caratterizzazione di questo tipo della collana dei Quaderni, noi crediamo che presenti il grande vantaggio di sfruttare testimonianze dirette, per poi inserirle, in maniera chiara, semplice, ma anche scientifica, nel grande mosaico che bisogna completare per avere una conoscenza della storia totale della nostra cittadina. 
Il successo di questa formula, però, potrà essere duraturo solo se studiosi e ricercatori aderiranno all'invito che la Redazione rivolge loro, per una collaborazione fattiva di persone animate dal desiderio di tramandare alle future generazioni testimonianze delle loro radici. 
 

Antonio La Marca

Presidente di "Insieme per Luzzi"

Premessa

di Antonio La Marca

Presidente "Insieme per Luzzi"

     E' bello e lodevole conoscere la storia dell'Egitto, le gesta dei Greci e dei Romani, le imprese di Carlo Magno, le campagne di Napoleone;  è giusto studiare minuziosamente i progressi, le decadenze dei diversi popoli; ma è indecoroso ignorare l'origine, le pagine illustri, le vicende del natio loco. E' amaro dirlo ma spesso, anche l'uomo colto ignora la storia, l'arte, il folklore della sua terra. E' una mancanza grave per una persona acculturata misconoscere le vicende storiche della propria città perché ogni paese ha le sue memorie e le sue particolarità da studiare e da raccontare.

     Non si tratta più e soltanto di rivolgere l'attenzione alle cose di notevole interesse storico-artistico, bensì di prendere nota anche delle cose modeste che col tempo hanno acquisito un significato culturale.

     "Beni culturali sono quelli in cui la gente si ritrova, riconosce se stessa e la sua comunità, beni che vivono nella memoria collettiva e nella vita quotidiana di ciascuno e di tutti: beni, insomma, che non debbono far parte del sapere, ma della cultura vivente" ¹.

     I beni culturali locali sono "un giacimento inesplorato", un immenso capitale simbolico, un deposito di storia tutt'altro che povera ².

     Affinché ogni comunità piccola o grande che sia, possa far rivivere il suo passato, è necessario che qualcuno si presti a far apprezzare i tesori materiali e morali, riposti e sconosciuti, della sua terra.

     Questo è quanto sta facendo l'Associazione culturale "Insieme per Luzzi" da quasi dieci anni.

     Ma può l'Associazione proporre tale suo prodotto culturale ad un circuito di interessi, di relazioni allargate, di istanze non locali(stiche) senza vederne sminuita la portata al puro reparto di spicciola erudizione: appunto periferica?

     Ma si può produrre cultura parlando esclusivamente della propria realtà"?

     A giudicare da quanto finora pubblicato sui Quaderni dell'Associazione parrebbe proprio di si, anche perché oggi nell'accezione di "bene culturale" ³ rientrano, a pieno titolo, l'architettura minore, l'arte popolare, il folklore, il dialetto, i manufatti più umili, i piccoli documenti manoscritti inediti, le testimonianze della tradizione orale, la documentazione fotografica.

     Avevamo auspicato, nei precedenti numeri, la collaborazione ai Quaderni di giovani ricercatori locali, ora finalmente è arrivata. Con grande soddisfazione presentiamo in questo settimo Quaderno il lavoro di un nei-laureato luzzese, Luciano Durante.

     Oggetto di tale ricerca è la Villa Sanseverino-Firrao di Petrine di Luzzi ⁴, elaborazione del suo lavoro di tesi in architettura.

     Attraverso un'accurata analisi delle fonti storiche e archivistiche, il Durante scrive una nuova pagina sul Torrione, il mulino e le case di Petrine, e così aggiunge un nuovo tassello alla storia della nostra cittadina.

     L'autore, che è anche socio di "insieme per Luzzi", ci propone una ricerca interessante, ricca di nuovi contributi utili a ricostruire le vicende storico-sociali del comprensorio petrinese. Luogo storico e sociale, spazio geografico dell'indagine è di fatto Petrine, ma in realtà la ricerca del Durante si lega e collega con note e riferimenti molto attenti, alle vicende della stessa Luzzi: emergono nuove problematiche riguardanti l'origine della chiesa di S. Giuseppe, il percorso della cinta muraria, il Casale Noce.

     Anche se restano tanti interrogativi e numerosi sono gli spunti che meriterebbero approfondimenti, è altrettanto vero che questo lavoro si pone come prezioso strumento per quanti intendono approfondire la conoscenza su Luzzi, che proprio dalla riscoperta e dallo studio dei suoi aspetti socio-culturali attende la rivalutazione di importanti stagioni della sua storia.

     I risultati ottenuti da questa ricerca sono di notevole interesse, anche perché inseriti in una proposta progettuale di recupero e valorizzazione di Petrine nel suo complesso ⁵.

     Si spera, a questo punto, che si possa dare una nuova funzione d'uso al monumento petrinese ⁶. Se si riuscisse a programmare un certo tipo di riuso, la casa-torre di Petrine e il mulino potrebbero assumere, nel contesto sociale attuale, una funzione di notevole importanza; il risultato delle sue valenze storico-ambientali e architettoniche potrebbero rappresentare anche una interessante offerta turistica per il territorio della media valle del Crati ⁷.

     "Insieme per Luzzi" non vuole certamente brevetti, ma è stata sicuramente la prima a favorire sul piano locale una organica cementazione di operatori plurivalenti per ottenere risultati sul piano della conoscenza storica e insieme della valorizzazione delle sue testimonianze.

     La speranza è che questa iniziativa duri ancora moltissimi anni e concorra, per la sua parte, a dare un degno supporto alla ricostruzione della storia totale della nostra cittadina.

     Una iniziativa, inoltre, che in molte sue parti arreca agli studi contributi indubbiamente interessanti e costituisce, per quest'altro verso, un ulteriore motivo per cui la collana forma una bibliografia di interesse non solo luzzese, ma che riguarda la Calabria intera e se vogliamo la storia del Mezzogiorno.

 

¹ BARBATO 1980, p. 12

² "Il grado di evoluzione di una società civile è direttamente proporzionale alla capacità di immagazzinare la memoria storica, che appunto è tale non in quanto passata, dietro le nostre spalle, ma in quanto ben presente e viva con noi.", PRINCIPE 1985, p. 7

³ Il termine bene culturale ha sanzionato l'interdisciplinarietà nella ricerca; ha riportato in primo piano la storia locale, ... ha dato significato a chiunque, a vario livello, si occupi della realtà storica locale", BERNI1988, p.3; BARBATO 1980, p.12 sgg. 

⁴ L'autore riprende un tema trattato, solo in parte, nel secondo Quaderno dell'Associazione culturale "Insieme per Luzzi".

⁵ E' di questi giorni la notizia che i proprietari, dimostrando grande generosità e senso civico, hanno donato il Torrione di Petrine al Comune di Luzzi.

⁶ Dopo un accurato restauro il Torrione potrebbe essere adibito a Museo della civiltà contadina. Un museo per testimoniare le origini prettamente agricole di questa località; La Marca, 1994, p. 45; La Marca, 1997, pp. 55-56. Petrine ha sempre avuto un'importanza e un ruolo preminente per la storia economica (riserva di caccia, cava di pietre, porto fluviale) del territorio luzzese e ancora oggi, sotto questo aspetto, riveste notevole interesse.

⁷ A.La Marca, 1997, p. 31; La Marca 2001, p. 77. 

PRESENTAZIONE

di Pasquale Smurra

     L'associazione culturale "Insieme per Luzzi", oltre alla pubblicazione dei Quaderni, periodicamente sottopone all'attenzione dei luzzesi la ristampa anastatica di libri e opuscoli riguardanti la storia, il costume, la religione e le tradizioni del nostro paese.

Siamo consapevoli delle enormi difficoltà che si incontrano nel pubblicare e distribuire questi libri, ciononostante, fedeli al nostro obiettivo di contribuire a far crescere culturalmente e socialmente la nostra cittadina, continuiamo con costanza e con tenacia a riproporre questi testi perché siamo convinti che "solo attraverso una continua opera di divulgazione e conoscenza del patrimonio storico-artistico e di una sempre più ampia partecipazione ed esperienza di ricerca e di studio, sarà possibile avviare un discorso di riscossa sociale della nostra cittadina" (A. La Marca, Premessa al primo numero de' "Quaderni").

     E un Panegirico in onore di S. Aurelia Marcia, pronunciato l'undici Luglio 1863 da Don Alfonso Maria Parise nella Chiesa di S. Giuseppe, l'argomento di questa seconda pubblicazione. L'opera, quasi sconosciuta ai più, è un documento di sublime bellezza, di enorme importanza agiografica e di grande interesse storico-teologico, pertanto merita di essere "riscoperta", merita di essere letta anche per non far perdere la memoria di un documento che comunque ogni cittadino attento ai problemi di natura culturale e religiosa della nostra Luzzi dovrebbe possedere nella propria biblioteca.

     Mi sembra il caso di ricordare che il volumetto viene riproposto grazie soprattutto all'impulso del Presidente Antonio La Marca e alla passione e all'amore che tutti noi stiamo cercando di profondere per tentare di ricostruire un quadro il più completo possibile del nostro passato, della nostra storia.

     Con questa ristampa si vuole in primo luogo rendere onore, venerazione e, perché no, anche giustizia a una Santa la cui devozione varca i confini del nostro territorio; in secondo luogo per proporre ai giovani luzzesi, e non solo, un modello di vita e di virtù da imitare.

     S. Ambrogio diceva: "La vita dei Santi é norma di vita per gli altri"; ecco perché non possiamo trascurare l'effetto antropologico e sociale della personalità della Santa martire sui giovani: la crescita e la maturità della persona umana sono collegati alla scelta di modelli, eroi, miti e Santi.

     Anche se il culto dei santi è meno sentito che nel passato, il credente non può fare a meno di avere modelli positivi quali essi possono essere. I martiri come S. Aurelia rappresentano l'imitazione perfetta di Cristo in quanto hanno condiviso il suo sacrificio con la morte. Aurelia Marcia amò Cristo sopra ogni cosa al punto da dare la propria vita; il suo martirio è partecipazione al Mistero Pasquale di Gesù Cristo, ma dietro la passione, la Croce e la Morte c'è la vittoria della Resurrezione.

     Il martirio della giovane romana, come quello di tanti altri cristiani, non è stato mai presentato dalla Chiesa come un fatto di eroismo e di coraggio, bensì come un segno del piano di Dio che passa attraverso la sofferenza dei Giusti. S. Stefano, primo martire della chiesa, rileva che il martirio non consiste nella morte violenta in se stessa, ma nella totale adesione alla carità di Cristo. S. Aurelia propone Cristo, propone di imitarlo e ciò significa compiere i nostri doveri quotidiani con diligenza esterna e con disposizioni interna  e con disposizioni interne con cui egli stesso le compiva.

     S. Aurelia rappresenta una parte rilevante della memoria storica di Luzzi, e la cultura del nostro paese non può prescindere dal Suo culto e dalla tradizione che è legata alla Sua figura; una collettività come la nostra esiste anche perché è orgogliosa della propria realtà storica. La nostra ricchezza spirituale e morale dipende anche dall'apporto culturale che tutti noi possiamo dare al paese. L'interesse dell'Associazione culturale "Insieme per Luzzi" per S. Aurelia nasce anche da questo.

     Siamo certi che accoglierete questa ristampa con lo stesso entusiasmo con cui l'anno passato accoglieste quella del Ceraldi sul terremoto del 1854.

     L'importante è che leggendo questo scritto vi sentiate impegnati a testimoniare Cristo con la stessa generosità con cui i primi cristiani lo testimoniarono, ed essere modelli di vita come la Martire Aurelia.

Luzzi, luglio 1997

Premessa

 

"Ciascun paese governi e amministri

il suo patrimonio artistico"             

(G.C. Argan)

di Antorio La Marca

Presidente "Insieme per Luzzi"

     La collana sei Quaderni dell'Associazione culturale "Insieme per Luzzi", con la pubblicazione dei primi otto volumi, ha acquistato una fisionomia inconfondibile, che ne fa un dignitoso documento e monumento della memoria sulla nostra città, la quale, specie negli ultimi decenni, non ha certo brillato in fatto di rispetto del passato e del suo patrimonio storico-artistico, archeologico, folklorico, naturalistico.

     Da questi Quaderni non si può pretendere ciò che mai è stato chiesto ad opere collettive. Là dove intervengono mani diverse, è inevitabile che vi sia anche diversità di stile intellettuale e di consistenza critica.

     Il nostro compiacimento cresce, però, per la sostanziosa e convinta partecipazione di nuovi collaboratori, i quali sicuramente potranno assicurare un interessante futuro a questa nostra avventura editoriale.

     E' una grande soddisfazione ed è un onore ospitare in questo ottavo Quaderno un contributo a firma prestigiosa come quella di Maria Pia di Dario Guida, che gentilmente e con grande disponibilità ha accettato il nostro invito.

     La Prof.ˢˢᵃ di Dario Guida, docente di Storia dell'arte medievale presso l'Università degli Studi della Calabria, non ha bisogno di presentazioni, essendo tra i maggiori studiosi dell'arte e della cultura meridionale di età medievale e moderna.

     Il lavoro dell'amica Maria Pia di Dario offre un nuovo contributo alla studio della scultura cistercense della Sambucina, ancora oggi poco studiata a differenza dell'architettura, che vanta una rilevante letteratura. La cosa ci inorgoglisce soprattutto perché la ricerca viene promossa da una piccola associazione culturale operante in un centro "minore", come può essere definito Luzzi, ove, però, sono presenti numerose testimonianze archeologiche, dove esiste un centro storico dalle connotazioni medievali (con chiese ricche di opere d'arte), dove si conservano i resti dell'abbazia della Sambucina (prima fondazione cistercense dell'Italia meridionale), e dove sono ancora vive tradizioni secolari, usi e costumi che meritano di essere studiati e valorizzati adeguatamente.

     Le iniziative di "Insieme per Luzzi", in vario modo ispirate al recupero del passato, si succedono ormai con una certa frequenza perché si è capito che bisogna recuperare l'identità culturale, senza la quale una comunità non sarà mai in grado di gestire organicamente il proprio presente e programmare responsabilmente il proprio futuro.

     Dobbiamo puntare dritto alla salvaguardia e alla valorizzazione del ricco patrimonio culturale presente a Luzzi e nel suo territorio, per far si che ogni cittadino possa riappropriarsi della sua non indifferente eredità storico-artistica ed esibirla a tutti anche in una adeguata offerta di turismo culturale. 

cappella-0.jpg
cappella-2.jpg
cappella-4.jpg
cappella-5.jpg
cappella-6.jpg
cappella-7.jpg
cappella-3.jpg

Le cappelle votive

 

Associazione Culturale  "Insieme per Luzzi"

Le cappelle votive sono piccole costruzioni in muratura atte a contenere immagini della Madonna, di Gesù Cristo o dei Santi.

L'uso di costruire edicole e cappelle votive comincia a diffondersi fin dal basso medioevo, e in maniera più concreta dopo il Concilio di Trento.

Nel 1600 e 1700 le edicole sacre conobbero un periodo di splendore e di diffusione in tutte le città e nei comprensori rurali.

Dopo un momento di relativa decadenza, dovuto alle guerre napoleoniche e di indipendenza, le edicole votive ripresero a fiorire nuovamente nell'ultimo quarto dell'800.

 

 

Nel territorio di Luzzi (Cosenza) nonostante lo scempio edilizio degli ultimi decenni addossati a sentieri, all'ombra di secolari alberi, sui cigli di alti dirupi, o in siti esposti ai quattro venti, è presente un numero abbastanza cospicuo di edicole votive (ne abbiamo censite ben 24).

Queste micro architetture sono un esempio tangibile della fede religiosa, della devozione della gente umile verso il divino; rappresentano un segmento dell'architettura cosiddetta popolare, "spontanea", architettura "senza architetti".

 

  

Le motivazioni profonde che stanno all'origine dell'edificazione delle edicole votive possono essere alquanto composite: un evento prodigioso o insolito, un'apparizione (edicola della Madonna della Cava), un fatto vissuto come miracoloso e straordinario tanto da voler far si che la memoria non ne andasse perduta (cappella di Santa Liberata), il sentimento di gratitudine verso la divinità per il ritorno insperato di una persona cara o per aver ricevuto una grazia (cappella di Santa Filomena).

In quest'ultimo caso, nella targa posta sopra la nicchia contenente l'immagine sacra, viene scolpita o scritta, in genere, la caratteristica sigla P.R.G. (Per Grazia Ricevuta).

Ma la qualità prima delle edicole era certamente la sua funzione di proteggere e, per così dire, coltivare il sacro in punti determinati del territorio.

 

 

Solo alcune edicole, generalmente in occasione della festività che maggiormente le coinvolgono, vengono pulite e consolidate dai fedeli.

Talune cappelle, nel corso degli anni, purtroppo, sono mutate nel loro aspetto iniziale, nella foggia o nell'oggetto in esse contenuto; qualche volta viene modificato, con mal gusto, anche il disegno originario.

Fare la storia delle cappelle votive è come fare la storia delle chiese dei poveri, altrettanto importanti di quelle dei ricchi.

 

 

Non è possibile, però, datare con esattezza le edicole votive disseminate nel vasto territorio luzzese, vuoi perché questi solitari tempietti di fede sono stati sempre trascurati e non sono mai entrati nei valori della cultura egemone, vuoi perché anche la tradizione orale, spesso, ci manca.

Le edicole sparse nella campagna luzzese hanno avuto alterne fortune: alcune sono state lasciate in totale abbandono e rischiano la distruzione totale (cappella di Pezze del Casale, cappella "De Giacomo", in c/da Fosso Arena, cappella in località Pantanella); altre hanno subito dei "restauri" e delle modifiche e non presentano più i disegni originali; altre, addirittura sono state smantellate e costruite ex novo, a pochi metri dal luogo originario (ex cappella 'i Rigiéddhru, in località Ariella); altre, purtroppo, sono state distrutte (cappiddhrùzza 'i Santu Mavuru, cappella c.d. di Montimurro in c/da Muricelle, e le 14 edicole che costituivano la Via Crucis che dalla via Nova portava alla chiesa della Madonna della Cava).

E' doveroso, da parte delle Amministrazioni locali, intervenire urgentemente con piani di recupero, onde salvare da una perdita sicura un patrimonio irripetibile di esperienze umane che la cultura urbana va cancellando ad un ritmo sempre più accelerato.

In questi ultimi anni, in verità, l'Associazione culturale "Insieme per Luzzi", si è fatta promotrice di una campagna di difesa e valorizzazione di queste microarchitetture: tre cappelle sono state già restaurate; ma bisogna fare di più prima che sia troppo tardi.

 

Al di là del sentimento religioso e dell'aspetto devozionale, questi tempietti in miniatura sono anch'essi fonti del passato e, pertanto, fanno parte della memoria storica di una comunità perché rappresentano un modello storico architettonico che deve essere studiato per dare un nuovo apporto alla conoscenza dei nostri paesi.

Si spera che questa tipo di iniziativa susciti interesse e curiosità da parte di tutti i cittadini, i quali dovrebbero impegnarsi di più per una rivalutazione del volto di Luzzi e della sua storia, perché un paese è fatto anche di piccole cose preziose che si debbono serbare nel futuro a memoria del passato.

   

cappella-1.jpg
il torrione-00.jpg
il torrione-001.jpg
il torrione-0001.jpg
il torrione-0002.jpg
il torrione-0003.jpg
il torrione-0004.jpg

Il Torrione di Petrine

 

 

 

 

 

In località Petrine di Luzzi (Cosenza) si erge maestosa una costruzione a pianta rettangolare su base scarpata di m. 12x10, delimitata nell'interpiano mediante una cornice torica in pietra, c.d. redondone.

L'edificio, definito comunemente 'u Turriuni, è costituito da due vani sovrapposti (uno dei quali nella base scarpata), collegati fra loro da una scala a chiocciola realizzata in pietra tufacea.

Al primo piano si può arrivare anche da una scala esterna.

Nel vano dov'è ricavata la scala (angolo N - E), sovrapposte in uguale distanza, vi sono tre feritoie.

Una mappa del XVIII secolo rappresenta nella sua interezza l'edificio a torre di Petrine nel contesto del territorio compreso tra i comuni di Luzzi e Bisignano.

 

La torre è disegnata in basso, sul margine destro del foglio; son ben rappresentati anche l'acquedotto, il mulino, e il punto di confluenza Crati-Mucone, con gli argini di quest'ultimo.

La costruzione a tre piani, compreso il piano terra, al vertice è conclusa da un parapetto merlato a ritmo continuo, con una copertura a due spioventi.

Il Torrione di Petrine, o meglio la casa-torre, che cronologicamente si può collocare tra la fine del XVI secolo e gli inizi del XVII secolo, rappresenta un bell'esempio di architettura militare viceregnale.

Le case-torri, tipiche costruzioni di questo periodo, hanno caratteristiche proprie, quali la base strombata e la pianta quadrangolare, oltre alla scontata presenza di saettiere, merlature e caditoie.

 

Questi edifici, in genere,  costruiti con pietrame raccolto nel greto dei torrenti, venivano eretti a difesa delle piccole proprietà, delle masserie, dei ... venivano circondati da casette per le scorte, dalla stalla e da un pozzo.

L'edificio a torre di Petrine, che rappresenta anche un simbolo per affermare l'autorità del feudatario, fu proprietà dei principi Sanseverino di Bisignano, e poi dalla nobile famiglia dei Firrao di Luzzi.

Lo scopo particolare di una casa-torre è sia di difesa che di avvistamento.

Dal terrazzo della torre di Petrine era possibile abbracciare, con uno solo sguardo, la campagna circostante e un bel tratto del corso del fiume Crati.

 

 

Le tre feritoie sul lato nord, quello delle porte di accesso, rivelano chiaramente preoccupazioni difensive, perché servivano a proteggere il lato più esposto a possibili attacchi.

Questa funzione è ben evidente nell'inventario dei beni di casa Firrao del feudo di Luzzi.

L'atto redatto nel 1647, oltre a descrivere la "Villa delle Petrine", parla di un castellano, tal Francesco Falce, abitante nella Torre, dove esisteva un cospicuo armamentario, a dimostrazione che la Torre fungeva anche da base militare.

Il Torrione era quindi una struttura fortificata posta in posizione ideale per il controllo del territorio, alla confluenza del fiume Mucone con il Crati.

La dimensione altimetrica era utile, pertanto, sia per l'avvistamento che per la difesa contro nemici non provvisti di armi pesanti.

 

 

Nonostante le continue segnalazioni, attraverso lettere e articoli giornalistici, constatiamo con rammarico la generale incuria e lo stato di totale abbandono in cui versa ancora oggi questo importante monumento.

sarebbe un errore imperdonabile, da parte degli Enti preposti alla salvaguardia e alla tutela dei Beni Culturali e ambientali, non pensare in tempo utile ad un suo efficace recupero.

Solo un intervento di emergenza potrebbe salvare dalla completa distruzione uno dei pochi esempi di casa-torre presenti ancora oggi in valle Crati.

Se si riuscisse a programmare un certo tipo di riuso, la casa-torre di Petrine potrebbe assumere nel contesto sociale attuale una funzione di notevole importanza; le sue valenze storico-ambientali e architettoniche potrebbero rappresentare anche un'interessante offerta turistica per il territorio di Luzzi e per la media Valle del Crati.

Come si arriva:

- Autostrada (SA - RC) svincolo Rose-Montalto Uffugo

- FFSS - Castiglione Cosentino Scalo e proseguimento con pulman della ditta Pepe.

muricelle-1.jpg
muricelle-2.jpg
muricelle-3.jpg
muricelle-4.jpg
muricelle-5.jpg
muricelle-6.jpg
muricelle-7.jpg

Associazione Culturale  "Insieme per Luzzi"

Muricelle, località a quattro chilometri a nord-ovest dell'abitato di Luzzi (Cosenza), anche se non è nota alla letteratura archeologica, riveste in ogni modo un'importanza notevolissima per la sua particolare posizione topografica e per i numerosi ritrovamenti archeologici, che, in seguito ai periodici lavori di dissodamento agricolo, affiorano sul piano di campagna di questa collina (190 metri s.l.m.) delle ultime propaggini nord-occidentali dell'altopiano Silano.

Il colle, che domina un vasto tratto della media valle del Crati, è lambito sul lato nord-est dal torrente Ilice, mentre dai versanti nord-ovest e ovest ha un andamento digradante, con lieve pendio verso la pianura del fiume più della Calabria, dal quale dista pressapoco un chilometro.

La zona si presenta molto adatta ad un insediamento, che certamente, oltre all'attività agricola, doveva sfruttare e lavorare l'argilla, materia di cui è ricco il territorio.

L'attenzione sull'importanza di questa località dal punto di vista archeologico, fu richiamata, per la prima volta, alla fine del XVIII secolo. In un manoscritto ottocentesco si rendeva evidente il rinvenimento di materiale archeologico proveniente da questo sito.

Lo storico locale Giuseppe Marchese, nella prima metà del secolo scorso, segnalava in quest'area la presenza di manufatti antichi trovati fortuitamente e consegnati al Museo Civico di Cosenza. P.G. Guzzo, che negli anni '70 dirigeva l'Ufficio scavo di Sibari, ritenne la zona "archeologicamente importante" e auspicò di intraprendere un'adeguata campagna di scavo.

In questo sito, che è sottoposto ad intenso sfruttamento agricolo, ogni anno il lavoro di trattoratura mette allo scoperto, per una vasta area, numeroso materiale archeologico; si tratta per lo più di frammenti ceramici riferibili ad epoca imperiale romana: terra sigillata italica e africana, ceramica a pareti sottili, ceramica con orlo annerito, ceramica a patina cenerognola, ceramica di produzione locale, pesi da telaio, frammenti di lucerne, resti di elementi di copertura (embrici e tegole piane a margini rialzati), e molti cocci di materiale domestico sparsi sulla sommità e sui fianchi del colle.

Tra le zolle è possibile individuare anche nuclei di lavorazione, vetri, scorie ferrose, anse e fondi di anfore, frammenti di macine, intonaci colorati, chiodi e scarti di fornace.

Il materiale ceramico di Muricelle offre alcuni spunti interessanti sia per lo studio ceramotologico in sé e l'ampliamento delle ancora scarse conoscenze sulla circolazione delle merci ceramiche nella Calabria romana, sia per l'acquisizione di utili dati cronologici.

Tali frammenti anche quando non assumono un interesse in senso assoluto per il progresso degli studi, perché oltre ad essere il più delle volte comuni, si trovano in ogni caso divelti dal loro contesto, sono invece sempre ricchi di informazioni per il cultore di archeologia, rappresentano un efficace stimolo ad approfondire i vari aspetti della classe cui appartiene l'oggetto (ceramica, lucerna, laterizio, anfora, ecc.) e consentono una conoscenza difficile o impossibile da acquisirsi solo sui libri o nelle sale dei musei, che regolarmente non espongono questi oggetti.

Non sempre le Soprintendenze per la tutela e lo studio del territorio, possono dedicare il tempo e la disponibilità necessarie per un esame completo delle ville o insediamenti minori di carattere rustico, però, tali siti appaiono di estreme interesse e di importanza fondamentale per la conoscenza dei modi di popolamento della regione, delle trasformazioni fondiarie, dell'attività produttiva, sia agricola sia aqrtigianale e della situazione economico-sociale del territorio cosentino in età romana.

Bisogna salvaguardare, valorizzare e rendere fruibile l'area archeologica di Muricelle, anche in funzione dell'uso turistico.

La quantità del materiale raccolto in questa località, in un tempo relativamente breve, e la constatazione della frequenza delle devastazioni che periodicamente distruggono il contesto stratigrafico, indicano che è necessario sollecitare una campagna di scavo intesa a valorizzare questo sito e tutto il comprensorio luzzese, e richiamare l'attenzione sull'esigenza di sistemare i reperti in un museo, o antiquarium, che potrebbe essere arricchito anche con tutti gli altri manufatti archeologici, rinvenuti nel corso degli anni nel territorio di Luzzi, e oggi collocati presso musei e collezioni private.

E' quanto mai necessario e urgente, quindi, salvare il maggior numero di dati ancora oggi presenti a Muricelle, finché si è ancora in tempo, prima della loro definitiva distruzione.

mappa-luzzi-muricelle-2.jpg

LUZZI: note archeologiche

 

Luzzi si trova su un colle delle ultime propaggini nord-occidentali della Sila; il suo territorio, molto ampio, è limitato ad Est dall'altopiano Silano, ad Ovest dal fiume Crati, a Nord dalla valle del fiume Mucone e a Sud dal territorio di Rose.

Sulle origini di Luzzi e sulle vicende che riguardano questo centro in età classica non sappiamo nulla abbiamo, però, numerosi reperti archeologici trovati in vari periodi nel territorio, che testimoniano una frequentazione e una presenza dell'uomo dalla preistoria fino alla tarda età romana.

Giuseppe Marchese, storico locale, ha cercato di dimostrare -con tesi, a dir il vero, non sempre tanto convincenti- che nel territorio dell'odierna Luzzi fosse ubicata l'antica Tebe Lucana di cui parlano le fonti antiche Il Marchese, però, non è stato il primo a congetturare quest’ipotesi. La formula agri prope Thebas Lucanas si trova adoperata fin dal medioevo nei cartari monastici di Santa Maria di Mennua e della badia della Sambucina Con l'arrivo a Luzzi dei Lucij, nuovi feudatari provenienti dal Dipartimento francese di Dromfrout, avviene pian piano il trapasso toponomastico e l'ex Thebae è denominata Terrae Luciorum, da cui Luzzi Telesforo, profeta-scrittore cosentino, che stette nel monastero della Sambucina nel 1350 fu il primo che la chiamò Tebe. Anche il Barrio e il Marafioti scrittori calabresi del XVI secolo, identificarono Luzzi con Tebe Lucana. Due carte geografiche, rispettivamente del 1595 e del 1705 dove la toponomastica riprende esclusivamente notizie dell'antichità classica, presentano scritto Thebae Lucanae nel sito dell'odierna Luzzi.

Quest’identificazione di Luzzi con Tebe Lucana, non ha avuto accoglimento da parte di archeologi e storici, però, c'è da affermare che il materiale archeologico trovato nella zona pedemontana e valliva del territorio di Luzzi, non lascia dubbi sul fatto che queste aree, sia in età greca sia in quella romana, fossero abitate.

Un'altra ipotesi di identificazione, è stata proposta dall'autore del presente articolo. Si tratta della città di Arinthe città mai identificata, anche se citata negli studi sul territorio cosentino Tale città è stata cercata nell'entroterra della sibaritide, finora senza concreti risultati, ma con ipotesi abbastanza attendibili.

Fino a poco tempo fa, i vecchi, a Luzzi, parlavano ancora della città di Tebe. Però si sa che le fonti orali assumono valore assoluto di obiettività solo quando forniscono delle congetture che conducano, tutte diverse e autonomamente le une dalle altre, a conclusioni univoche. Non rimane, almeno per il momento, che brancicare nel buio dell’assoluta mancanza di riferimenti storici precisi e sicuri. Alla luce di questo, solo le ipotesi, per quel che valgono, possono essere formulate. Null'altro.

Tebe Lucana? Arinte? Non sappiamo. Sono degli interrogativi cui vorrei dare un’attendibile risposta. Ma temo, purtroppo, che ciò sia destinato, almeno per il momento, a rimanere nient'altro che un'illusione.

Dobbiamo in ogni modo affermare che la successione delle fasi di vita nel territorio di Luzzi appare ininterrotta dall’età del Ferro fino alla tarda età romana.

In una delle ultime ricognizioni effettuate in località Muricelle, è stato trovato un frammento di ceramica d'impasto (forse a sagoma biconica, con decorazione incisa e impressa a zig-zag e ad angoli contrapposti) che risale alla prima età del Ferro. Per l’età protostorica si ricordano ancora una fibula in bronzo e due cerchietti in ferro provenienti dalla località San Vito.

Fra i materiali del periodo arcaico si segnalano delle testine in terracotta, oggi al Museo archeologico di Napoli. Alla fine di questo periodo, appartiene una figurina in bronzo (h. cm. 9), trovata in contrada Cutura, tra Luzzi e Rose; la statuetta, che rappresenta una figura femminile panneggiata, con diadema e fiore di loto in mano, è stata datata, da Paolo Enrico Arias intorno al 500 a. C. In località Sippio Grippa recentemente è stato rinvenuto un peso da telaio in terracotta, di forma cilindrica (h. cm. 4,2, diam. cm. 3), che porta incisa sulla base una x; per confronto, mancando di un contesto di scavo, il manufatto si può datare al VI-V secolo a. C.

Per il periodo classico, sono particolarmente interessanti, per la sicurezza del rinvenimento e per la presentazione scientifica che hanno avuto, le laminette auree di San Vito (località in pianura, sulla sponda destra del Crati), datate da Silvio Ferri alla seconda metà del V secolo a. C. tali frammenti aurei si trovano al Museo di Reggio Calabria. Si segnalano, per questo periodo, anche lo skyphos a vernice rossa con fasce orizzontali nere, proveniente sempre da San Vito (in collezione privata), e il peso da telaio in terracotta, di forma troncopiramidale, conservato al museo di Cosenza.

Molti sono i rinvenimenti archeologici relativi alla fase ellenistica, fra questi, di particolare interesse la statuetta femminile in argilla, rinvenuta in località Pagliarelle, già pubblicata dal Marchese (op. cit., p. 61, fig. 63), un vasetto, tipo alabastron a corpo cilindrico, e un'antefissa fittile, con protome femminile al centro In contrada Periti è stato rinvenuto un frammento di piatto a vernice nera, tipo campana B.

Più consistenti, invece, sono i resti di età romana, rappresentati, soprattutto dall’importante necropoli di San Vito, scavata e pubblicata da P.G. Puzzo La necropoli, che era composta da tombe del tipo "a cappuccina" e da inumati in fossa senza copertura, ha restituito ricchi corredi di gran valore. La datazione dell'intero complesso va dalla seconda metà del I secolo d.C. alla metà del II. Tra i materiali più significativi si segnalano: una olletta a pareti sottili; lucerne, in massima parte di fabbricazione italica; una coppia di orecchini a corpo quadrangolare, con inserzione di pasta vitrea verde; un altro paio di orecchini d'oro decorati a sbalzo a forma di conchiglia; un anello digitale in argento con spalla appiattita di forma ovoidale; monete di Vespasiano, Domiziano, Traiano e Adriano; vetri; mattoni con bollo Particolarmente interessante la tomba n. 17, nella quale è stato rinvenuto un corredo completo di strumenti chirurgici in ferro e in bronzo, questi ultimi con decorazione in agemina d'argento e niello. Tali materiali sono particolarmente interessanti perché unici documenti per la conoscenza della chirurgia nella Calabria di età romana.

Sulla collina di Muricelle che domina la fertile pianura della media valle del fiume Crati, distante pressappoco un chilometro, sono visibili resti di pavimentazioni in cocciopesto e opus spicatum e muri in opera cementizia e laterizia, appartenenti ad una villa rustica romana.

Da questa località, ogni qualvolta sono condotti lavori di dissodamento agricolo, sistematicamente viene alla luce materiale archeologico, per lo più frammenti ceramici di epoca romana, databili tra la seconda metà del I e il V secolo d.C. (terra sigillata italica, terra sigillata chiara o africana, ceramica con orlo annerito, ceramica a patina cenerognola, ceramica di produzione locale, ceramica a pareti sottili), vetri, frammenti di intonaco dipinto, frammenti di anfora, frammenti di tegole ed embrici con bolli e iscrizioni, che per l'argilla e la lavorazione si possono attribuire a fabbriche locali, a testimoniare che in periodo imperiale romano, in questa zona, vi fosse una intensa attività artigianale.

I molti frammenti laterizi raccolti a Muricelle comprendono quasi esclusivamente tegole del tipo piano con risvolti e coppi semicircolari. L'esame dei laterizi ha permesso alcune interessanti osservazioni tecniche. Il tipo è quello diffuso in tutto il mondo romano, di forma rettangolare o solo leggermente trapezoidale, con risvolti sui lati lunghi, che, ad una estremità, si interrompono qualche centimetro prima del bordo della tegola. La forma delle riseghe e degli incavi, negli esemplari analizzati, corrisponde ad una sola tipologia (anche se con varianti dimensionali), probabilmente da collegare con un'unica fabbrica o produzione. In alcuni esemplari sono presenti segni digitali a linee parallele ondulate.

Gli interventi agricoli, che ogni anno sono condotti a Muricelle, provocano sconvolgimenti e distruzioni perché intaccano strutture e strati antichi e, a volte, mettono alla luce stratigrafie occasionali che possono e devono essere "disegnate, interpretate, sfruttate fino in fondo... per la conoscenza di una città"

"Per i romani, le ville erano sia le fattorie destinate alla sola produzione agricola, da loro denominate rusticae, sia le lussuose residenze pensate per il riposo e il tempo libero, le cosiddette ville d'otium " Le ville romane avevano una loro economia interna, ma facevano anche parte dell'economia della regione in cui si trovavano, e lo studio dei resti può servire a chiarire problemi più ampi di quando appaiono a prima vista

Finora, purtroppo, non ci si è resi conto dell'importanza di Muricelle, e questo spiega, almeno in parte, la mancanza di un'adeguata protezione, l'assenza di saggi di scavo, il disinteresse degli organi preposti alla tutela.

Il valore storico di questi ritrovamenti e le conoscenze acquisite sollecitano una campagna di scavo intesa a valorizzare tutto il comprensorio luzzese, e richiamano l'attenzione sulla necessità di sistemare in un Museo il materiale archeologico trovato nel territorio di Luzzi, assieme a tutti gli altri reperti rinvenuti negli anni passati e oggi giacenti in collezioni private.

Soltanto metodiche ricerche e scavi archeologici sul territorio permetteranno di valutare quale sia stata l'importanza dell'antica Luzzi nei vari periodi della sua storia.

 

 

Antonio La Marca

bottom of page