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Mario Pio Altomare

Premessa

di Antonio La Marca 

Presidente dell' Associazione Culturale. "Insieme per Luzzi"

Luzzi 1998 - Anno III n. 1

 

Per chiarire meglio gli intenti che muovono, fin dai primi numeri, i Quaderni dell'Associazione culturale "Insieme per Luzzi" occorre premettere che si tratta di contributi di taglio locale.

I Quaderni sono un mezzo, un veicolo importante per riscoprire la storia, l'archeologia, l'arte, l'architettura, il folklore, gli usi, i costumi della nostra cittadina.

La documentazione di una realtà locale, com’è quella luzzese, è premessa indispensabile per il recupero e la salvaguardia di valori e tradizioni originali, radicate da secoli nel nostro paese ma destinati, purtroppo, senza questo tipo di ricerca irrimediabilmente all'oblio.

Uno fra gli scopi primari della promozione dei Quaderni è quello di far accostare gli studiosi, gli studenti, la gente comune alla storia del proprio territorio, ed avvicinarli alle proprie radici, alla propria memoria, attraverso il fascino dei monumenti, dei loro oggetti d'arte, dei documenti d'archivio, dei loro personaggi, partecipi di momenti culturali anche di respiro regionale.

Uno fra gli scopi primari della promozione dei Quaderni è quello di far accostare gli studiosi, gli studenti, la gente comune alla storia del proprio territorio, ed avvicinarli alle proprie radici, alla propria memoria, attraverso il fascino dei monumenti, dei loro oggetti d'arte, dei documenti d'archivio, dei loro personaggi, partecipi di momenti culturali anche di respiro regionale.

In questi ultimi anni sono venuti alla luce in campo storiografico alcuni interessanti lavori sulla storia sociale e

religiosa del Mezzogiorno d'Italia i cui autori hanno sottolineato il crescente interesse per lo studio delle Chiese locali.

Attraverso questi lavori vengono evidenziati i rapporti tra le strutture ecclesiastiche e la società civile, il ruolo della parrocchia, i rapporti economici e la vita politica e culturale del tempo. Da questi studi si rileva quanto sia preziosa la documentazione raccolta negli archivi diocesani e parrocchiali, soprattutto le visite pastorali, le relazioni ad limina, le Platee e gli studi della popolazione.

Mario Pio Altomare, docente di Lettere nella Scuola Media Superiore e socio di "Insieme per Luzzi ", ha restituito un’interessante spaccato della vita luzzese, sulla base dell' analisi condotta su una parte consistente di materiale documentario rinvenuto presso l'archivio parrocchiale della chiesa di Sant'Angelo in Luzzi, integrato a sua volta con altre fonti ecclesiastiche e laiche, in special modo dei secoli XVII e XVIII.

Da tale ricerca emergono numerose problematiche che offrono lo spunto per un ulteriore dibattito e proficui raffronti con realtà più vaste, tali da contribuire ad una maggiore conoscenza dei rapporti tra Chiesa e società nel Meridione nei primi secoli dell'età moderna.

                             

LA CHIESA DI SANT'ANGELO E LUZZI IN UNA PLATEA SECENTESCA

INTRODUZIONE

di Mario Pio Altomare

 

"E altri ve ne sono che non hanno lasciato un ricordo; che sono morti come se non fossero mai esistiti; e sono divenuti come se non fossero mai nati; e non avessero lasciato figli dietro di sé", (Ecclesiaste, XLIV).

     Gli "altri" citati dal libro dell'Antico Testamento costituiscono la maggior parte degli esseri umani che "non hanno lasciato un ricordo" nei libri di storia: è la gente comune che ha lavorato, è vissuta ed è morta in silenzio; è quella immensa moltitudine che in ogni epoca passa sulla Terra, inosservata, senza lasciarvi traccia, arriva e se ne va, quasi in punta di piedi.

     A queste persone ho rivolto essenzialmente la mia attenzione nella presente ricerca, nella convinzione che, seppure la loro vita sia trascorsa in una insignificante quotidianità, tuttavia la loro opera è risultata sicuramente utile poiché ha contribuito all'esistenza in senso lato. E allora, se si riesce a squarciare la fitta coltre di nebbia che avvolge tali esseri, sia pure con un esile barlume di luce, possiamo ritenerci soddisfatti: le loro piccole vicende -anche solo il loro nome- bastano a ricordarci le nostre radici. Sapere che alcune centinaia di anni fa, in un microcosmo come Luzzi, c'era chi lottava contro le prepotenze dei baroni, chi esplicava il suo mandato sacerdotale con umile serenità, chi subiva ineluttabilmente i terribili colpi delle calamità naturali, o anche chi praticava il mestiere riprovevole della prostituta, o chi addirittura scorrazzava impunito da brigante, ci dà il segno inequivocabile che la vita palpitante è passata attraverso le piccole storie del nostro paese, lasciandone qualche tenue impronta. Andare alla ricerca di tali tracce è un'opera tanto più proficua e fors' anche divertente, se consente di scoprire angoli e personaggi del nostro passato  che possono ancor oggi farci riflettere su come è mutata con l'evolversi del tempo.

     In effetti si è qui tentata una ricostruzione di quella storia minimalistica o localistica che ormai è balzata prepotentemente agli onori di scienza oggettiva. Essa non ha come protagonisti principali i ceti dominanti e le imprese grandiose, ma tratta di scarne annotazioni afferenti fatti locali e limitati ambiti territoriali che però in tal modo possono uscire da quella angusta marginalità geografica e storica cui sono stati per troppo tempo relegati.

     Sorretto e stimolato da siffatte motivazioni, ho affrontato la lettura di un vecchio documento rinvenuto, quasi per caso, nell'archivio della chiesa di Sant'Angelo. Sulle prime la sensazione suscitatami dalla lettura del tomo, contenente due platee dei beni secenteschi dell'ex Parrocchiale, è stata di infantile curiosità: toccare con mano l'ingiallito manoscritto, decifrare (sia pure a fatica) quello che due umili preti avevano minuziosamente annotato quasi tre secoli addietro e cercare di capire, attraverso la loro grafia -a tratti precisa ed ordinata, altre volte nervosa ed affrettata- il loro carattere, le loro variazioni di umore nell'arco di tempo dedicato alla compilazione delle platee, mi ha esaltato e divertito. In seguito, a mano a mano che procedevo nella trascrizione, è subentrata la coscienza che le aride notizie riportate potevano assurgere ad una piccola e limitata ricostruzione di uno spaccato storico-sociale di Luzzi durante tutto il Seicento. Ed allora la curiosità si è tramutata in interesse e per questo ho un po' allargato il campo d'indagine, andando a rintracciare riscontri con le altre fonti documentarie coeve e con raffronti storiografici attendibili. Basti citare soltanto i vari registri dei battezzati, dei matrimoni e dei defunti della chiesa di Sant'Angelo consultati, due pergamene dell'Archivio di Stato di Cosenza visionate, l'analisi operata sugli atti della Visita Apostolica nella diocesi di Bisignano del 1630, pubblicati recentemente dal preside, prof. Rosario D'Alessandro.

     Non si è insistito nell'indagine sull'entità dei possedimenti agricoli della parrocchia di San Michele Arcangelo, sulla loro estensione, sulle loro varie denominazioni (ancor oggi mantenute nella maggior parte dei casi) e sui loro beneficiari: sarebbe stato un lavoro senz'altro utile ed interessante ma che esulava, in un certo qual modo, gli ambiti della presente ricerca. Si è voluto invece privilegiare la presenza e l'incidenza dell'umanità spicciola nel contesto della microstoria locale tracciandone, a guisa di semplice e sintetica cronaca, la parabola esistenziale.

     Ho ritenuto opportuno dunque, almeno in un primo momento, fermare la mia attenzione su quelle scarne notizie riguardanti le persone e da ciò tentare un quadro riassuntivo all'interno del quale collocare con una certa precisione la loro esistenza. Ulteriori studi potranno essere dedicati -si spera- ai molteplici aspetti della società luzzese nel Seicento rimasti, per forza di cose, ancora in ombra. Infatti, molto rimane da fare, soprattutto una più puntuale ricognizione dei vari documenti esistenti negli archivi delle altre chiese luzzesi o custoditi in qualche biblioteca privata; e ciò al fine di una migliore sistemazione dei dati fin qui emersi.

     Qualche altro spiraglio di luce potrebbe essere fornito dai lavori di scavo, oggi purtroppo sospesi, e dai risultati di una indagine archeologica nella chiesa di Sant'Angelo.

     Infatti, mi preme ringraziare sentitamente e con grande affetto il Rettore della chiesa di Sant'Angelo, il caro don Umile Feraco, per la sua affabile disponibilità dimostrata nel consentirmi di consultare liberamente (anche negli orari più impensabili) l'archivio dell'ex Parrocchiale. Egli purtroppo ci ha lasciati improvvisamente ed inaspettatamente qualche giorno fa per raggiungere il Padre nei Cieli. Non avrà modo dunque, almeno in questa vita terrena, di vedere i risultati di questa mia modesta ricerca a cui teneva tanto, soprattutto per quel poco di ricostruzione storica che riguarda la sua prediletta chiesa, verso la quale (insieme a quella di San Francesco di Paola) aveva dedicato incessantemente la sua opera di ministero sacerdotale e le sue povere forze di uomo, andando spesso a sollecitare di persona i contributi ai vari Enti preposti per riportarla agli antichi splendori.

Luzzi, 24 novembre 1998

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Luciano Altomare

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