Elvira D'Orrico, Poetessa e scrittrice.
E' nata a Luzzi (CS) l'08-05-1939 e vive a Luzzi.
Insegnante elementare in pensione ha dedicato la sua vita alla scuola e alla famiglia non essendosi mai sposata e avuto figli.
Nel 2003 ha scritto un libro a carattere autobiografico "Una vita per gli altri", in cui sono affiorati, con spiccato realismo, con sensibilità e limpidezza comunicativa, i ricordi dolorosi delle sue vicissitudini familiari, i sentimenti e gli affetti per le persone più care, le sue esperienze nella scuola di ieri e di oggi.
Ha lasciato la scuola nel 1999.
Nel 2011 ha scritto un libro dedicato al cognato Michele Cilento, maestro ed educatore: un profilo biografico, storico, politico-culturale del personaggio, che include anche la descrizione di quel mondo di vissuti e di affetti familiari mai cancellati nella sua mente e nel cuore. Ha espresso sentimenti di gioia e di dolore attraverso poesie dedicate a parenti ed amici.
"Una vita per gli altri "
La storia e il mondo interiore dell'autrice sono descritti in questo libro con un linguaggio semplice e uno stile palpitante. A leggerlo ti senti stringere il cuore, ma come per incanto non soggiaci e ti rassegni alla fatalità, non maledici l'esistenza, anzi corri a viverla con intensità e ti senti rinfrancato dall'appartenere alla famiglia degli umili, dei buoni, degli onesti e dei laboriosi. Ammiri questa donna sola che cade e si rialza, ogni qualvolta che un bagliore di speranza si delinea all'orizzonte. E' una pennellata di ambienti, di immagini, di figure, di volti, di sentimenti e di emozioni forti, velati appena dalla nostalgia e dal rimpianto, illuminati dalla fede e dal coraggio di vivere, nonostante tutto.
Dicembre 2003 Umile Montalto
LA CASA DEI MIEI SOGNI
Per anni ho costruito la mia casa,
pezzo per pezzo, alimentando i sogni della mia giovinezza:
pareti bianche e luminose, letti dorati, coperte di seta,
lenzuola fini, ampi saloni e comodi divani,
le tende alle finestre.
Tutto ciò che ho sognato per anni,
or m'appartiene realmente,
ma la mia mente ritorna sovente al passato:
rivedo la casa di un tempo, pareti annerite e scrostate,
ragnatele; nelle gelide nptti invernali,
goccioloni di pioggia, penetrando dal soffitto malandato,
bagnavano spesso il volto di mio padre e mia madre,
addormentati sul letto di ferro battuto.
Io dormivo accanto a loro, serena,
ma inappagata,
sognavo spazi più ampi,
stanze lussureggianti ove poter danzare,
la danza della mia giovinezza.
Ora che tutto ciò è raggiunto
e che ciò che sognavo
fa da splendida cornice alla mia solitudine,
ora che la giovinezza è svanita,
mi aggiro desolata per gli ampi saloni,
ancora inappagata e in cerca di qualcosa che non è più.
Presentazione del libro "UNA VITA PER GLI ALTRI"
2003
Anno 2003. Omaggio floreale offertomi durante la cerimonia di presentazione del mio libro autobiografico "UNA VITA PER GLI ALTRI"
A MIA SORELLA CATERINA
Dove potrà trovar rifugio
la mia anima affranta
per la tua dipartita, sorella cara!
Vorrei poter posare la mia testa stanca
nel tuo sicuro avello, ove tu,
finalmente, trovasti pace
dai quotidiani affanni.
Nella tua casa mesta
non odo più i tuoi passi leggeri,
non vedo le tue mani esperte:
lavare, impastare e cucinare.
Non odo più le tue lunghe sfuriate,
che mi facevano sentire addolorata,
ma ogni giorno di più sempre innamorata.
Come mi sembra vuota la tua casa
che tu amavi tanto, sorella cara!
Osservo ad una ad una le tue cose
custodite da te gelosamente:
le prendo in mano e le accarezzo
dolcemente, come feci con te
quando intuivo che stavi per lasciarmi.
Ma sola, nell'ora estrema
te ne andasti e ti spegnesti
lentamente in un stanza fredda,
ove nè congiunto, nè mano estranea
ti chiudesse gli occhi.
Prega per me, sorella cara,
perchè anch'io possa godere,
un giorno la gloria del Paradiso,
ove tu, certamente, trovasti giubilo
e quiete al tuo lungo patire.
16 gennaio 2002
poesia da UNA VITA PER GLI ALTRI
PREFAZIONE
Con profonda soddisfazione ho accettato come Presidente dell’ANTEAS territoriale di Luzzi, di introdurre il discorso alla presentazione di questa nuova e interessante pubblicazione dedicata al Prof. Michele Cilento a cura di Elvira D’Orrico.
Questa scelta corrisponde pienamente a quelli che sono gli indirizzi dell’ANTEAS di promuovere tra le tante attività anche la cultura, soprattutto quella riguardante la terza età.
Sfogliando le bozze del libro si Michele Cilento, mi sono emozionata nel vedere figure di qualche tempo fa, immagini fotografiche che riflettono la vita, la politica, la cultura, il mondo della scuola di Michele Cilento, ma soprattutto ho avuto modo di analizzare i sentimenti e la riconoscenza dell’autrice verso il cognato, che lei ha sempre considerato come un punto di riferimento e come un secondo padre.
A ciò si aggiunge il desiderio, chiaramente espresso, di rivalutare i valori familiari e i rapporti umani, che sembrano sopiti nella nostra società o resi difficili e portati fino alle estreme conseguenze: la corsa al successo, ai soldi, all’interesse, divide oggi le famiglie, i delitti consanguinei si moltiplicano giorno per giorno, ma questo non è il caso del Prof. Michele Cilento che, contrariamente a quanto accade oggi, ha saputo svolgere il suo ruolo di padre, di marito, di nonno, in maniera esemplare.
Certo, quando si tratta della biografia di personaggi del genere, molto intimi con l’autrice, cìè sempre il rischio di cadere nella retorica, o di suscitare solo l’interesse di una cerchia di persone rimanendo entro i confini di certi schemi.
Il lavoro della D’Orrico va oltre questi schemi, perché presenta ad un vasto pubblico non solo la figura di Michele Cilento come uomo di sani principi , ma anche come ottimo maestro, capace d’insegnare ai piccoli allievi, precisione, ordine ed educazione, per essere un giorno uomini veri.
Il libro della D’Orrico ci restituisce un personaggio eclettico quale fu Michele Cilento, uomo creativo, aperto ai nuovi messaggi che arrivano dall’esterno.
Michele Cilento è rimasto nella memoria dei Luzzesi come maestro per eccellenza e attraverso il libro, questa illustre figura sarà tramandata ai posteri insieme con i suoi insegnamenti di vita e di cultura.
Dott.ssa Maria Pia Polizzo
Presidente ANREAS
Territoriale di Luzzi.
Presentazione del libro
" MICHELE CILENTO: profilo biografico, storico, politico-culturale"
2011
Intervento di Pietro Cilento durante la presentazione del libro dedicato al padre Michele Cilento.
Presentazione del libro
" MICHELE CILENTO: profilo biografico, storico, politico-culturale"
2011
La Dottoressa Mariapia Polizzo, Presidente a quel tempo dell'Associazione all'ANTEAS di Luzzi F.N.P, consegna un attestato di merito alla scrittrice e poetessa Elvira D'Orrico.
A MICHELE
E vai tu lontano
portato dal tempo,
la vita intristita continua il cammino.
Non resta che il sogno,
la favola tenue
dei dolci ricordi
velati d'incanto
che attenuano
in pianto.
dal libro
" MICHELE CILENTO: profilo biografico, storico, politico-culturale"
anno 2011
Video dedicato a mio cognato, Prof. Michele Cilento che, oggi, 31 dicembre, compie gli anni : Buon compleanno a te che godi delle glorie del Paradiso.. ♥️
Video anteprima alla presentazione del libro "Profilo biografico, storico,culturale"; Il video include immagini fotografiche relative alla vita del personaggio e la colonna sonora di musiche liriche che lui prediligeva.
OGNI VITA E' UN ROMANZO: Storia vera di Elena D. raccontata da Elvira D'Orrico, scritta tanti anni fa e mai pubblicata su Facebook.
UN AMORE IMPOSSIBILE
Elena era una donna non più nel fiore degli anni, ma ancora piacente e di aspetto giovanile, con un visino dai tratti delicati che, in gioventù, aveva fatto sognare tanti uomini, ma nessuno l'aveva condotta all'altare. Il suo cruccio più grande, dover trascorrere gli anni della sua esistenza in solitudine. Col passare del tempo, la sua figuretta esile aveva acquistato un fascino particolare, con quei chili in più, che rendevano le sue forme armoniose ed appetibili agli occhi degli uomini che, anche oggi la guardavano con desiderio. Ella amava curare il suo aspetto esteriore, era attenta nel vestire, anche se indossava semplici abitini poco costosi, che portava con distinzione ed eleganza e che comprava spesso al mercatino del suo paese. Si dedicava allo shopping in maniera convulsiva, forse per compensare le carenze affettive di cui soffriva, oppure semplicemente per rompere la monotonia delle sue giornate trascorse in solitudine. Elena, pur avendo raggiunto la settantina, non aveva perduto ancora la capacità di amare, sognava il vero amore, quello unico, esclusivo, eterno, capace di superare anche le barriere della morte. Era sempre la solita sognatrice, non aveva perduto col passare degli anni, la voglia di sognare anche l'impossibile. Forse questo suo modo di essere aveva spaventato in passato i suoi spasimanti, che l'avevano amata a modo loro, ma poi avevano preferito sposare altre donne più disponibili, più realistiche e meno esigenti. L'esistenza di Elena era stata cosparsa di delusioni di ogni genere: incomprensioni in famiglia, nel mondo del lavoro, nel campo sentimentale. Eppure, di sentimenti buoni, era stracolmo il suo cuore, sempre aperto all'amore, ad un ideale di uomo che, di certo, non avrebbe mai potuto incontrare nel suo cammino, soprattutto ora alla sua età. Da alcuni anni si era formato il vuoto attorno a lei, si sentiva frustrata e delusa. Il destino volle venirle incontro o metterla ancora una volta alla prova, facendole incontrare occasionalmente un uomo, dotato di fascino e determinazione, che la fece sentire all'inizio protetta e desiderata. Roberto, così si chiamava quell'uomo. Elena lo conosceva già, ma solo di vista poichè abitava nello stesso paese, purtroppo era già sposato e con prole. Lei non ignorava questo importante particolare. Quell'uomo rappresentava un pericolo che la metteva di fronte al suo passato un passato doloroso, fatto di scelte sbagliate che avevano condizionato la sua vita futura. Roberto era impiegato in un Ufficio Pubblico. Durante i loro incontri, nati all'inizio per il disbrigo di alcune pratiche, piano piano si passò alle confidenze che diventarono sempre più intime. Lui la lusingava con i suoi complimenti: << Sei ancora bella alla tua età, immagino quanto dovevi essere bella in gioventù>>. Elena, a quei complimenti arrossiva come una ventenne, ma cercava di nascondere il suo turbamento. Non voleva parlare d'amore, per anni aveva cercato di evadere dall'argomento creandosi degli interessi culturali. Roberto era sempre più insistente, le rivolgeva continue domande sul suo passato sentimentale. Elena gli rispondeva evasivamente, aveva vergogna di confessare che aveva sofferto molto per amore: aveva amato un uomo intensamente, più degli altri, che l'aveva delusa facendole perdere la fiducia in tutti gli uomini. Soleva dire spesso:<< Nella mia vita sono passati molti treni, ma io non sono riuscita a prenderli, il mio treno è già passato, alla mia età, ormai, non c'è più tempo per l'amore>>. Ma come poteva Elena, nonostante le sue convinzioni, resistere alle insistenze e al fascino di Roberto, che non faceva nulla per nascondere il suo interesse per lei? Si sentiva sempre più fragile e debole di fronte a lui. Alla fine dei loro incontri, che si protraevano più del necessario, nel salutarla lui le stringeva la mano con vigore trasmettendole il suo calore. Un brivido di piacere e una profonda emozione faceva scorrere veloce il sangue nelle vene di Elena, il cuore accelerava i suoi battiti, si sentiva ancora viva e colma di desiderio come quando era giovane. Nulla di più, solo una semplice stretta di mano poteva accadere tra loro nella stanza di un Ufficio Pubblico, dove mille orecchie erano pronte ad ascoltare i loro discorsi e giudicare le loro azioni, ritenute per tutti immorali, giacché Roberto era un uomo sposato, lei, una donna matura. Lui sembrava non curarsi della sua condizione: con disinvoltura parlava di sé, del suo modo di essere, delle sue aspirazioni, dei suoi desideri, della sua vita che scorreva monotona, non trovò difficoltà a confessarle che la sua vita matrimoniale era in crisi, da tempo non provava più alcun sentimento d'amore per la moglie dopo 25 anni di matrimonio, colpa della solita routine quotidiana , ma purtroppo c'erano i figli, che costituivano un legame molto forte, per cui non era disposto a prendere in considerazione il divorzio. Per quanto fosse possibile intuirlo, oltre a quello dei figli, c'erano anche altri legami: interessi materiali, soldi, progetti di vita realizzati o da realizzare con la moglie e la cosa meno accettabile per Elena: la condivisione di un letto matrimoniale. Alla fine di ogni incontro, ella ritornava a casa con il tormento nel cuore pensando a lui che di notte stringeva a sé un'altra donna, sua moglie, alla quale era legato da un sacramento. In questi momenti si sentiva un'estranea, un'intrusa nella vita di Roberto, anche colpevole di provare dei sentimenti per un uomo che non le apparteneva. C'era ancora un particolare non trascurabile, la loro differenza di età, Roberto era più giovane di 13 anni, ma lui sembrava non rendersi conto di ciò: durante i loro incontri guardava Elena con gli occhi pieni di desiderio, da innamorato. Lei si chiedeva spesso:<< E' veramente innamorato? Oppure il suo è solo un gioco crudele per approfittarsi di una donna non più giovane, fragile e sola?>> Provata dalle delusioni della vita, volle saperne di più, dissipare i dubbi che la tormentavano, poiché si sentiva già abbastanza coinvolta in questa storia che non aveva ancora un inizio concreto come rapporto di coppia, ma faceva supporre tante cose. Nei discorsi di Roberto aveva notato molte contraddizioni, Elena voleva la certezza che anche lui provava qualcosa per lei, si decise, così, a mettere le carte in tavola con una domanda diretta: la sua moralità e i suoi principi le impedivano di accettare compromessi, soprattutto in amore. Gli rivolse, quindi, la domanda che molti uomini temono perché non amano essere messi di fronte alle loro responsabilità:<< Roberto, quali sentimenti provi per me?>>. Ecco, l'aveva detto, ora aspettava la risposta che non si fece attendere molto; lui le rispose con un tono che voleva apparire duro e convincente, ma ad Elena, Roberto, sembrò piuttosto spaventato, aveva forse paura di compromettersi dando una risposta diversa dalla seguente, pronunciata quasi d'impulso, senza curarsi di ferire la persona che gli stava di fronte: << Ma quali sentimenti? Quale amore?>>. Lei a quelle parole, inaspettate, ma temute, si sentì umiliata e delusa, in preda alla rabbia, però non volle dargli soddisfazione palesando il suo stato d'animo, con calma e determinazione gli rispose: << E' quello che pensavo! Un istinto, una semplice attrazione fisica, è dunque questo che provavi per me? Di certo troverai una donna che potrà soddisfare le tue voglie, ma non sarò certamente io quella donna!>>. Gli fa capire che non è donna di avventure di una notte, poi si conceda da lui freddamente, senza nemmeno porgergli la mano che lui le tendeva. Per fortuna, il disbrigo di pratiche, per cui si trovava in quell'Ufficio si era concluso e non ci sarebbe più stata occasione d'incontrarsi. Elena andò via di corsa, colma di amarezza e delusione. La vita aveva voluto ferirla ancora una volta, ma questa volta la sua età le suggerì di essere più forte e più matura, capace di dire : <<No!>> alle scelte sbagliate. La ragione le impose di dimenticare e di disprezzare quell'uomo, ma avrebbe dovuto disprezzare anche se stessa perché in cuor suo l'amava ancora, ricordava i suoi gesti gentili ed affettuosi, i suoi sguardi da innamorato e con la forza del sentimento era pronta a giustificare le parole dure pronunciate da Roberto, che ad Elena erano sembrate poco convincenti. Ella pensava che forse aveva voluto solo allontanarla da lui, salvare entrambi da una storia che avrebbe potuto avere un finale doloroso. Elena si rese conto di ciò quando, dopo tanti mesi lo incontrò per puro caso da lontano: i loro sguardi s'incontrarono, si cercarono per comunicarsi ciò che ancora provavano l'uno per l'altro; alla fine si evitarono con determinazione, nessuno di loro due osò avvicinarsi all'altro. Eppure nulla di irreparabile e di fisico era accaduto tra loro, di cui vergognarsi e sentirsi colpevoli. Era stato solo l'incontro spirituale di due esseri diversi per mentalità ed età che avevano provato, l'uno per l'altro dei sentimenti, delle emozioni forti, ma non avevano avuto neppure il coraggio di confessarselo apertamente. Tra loro c'erano state solo parole, tante parole, ovvie, ma inutili, diverse da quelle che avrebbero voluto pronunciare, usate allo scopo di evadere dall'impossibile. Così finiscono le storie irrealizzabili, muoiono prima ancora di essere nate e di procurare dolore ad altre persone. Resta solo il rimpianto di ciò che avrebbe potuto, ma non è stato.
FINE