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Elvira D'Orrico

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"Tanti auguri a te!" è il titolo del mio terzo libro scritto nel 2012: è una raccolta di poesie augurali, anche in vernacolo, stilisticamente semplice per forma e contenuto, composta su richiesta di amici e parenti in occasione di ricorrenze, feste, compleanni, onomastici, prime comunioni, manifestazioni di ogni genere. E' dedicata soprattutto ai giovani diciottenni che compiono gli anni e che con il loro candore e la loro innocenza sono capaci di farti sentire gratificata dopo aver ricevuto un dono. E', appunto, un dono che io considero questo libro, qualcosa per rendere felici ancora una volta "gli altri", come nei primi due libri scritti in precedenza "Una vita per gli altri" e "Profilo biografico, storico, politico, culturale dedicato a mio cognato Michele Cilento". Per realizzare questo libro non ho preteso compensi, nè aiuti di alcun genere: con le mie sole risorse ho voluto rendere felici le persone che amo. Di tanto in tanto riaffiorano, con una nota di tristezza e di malinconia, i ricordi dolorosi delle mie vicissitudini familiari, ma non tolgono nulla alla felicità degli altri: la poesia giova al mio spirito, mi lascio coinvolgere dall'entusiasmo generale e... all'improvviso mi metto a ballare.......

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LETTERA DEDICATA AI GIOVANI DICIOTTENNI

 

E' con l'animo di una mamma premurosa che mi rivolgo a voi, cari diciottenni, che siete la speranza del presente e del nostro domani: siete giunti con passo frettoloso ai tanto attesi diciott'anni, che vi fanno sentire già grandi. I vostri genitori sono orgogliosi di come siete cresciuti fino a questa tappa importante della vostra vita, ma avrebbero desiderato ancora tenervi stretti fra le loro braccia per cullarvi dolcemente e per allontanare da voi i pericoli del mondo. Non abbiate paura per il vostro avvenire, sarete sempre nel loro pensiero, vi saranno vicini per ricordarvi in ogni momento che la vita non è tutta rose e fiori come la immaginate: le rose hanno anche le spine, state attenti, potreste pungervi, farvi del male, ma essi vi insegneranno a distinguere il bene dal male, a seguire il bene in ogni momento della vostra vita. Anche se il vostro candore e la vostra innocenza, in talune circostanze, vi porteranno a sbagliare, non abbiate paura, ricordate sempre che gli errori, i dispiaceri, i dolori, insieme alle gioie, fanno parte della vita: affrontateli con coraggio e rassegnazione, vi aiuteranno a crescere e maturare. Alla fine, sarete pronti per le scelte importanti della vostra vita, che riguarderanno la sfera affettiva, morale, sociale, professionale. Non dimenticate mai nelle vostre scelte e nel vostro quotidiano operare gli insegnamenti dei familiari o di chi per loro: siate buoni, onesti, leali, sinceri, con voi stetti e con gli altri, siate laboriosi, scrupolosi negli adempimenti scolastici, raggiungete i vostri obiettivi negli studi, affermatevi e fatevi valere nel campo professionale e sociale, senza prevaricare, senza lasciarvi vincere dalla sete di prevalenza, mostrate le vostre capacità, ma imparate a conoscere anche l'umiltà. Nella sfera affettiva, andate incontro all'amore con sano ottimismo ma non abbiate fretta di incontrare l'uomo dei vostri sogni, non lasciatevi sopraffare dall'istinto e dalla passione, che la vostra scelta sia oculata e meditata per non dover soffrire in futuro. Basta con le raccomandazioni e i discorsi noiosi di chi vi vuole tanto bene, per adesso godetevi i vostri diciott'anni, vivete la vita con spontaneità e semplicità, sorridete di fronte alle cose belle che essa saprà offrirvi. Non soffocate le vostre emozioni, amate e lasciatevi amare senza condizionamenti, ascoltate i primi palpiti del vostro cuore, anche se vi faranno conoscere la delusione e non dureranno in eterno, vi regaleranno tanti momenti di felicità. Un augurio sentito e sincero da chi vi vuole tanto bene.

Elvira D'Orrico

AD ALESSANDRA

Sarà dolce questo momento, cara Alessandra!

un giorno di festa e di gioia tutto per te.

Chi in versi, chi in prosa, chi attraverso il canto melodioso,

ognuno vuole dirti qualcosa;

la presenza di amici e parenti è un dono prezioso.

Arde di gioia il cuore di mamma e papà,

che insieme agli altri ti augurano tanta felicità;

altre mete, altri traguardi più ambiti suggerisce il pensiero.

Erano tanti gli impegni quotidiani di mamma e papà,

eppure con nobile ardore, ti hanno mostrato il sentier

de l'onore, additandoti la via del sapere e dello studio.

Li ricambiasti con l'attenzione, la diligenza, la volontà,

sudasti, d'inverno, sopra i libri, a casa e a scuola

e nell'afa sudasti del caldo estivo, ma del sudore,

il frutto che consola, cogli, or, giuliva.

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AD ALESSANDRA

 

L'otto Agosto, un giorno speciale,

che non potrò mai dimenticare:

entro in un luogo davvero incantato,

tutto di rosa colorato.

Al "Paradiso delle Feste" non c'ero mai stata,

osservo tutto meravigliata:

noto una fila di palloncini,

alcuni a forma di cuoricini,

decorazioni e festoni, tavoli apparecchiati

con tovaglie ricamate, eleganti posate.

La festa sta per iniziare, non vogliamo più indugiare!

Aumenta l 'ansia degli invitati, ma all'improvviso appare una fata:

è Alessandra, vestita di rosso, avanza con passo deciso,

ha atteso tanto, non vuole aspettare,

il mondo dei grandi vuol conquistare.

Ascolta, Alessandra, non ti affrettare!

Sii fiera dei tuoi diciott'anni, godili appieno,

dovessero durare anche mill'anni.

Continua a vedere con gli occhi di oggi il color di rosa,

prima che la vita sia irta e spinosa;

Essa riserva sorprese belle e brutte,

le tue sian liete, questo è l'augurio di tutti.

Poesia dedicata ad Alessandra Veltri per il suo 18° compleanno.

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AD ASSUNTINA

Oggi è giorno di festa, figlia mia!

Parenti ed amici si stringono a te con allegria

Sei grande, ormai, diciott'anni son passati

e mi domando come son volati.

Ricordo ancora il giorno che apristi

gli occhi a questo mondo e ci salutasti col tuo primo vagito:

eri piccola e fragile e non osavo toccarti con un dito.

Ma la tua tenerezza vinse la mia paura e piano piano di te mi presi cura.

Colmo di gioia era il mio cuore,

quando ti stringevo a me e ti cullavo con amore.

Assunta ti nomammo, appellativo della Vergine Maria.

Vederti crescere e diventare donna

e venerarti come una Madonna,

vegliare su di te mattina e sera,

è stata questa l'umile preghiera,

tenerti lontana dai pericoli del mondo,

il mio pensiero più profondo.

Il cuore di un padre non avrà mai posa,

anche quando un giorno ti vedrà andare in sposa.

Continuerò a vegliar sul tuo cammino

finché Dio mi vorrà a te vicino.

 

Poesia dedicata ad Assuntina D'Acri per il suo 18° compleanno da parte di un padre amorevole.

 

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JURI I PRIMAVERA

Si 'nu juri 'i primavera,

si 'nu juri assai gintili,

'nu prufumu dilicatu,

dintra 'u cori tieni 'u meli;

ianca la curuna, 'u canduri e l'innucenza fannu beddra la prisenza.

Quaranta primaveri su passati

ma nun t'hannu tuccatu,

la biddrizza è sempri chira

cà a vint'anni ti lucìa.

Cumu ti muavi è n'armunia

di grazzia ed'eliganza,

quannu ca,

quannu camini pari ca danzi.

Dintra 'su iurnu ppi ttia assai filici

ti fannu festa tutti l'amici,

a famiglia ti cunsula,

si ppi tutti' nu tisoru.

Ppi nuva amici si 'nu sustegnu,

si 'na gioia, t'auguramo tant'anni ancora,

senza malanni, senza duluri,

ti l'auguramo ccu tuttu 'u cori.

Dedicata a Margherita Faragasso per il suo 40° compleanno.

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A SILVIA

 

Il grande poeta Leopardi

dedicò alla sua Silvia una poesia,

io non oso, cara Silvia, amica mia,

imitare tanta maestrìa

per dedicarti una poesia.

Mi affanno a cercare l'espressione,

ma, non c'è ragione,

il cuore, alla fine, m'ispira

e m'insegna la via.

Sfortunata creatura,

la Silvia leopardiana!

<<...pria che l'erbe inaridisse il verno...perivi, o tenerella.

E non vedevi il fior degli anni tuoi...>>

Tu, invece, amica del cuore,

hai vissuto, amato, hai conosciuto le gioie e le amarezze della vita.

Oggi, come me, percorri il sentiero del tramonto,

ma ancora fiduciosa e vogliosa di conoscere il mondo.

Tanti bei ricordi ci legano,

esperienze di vita e di lavoro,

ma soprattutto il ricordo della scuola ci consola:

molto abbiamo dato ai giovani,

speranza

speranza del presente e del domani;

qualcosa, dopo il trapasso, di noi resterà imperituro.

Per noi gli anni son passati,

ma la tua beltà non è mutata:

poche rughe, il viso di rosa colorato,

il portamento austero da matrona romana,

il cuore tenero e sensibile alle vicende umane.

La tua mente è lucida, alla cultura incline,

sai ancora dissertar di letteratura e latino.

Oggi, giorno del tuo onomastico,

amici e parenti non mancheranno,

gli auguri più sinceri ti porgeranno,

davanti ad una pizza fumante,

preparata al ristorante.

Dedicata all'amica e collega Silvia Pingitore per il suo onomastico.

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ROSA PROFUMATA.

Ottant'anni or sono, una Rosa spuntò in un giardino incolto,
era pallida e tenue nel gennaio freddoloso, ma la primavera
la colorì di un rosso porporoso.
Venne per tutti la stagione della bella primavera e la Rosa rifiorì,
con la sua bellezza il cuore di un giovane rapì.
La Rosa profumata a quel giovane regalò il suo profumo,
la vita intera, a lui soltanto si unì e giammai lo tradì.
La felice unione durò tanto da generare due fiori preziosi,
che oggi, nel pieno della maturità, esultano nel sentirsi chiamare "papà". Ma un tempo, ormai lontano, un vento impetuoso e malefico
s'agitò e si portò via colui che la Rosa tanto amò.
Un velo di mistico silenzio e di tristezza s'abbattè su ogni cuore,
un pallido lamento turbò la quiete di ogni giorno, le cose
singhiozzarono d'intorno.
Da allora tanto tempo è passato, resta un sottile, lontano soffio
di triste ricordanza, racchiuso nell'animo.
A poco a poco rifiorì la speranza. La pallida Rosa riprese
il cammino della vita, il profumo seppellito lasciava ancora
una scia inebriante, la regalò ai fiori generati ed , oggi, "nonna"
adora esser chiamata.
Questa è la storia di una Rosa profumata, dalla sua prole, oggi,
tanto amata, che ad ottant'anni brilla come un sole
e che a cent'anni possa brillare ancora!

Poesia: " Rosa profumata", dedicata a mia cognata Rosa Silvestri, in occasione del suo 80° compleanno.

Elvira D'Orrico

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OGNI VITA E' UN ROMANZO: Storia vera di Elena D. raccontata da Elvira D'Orrico, scritta tanti anni fa e mai pubblicata su Facebook.

 

 

 

UN AMORE IMPOSSIBILE

Elena era una donna non più nel fiore degli anni, ma ancora piacente e di aspetto giovanile, con un visino dai tratti delicati che, in gioventù, aveva fatto sognare tanti uomini, ma nessuno l'aveva condotta all'altare. Il suo cruccio più grande, dover trascorrere gli anni della sua esistenza in solitudine. Col passare del tempo, la sua figuretta esile aveva acquistato un fascino particolare, con quei chili in più, che rendevano le sue forme armoniose ed appetibili agli occhi degli uomini che, anche oggi la guardavano con desiderio. Ella amava curare il suo aspetto esteriore, era attenta nel vestire, anche se indossava semplici abitini poco costosi, che portava con distinzione ed eleganza e che comprava spesso al mercatino del suo paese. Si dedicava allo shopping in maniera convulsiva, forse per compensare le carenze affettive di cui soffriva, oppure semplicemente per rompere la monotonia delle sue giornate trascorse in solitudine. Elena, pur avendo raggiunto la settantina, non aveva perduto ancora la capacità di amare, sognava il vero amore, quello unico, esclusivo, eterno, capace di superare anche le barriere della morte. Era sempre la solita sognatrice, non aveva perduto col passare degli anni, la voglia di sognare anche l'impossibile. Forse questo suo modo di essere aveva spaventato in passato i suoi spasimanti, che l'avevano amata a modo loro, ma poi avevano preferito sposare altre donne più disponibili, più realistiche e meno esigenti. L'esistenza di Elena era stata cosparsa di delusioni di ogni genere: incomprensioni in famiglia, nel mondo del lavoro, nel campo sentimentale. Eppure, di sentimenti buoni, era stracolmo il suo cuore, sempre aperto all'amore, ad un ideale di uomo che, di certo, non avrebbe mai potuto incontrare nel suo cammino, soprattutto ora alla sua età. Da alcuni anni si era formato il vuoto attorno a lei, si sentiva frustrata e delusa. Il destino volle venirle incontro o metterla ancora una volta alla prova, facendole incontrare occasionalmente un uomo, dotato di fascino e determinazione, che la fece sentire all'inizio protetta e desiderata. Roberto, così si chiamava quell'uomo. Elena lo conosceva già, ma solo di vista poichè abitava nello stesso paese, purtroppo era già sposato e con prole. Lei non ignorava questo importante particolare. Quell'uomo rappresentava un pericolo che la metteva di fronte al suo passato un passato doloroso, fatto di scelte sbagliate che avevano condizionato la sua vita futura. Roberto era impiegato in un Ufficio Pubblico. Durante i loro incontri, nati all'inizio per il disbrigo di alcune pratiche, piano piano si passò alle confidenze che diventarono sempre più intime. Lui la lusingava con i suoi complimenti: << Sei ancora bella alla tua età, immagino quanto dovevi essere bella in gioventù>>. Elena, a quei complimenti arrossiva come una ventenne, ma cercava di nascondere il suo turbamento. Non voleva parlare d'amore, per anni aveva cercato di evadere dall'argomento creandosi degli interessi culturali. Roberto era sempre più insistente, le rivolgeva continue domande sul suo passato sentimentale. Elena gli rispondeva evasivamente, aveva vergogna di confessare che aveva sofferto molto per amore: aveva amato un uomo intensamente, più degli altri, che l'aveva delusa facendole perdere la fiducia in tutti gli uomini. Soleva dire spesso:<< Nella mia vita sono passati molti treni, ma io non sono riuscita a prenderli, il mio treno è già passato, alla mia età, ormai, non c'è più tempo per l'amore>>. Ma come poteva Elena, nonostante le sue convinzioni, resistere alle insistenze e al fascino di Roberto, che non faceva nulla per nascondere il suo interesse per lei? Si sentiva sempre più fragile e debole di fronte a lui. Alla fine dei loro incontri, che si protraevano più del necessario, nel salutarla lui le stringeva la mano con vigore trasmettendole il suo calore. Un brivido di piacere e una profonda emozione faceva scorrere veloce il sangue nelle vene di Elena, il cuore accelerava i suoi battiti, si sentiva ancora viva e colma di desiderio come quando era giovane. Nulla di più, solo una semplice stretta di mano poteva accadere tra loro nella stanza di un Ufficio Pubblico, dove mille orecchie erano pronte ad ascoltare i loro discorsi e giudicare le loro azioni, ritenute per tutti immorali, giacché Roberto era un uomo sposato, lei, una donna matura. Lui sembrava non curarsi della sua condizione: con disinvoltura parlava di sé, del suo modo di essere, delle sue aspirazioni, dei suoi desideri, della sua vita che scorreva monotona, non trovò difficoltà a confessarle che la sua vita matrimoniale era in crisi, da tempo non provava più alcun sentimento d'amore per la moglie dopo 25 anni di matrimonio, colpa della solita routine quotidiana , ma purtroppo c'erano i figli, che costituivano un legame molto forte, per cui non era disposto a prendere in considerazione il divorzio. Per quanto fosse possibile intuirlo, oltre a quello dei figli, c'erano anche altri legami: interessi materiali, soldi, progetti di vita realizzati o da realizzare con la moglie e la cosa meno accettabile per Elena: la condivisione di un letto matrimoniale. Alla fine di ogni incontro, ella ritornava a casa con il tormento nel cuore pensando a lui che di notte stringeva a sé un'altra donna, sua moglie, alla quale era legato da un sacramento. In questi momenti si sentiva un'estranea, un'intrusa nella vita di Roberto, anche colpevole di provare dei sentimenti per un uomo che non le apparteneva. C'era ancora un particolare non trascurabile, la loro differenza di età, Roberto era più giovane di 13 anni, ma lui sembrava non rendersi conto di ciò: durante i loro incontri guardava Elena con gli occhi pieni di desiderio, da innamorato. Lei si chiedeva spesso:<< E' veramente innamorato? Oppure il suo è solo un gioco crudele per approfittarsi di una donna non più giovane, fragile e sola?>> Provata dalle delusioni della vita, volle saperne di più, dissipare i dubbi che la tormentavano, poiché si sentiva già abbastanza coinvolta in questa storia che non aveva ancora un inizio concreto come rapporto di coppia, ma faceva supporre tante cose. Nei discorsi di Roberto aveva notato molte contraddizioni, Elena voleva la certezza che anche lui provava qualcosa per lei, si decise, così, a mettere le carte in tavola con una domanda diretta: la sua moralità e i suoi principi le impedivano di accettare compromessi, soprattutto in amore. Gli rivolse, quindi, la domanda che molti uomini temono perché non amano essere messi di fronte alle loro responsabilità:<< Roberto, quali sentimenti provi per me?>>. Ecco, l'aveva detto, ora aspettava la risposta che non si fece attendere molto; lui le rispose con un tono che voleva apparire duro e convincente, ma ad Elena, Roberto, sembrò piuttosto spaventato, aveva forse paura di compromettersi dando una risposta diversa dalla seguente, pronunciata quasi d'impulso, senza curarsi di ferire la persona che gli stava di fronte: << Ma quali sentimenti? Quale amore?>>. Lei a quelle parole, inaspettate, ma temute, si sentì umiliata e delusa, in preda alla rabbia, però non volle dargli soddisfazione palesando il suo stato d'animo, con calma e determinazione gli rispose: << E' quello che pensavo! Un istinto, una semplice attrazione fisica, è dunque questo che provavi per me? Di certo troverai una donna che potrà soddisfare le tue voglie, ma non sarò certamente io quella donna!>>. Gli fa capire che non è donna di avventure di una notte, poi si conceda da lui freddamente, senza nemmeno porgergli la mano che lui le tendeva. Per fortuna, il disbrigo di pratiche, per cui si trovava in quell'Ufficio si era concluso e non ci sarebbe più stata occasione d'incontrarsi. Elena andò via di corsa, colma di amarezza e delusione. La vita aveva voluto ferirla ancora una volta, ma questa volta la sua età le suggerì di essere più forte e più matura, capace di dire : <<No!>> alle scelte sbagliate. La ragione le impose di dimenticare e di disprezzare quell'uomo, ma avrebbe dovuto disprezzare anche se stessa perché in cuor suo l'amava ancora, ricordava i suoi gesti gentili ed affettuosi, i suoi sguardi da innamorato e con la forza del sentimento era pronta a giustificare le parole dure pronunciate da Roberto, che ad Elena erano sembrate poco convincenti. Ella pensava che forse aveva voluto solo allontanarla da lui, salvare entrambi da una storia che avrebbe potuto avere un finale doloroso. Elena si rese conto di ciò quando, dopo tanti mesi lo incontrò per puro caso da lontano: i loro sguardi s'incontrarono, si cercarono per comunicarsi ciò che ancora provavano l'uno per l'altro; alla fine si evitarono con determinazione, nessuno di loro due osò avvicinarsi all'altro. Eppure nulla di irreparabile e di fisico era accaduto tra loro, di cui vergognarsi e sentirsi colpevoli. Era stato solo l'incontro spirituale di due esseri diversi per mentalità ed età che avevano provato, l'uno per l'altro dei sentimenti, delle emozioni forti, ma non avevano avuto neppure il coraggio di confessarselo apertamente. Tra loro c'erano state solo parole, tante parole, ovvie, ma inutili, diverse da quelle che avrebbero voluto pronunciare, usate allo scopo di evadere dall'impossibile. Così finiscono le storie irrealizzabili, muoiono prima ancora di essere nate e di procurare dolore ad altre persone. Resta solo il rimpianto di ciò che avrebbe potuto, ma non è stato.

FINE

Cuore trafitto con la spada
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