Dante GIRARDI
Appassionato cultore della Poesia
di Salvatore CORCHIOLA
Dante Girardi nasce a Luzzi (Cosenza) l’8 febbraio 1929, da una numerosa famiglia di contadini.
In tenera età segue prima il padre nel lavoro dei campi e in seguito impara il mestiere di calzolaio. Nel primo dopo guerra, il giovane Dante è deciso ad aprire un’attività in proprio, ma poi desiste perché la nuova industrializzazione non dà più garanzie a chi decide di intraprendere il mestiere di artigiano.
Negli anni Cinquanta, parte della famiglia Girardi emigra in Argentina, - ove tuttora alcuni suoi parenti risiedono -, Dante, invece, resta a Luzzi, dove frequenta la scuola elementare e consegue con profitto la Licenza Media; frequenta poi anche l’Istituto Magistrale a Cosenza.
Dante nutriva una certa vocazione per la matematica, tanto che il suo insegnante gli chiedeva spesso di aiutare i suoi compagni. Ma anche a casa, egli era sempre pronto ad aiutare ‘a fare i conti’ giovani e anziani del paese, guadagnandosi la stima di tanti.
Nel 1962 sposa Ermelinda Pingitore dalla quale ha due figli: Antonio, anch’egli dipendente delle Poste, e Maria, impiegata di concetto al Comune di Luzzi.
La svolta nella sua vita lavorativa avviene quando entra, come coadiutore, nelle Poste Italiane, dove chiude la sua carriera da Dirigente Principale di Esercizio. Dande in tutti gli anni passati negli Uffici Postali, in particolare in quello di Luzzi in qualità di Direttore, ha dimostrato competenza e serietà, cercando in ogni modo il dialogo e la collaborazione dei colleghi, con i quali si è mostrato sempre discreto e disponibile.
L’amore per il sapere, comunque, lo porta a studiare i grandi classici della letteratura italiana, in particolare Virgilio e Dante Alighieri. Le continue letture fanno nascere in Dande Girardi una fervida vena poetica, che coltiva in silenzio, tra le mura di casa per tutta la vita. Egli si rende conto di avere la propensione a comporre versi, in vernacolo e in lingua, e così pian piano crea gli “Omnia Carmina”, un complesso di poesie racchiuse in singoli volumetti, ancora inediti, cosi titolati:
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I Canti della mia Anima (Raccolta)
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Sintesi di Vita (Poemetto)
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Carmine Inculta (Raccolta)
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Il Teatro dell’Opera (Poemetto saffico)
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Fremitus Aspri (Raccolta)
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Ultimi Raggi (Raccolta)
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L’Urbe e le Glorie (Sonetti)
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Daedalus (Sonetti)
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Risus in Fabulis (Sonetti)
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Dalla Vanga alla Gloria (Raccolta)
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‘A Vuci ‘i Mamma (Dialetto)
Sono versi rimati, sciolti, endecasillabi ipermitri, che aprono a una molteplicità di dialoghi possibili prossimi o remoti che siano. E il tutto con grande sensibilità e grande immaginazione. Versi omogenei nella loro intelaiatura ritmica, e mai ripetitivi. Una Poesia, la sua, che ha dell’originalità e del singolare. “Spiriti eletti nell’eterno mare/ Ivi tu regni, o Musa, degli amori /che distacchi l’umano dal piacere/per corone purissime d’alloro (Estasi).
Similitudini, allegorie, collegamenti storici. “Secoli ed usi passano fugaci/ e non batte l’incudine il martello” (Vuoti teschi).
Fra le tante certezze che mancano, c’era il suo modo di vivere la vita attraverso la Poesia che lo spingeva a uscire dal suo silenzio interiore, e parlare con gli assenti. “Il divino diventa più profano/ e cancella valori invalso ardire/ Sono cuori di pietra senza chiave (Fossili).
Il suo ultimo lavoro dal titolo “Sulle orme del Vate”, si ispira al sommo poeta Dante Alighieri e riprende temi della Divina Commedia.
Come i poeti onesti e sensibili, Dante Girardi è rimasto sempre persona non manipolabile, di chiare idee democratiche. Uomo sereno e giudizioso, metteva sempre al primo posto l’unità della famiglia, e spesso ricordava che ci sono valori più importanti di quelli materiali.
Da ricordare ancora il suo impegno sociale, quale membro del Direttivo della FNP (Federazione Nazionale Pensionati di Luzzi), per la quale ha composto L’Inno dei Pensionati, dedicato alla gioia di vivere.
Ha vinto diversi premi di Poesia:
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1a, 2a, 3a edizione Premio Nazionale Crati - Sez. Poesia, (anni 2002 /2003/2004).
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Premio Sambucina - Luzzi - 2a edizione Poesia (anno 1989)
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Prima edizione Premio Nazionale di Poesia e Saggistica “Duonnu Pantu”, Aprigliano (CS) 2002.
Dante Girardi, pervaso di fede cristiana, muore a Luzzi il 19 settembre 2010.
LA JOCCA
Quannu 'a pinna cinnirigna
s'incalura e vattulia,
nu' fa ll'ova, ed eccu 'ncigna
l'ammasuni e cacalia
tuttu 'u juornu e làssa 'a pigna
chi friscura li spannia.
Cìrca 'a paglia e nun si sdigna:
queta rèsta e pigulia.
Ghèsci 'a fimmina a truvari
l'ova frischi mìsi 'nfila
e ri guarda ppì nutri
si carcati, a ra cannila,
e ri 'mminti pari pari
dintra 'u quartu ccu 'nna tila;
supra 'a paglia a quadiari
cùva gàpula e trafìla.
'Ntra 'nu misi 'a caluria
fa 'ntrugliari lu prucinu
chi la corchja pizzulia
e s'azzummula a ru sinu
di la jocca e scarminia
'ntra li scagli, risu e linu.
Tutta allegra pigulia
la juccata di matinu,
ed appena scucculata
ghesci junti a ra pinnuta
chi la scàpula ppì strata
e la 'mpara l'arrinnuta.
Si ricogli assazziata
ccu ra vozza cuntinuta:
benidica! 'A prucinata
crisci a bista ed è carnuta.
Curri queta a ru pagliaru;
sula sula s'arricetta.
Marzu vèni friddu e amaru:
'n atra cuva già l'aspetta.
LA CHIOCCIA
Quando le penne color cenere
sono calde e sbattono
non fa le uova, e comincia
a cercare un giaciglio
tutto il giorno e lascia il posto
dove stava al fresco.
Cerca la paglia e non si muove:
resta quieta e aspetta.
Esce la donna a trovare
le uova fresche messe in fila
e le guarda per vedere
se sono buone, controluce
e le mette delicate
dentro un recipiente con un telo;
sopra la paglia le riscalda
cova delicata e aspetta.
In un mese il calore
fa crescere il pulcino
che rompe l’uovo
e rotola sotto
la chioccia e cerca
dentro le scaglie, riso e lino.
Tutti allegri pigolano
i pulcini al mattino
ed appena nati
escono insieme alla chioccia
che li porta in giro
ma li guarda vigile.
Tornano sazi
con il gozzo pieno:
benedica! I pulcini
crescono a vista e nutriti.
Corre quieta nel giaciglio;
sola sola s’appisola.
Marzo viene freddo e amaro:
Un’altra cova già l’aspetta.
Poesia in vernacolo – dialetto luzzese (CS)
SAPORE DI CASA
Agli albori del giorno è già movente
la mamma tra le ceneri e tizzoni,
o rattoppare i panni, e con la mente
muta fra mura, prive di balconi;
e la pentola cùra permanente,
mentre frigge padella su carboni
che trìpode sostiene sì rovente
e nelle feste bolle i maccheroni
freschi e ruspanti di farina pura.
Esce presto papà sul basto càrco
di letame e d'arnesi giornalieri:
per la famiglia è grama la natura
che riduce la mensa a suono parco:
il calendario è colmo di pensieri!
I FOSSILI
Da terra e in frale scorza l'uomo appare
al cospetto dell'Ente in regni sciolti
e si fa strada, dopo il perso altare,
per consigli lucenti e non accolti.
Nel maturo cammino militare
cadde sempre e risorse fra gli stolti
che divisero l'odio dall'amore
per gli scontri di sangue ritravolti.
Ed è sempre dissenso il corpo umano
che cèrca la scintilla a seppellire
l'alme virtù di vìndice conclave.
Il divino diventa più profano
e cancella valori in falso ardire.
Sono i cuori di pietra senza chiave.
NON MI LASCIARE
Signore, accogli questa voce stanca:
non mi lasciare sull'impervia via
dove all'incrocio non si piega l'anca
per gl'incontri sospesi e traversia.
Dove piegare? alla diritta o a manca?
Suffràga guiderdone carestia
che non mi tòcca la pietade bianca
cagionevole in largo di corsia.
Pregar non so nelle navate spoglie,
di credenti deserte e candelieri:
il vocato è distratto in altre andate.
Cùpole non ammira e non raccoglie
l'òbolo di sostegno e di pensieri
per le chiese novelle e desolate.
PEGNI SACRALI
Nei tomi riservati nelle chiese
si leggono gl'impegni rilasciati
da fedeli per obblighi d'intese
e celebrare in giorni segnalati
messe ed uffici di gravose spese.
Credo, Signore, ma non scorgo i dati
in verità d'insolite pretese
che spianano le scale in altri stati.
S'arriva facilmente in paradiso,
o si lavano pene in purgatorio,
o si resta negli antri dell'inferno?
Come fanno le messe a dar sorriso,
o lavare i peccati in oratorio
oppur con ceri e preci al fuoco eterno?
ESTASI
L'estasi induce l'anima a sognare
mondi sublimi di celesti cori:
assenza di miserie e di penare!
Oltre le stelle muovono motori
spiriti eletti nell'etèreo mare...
Ivi tu règni, o Musa degli amori,
che distacchi l'umano dal peccare
per corone purissime d'alloro.
Tu, Musa eccelsa, d'animo pudìco,
voce sonora di perenni cime.
mandami un raggio dei potenti lumi
per rischiarare l'universo aprico
e ricamar di musiche le rime
mentre l'estro mi liberi profumi.
LA LUNGA CORSA
Esile e frale, ma di forte punta
il consumo ritarda dell'usura
questa antica matita che mi spunta
e coltiva dell'arte la natura.
Corre veloce e all'erta non s'impunta
a fermare la placida stesura
d'ogni nobile carme che rispunta:
guarda l'alba, l'occaso e la frescura.
E va lento il pensiero e misurato
sul diritto binario che mi guìda,
parallelo a fermate ed a confini.
Èvoca a volte spirito accorato
il freno a porre all'ispirate grida;
ma lampo è il tema e non mi dona fine.
EPPUR SI MUOVE
Era colpa di pubblica eresia
affermare sbagliata la dottrina
racchiusa in un'immobile corsia,
o mente somma, che l'uffizio chìna,
ma il planetàrio tra le stelle è via,
diretta strada ed arca che confina
con l'immenso, ch'è spazio ed armonia
d'un sistema solare che cammina.
Eppur si muove l'universo intero
e nessuno mortale e mondi e stelle
potrà toccare con impuro piede.
Forse i corsi avvenenti nel mistero
o catarsi fatale di ribelle
daranno luce a trinità di fede.
SPIRITO LIBERO
E' la cattedra il tempio del sapere
che produce gl'incontri e li matura
nello spazio concreto delle sere
per valutare l'attimo ch'epura
libero spirto da lusinghe e spere
di miraggi incostanti e di pastura.
Scegliere è segno che trasforma l'ere
accompagnate da clessidra e arsura
di nobiltà suprema che rinnova
esistenza passata e fa gli ammanti
ad amplessi novelli e al divenire.
Muove tenaci affetti ed indi trova
il riposo privato negli incanti,
se fato stolto non contorce spire.
I VUOTI TESCHI
Perché cotanti giovani impulsivi
rinnegano discorso e patimenti
della stirpe vetusta, e secchi i rivi
rendono di cultura e sacramenti?
Un'epoca dilata e già passivi
rende bilanci di comuni intenti
e le stìmmate edaci fanno attivi
i dolori di memori innocenti.
Secoli ed usi passano fugaci,
e non batte all'incudine il martello:
divertimenti di notturno amplesso
giòvano all'alma d'oscurate faci.
Il discorso papale è poverello,
mentre piaghe sconoscono nel sesso.
CONGEDO
Addio, penna feconda! A te le Muse
e le divine Grazie amiche fûro
sulle pendici, di memorie effuse.
Sotto la quercia d'abito maturo,
il baleno dell'estro si diffuse
indicando sorgiva. Oh quanto è duro
il ritornare a valle, e voci chiuse
portare seco dal Parnaso impuro!
Lascio il passo agli amici per congedo
e mi riposo all'ombra di ginestra
e guàrdo muto la deposta penna,
che nessuno raccoglie; e mi ravvedo
che silente ripiega, e da finestra
l'urlo pesante arriva dell'antenna.
NOZZE
Giovani di cresciuta vigorìa
aprono gli occhi e scelgono compagna
per tirocinio e libera armonia
di conoscenza d'indole e di lagna,
onde correre poscia a giusta via
in sanità di sorte e di campagna,
di villa aperta o di città che svìa
l'unità di famiglia per cuccagna.
Per tempo giunti alla comune sorte,
senza intrighi di vendita e valute,
proni all'ara ripetono solenne
la volontà di vivere e di morte.
E pacìfica scorre la salute
se nel discorso restano le penne.
ROMANITA'
Dopo Didone e le feroci ondate
tocca il figlio d'Anchise ignote sponde
e ripercorre il Lazio in più giornate,
e sul Tevere fulvo cure fonde:
la patria vendicare e le fiammate.
La novella progenie ardore infonde
e da Romolo e Remo in tracce arate
Roma nasce e la forza ne diffonde.
Crolla Grecia e nel sangue vive Enea:
Roma è l'Urbe di terre conosciute:
Elvezia, Belgio, Gallia, ed Aquitania,
Germania, Spagna, Egitto e Galilea,
la Palestina ed altre più temute.
In esse è l'orma e il sangue di Giordania.