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Elio Borchetta, nato a Luzzi (CS) il 4 settembre 1951, studio/abitazione in Via Palladio, 30   20011 - Corbetta ( MI ).

Pittore surrealista autodidatta predilige la pittura ad olio ma anche l’acrilico. Membro del gruppo “Amici nella Cultura” di Sedriano.

Ha esposto in varie mostre personali e collettive, tra cui: Trofeo Durer, Museo della Scienza e della Tecnica, Galleria Modigliani di Milano, Pomero di Rho ecc.

Hanno scritto di lui pittori e critici: G. Chianello – E. Masuzzi – L. Prada – E. Salvotti – G. Seveso ed altri.

Abitazione e studio Via VIA PALLADIO, 30

20011 - CORBETTA ( MI )

 

Tel. 02 97271176

Cell. 3888622604

E-mail: elio.borch@alice.it

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Metamorfosi di farfalla
Autoritratto
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Regno vegetale 2
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L'amore universale
Regno vegetale 1
Inconscio-2
La chiesa
Inconscio-3
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Il re in esilio
Esaltazione
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L’inconscio oltre 

l’ immaginazione

Dai paesaggi dolci e luminosi della terra natia ai mondi fantastici. È cosi che si esprime Elio Borchetta, la sua sensibilità non ha confini, il passare dal nostro mondo ad altri mondi fantastici è dovuto allo stato d’animo del momento, Elio ha la facoltà di vagare con il suo spirito fantasioso attraverso le galassie della fantasia e di memorizzare sulla tela ciò che lui riesce a vedere e interpretare, perché quelle forme che a prima vista possono sembrare insignificanti, hanno invece un significato ben preciso e le forme e il colore convivono fra loro con armonia. Comunque, tutto questo discorso, può anche servire a nulla dopo aver visto le tele di Elio Borchetta, perché io sostengo con convinzione e fermezza che un pittore si presenta da sé attraverso i suoi quadri, in quanto il quadro è lo specchio dell’anima, infatti Elio dipinge non solo con il colore, ma con il sentimento.  

                                  (Carlo Ciceri)

La pittura di Elio Borchetta non ci invita ad osservare la natura attorno a noi, ma ci fa piuttosto pensare, ad una prima lettura, alla natura vista dal suo interno, nei suoi spazi infracellulari o subatomici. Ma guardiamo meglio quei piani soffusi di luce, quelle forme che dall’astratto sembrano premere verso una concretizzazione, ma conservano la suggestione di misteriosi oggetti intravisti appena fra la folla dell’inconscio, e saremo tentati di vedere nei quadri di Borchetta degli empirei danteschi, mistici regni del cerchio e della sfera, o, al contrario, inquietanti visioni di un altrove e di un aldilà alieno. Ma c’è anche un’altra chiave di lettura: luce e forme mi fanno pensare alla acuta sensibilità della prima infanzia, in cui tutto è nuovo e gli oggetti sono forme da toccare, sentire, conquistare con tutti i sensi.

              (Edmondo Masuzzi )

Elio Borchetta opera in direzione di una sospensione quasi metafisica delle figure e delle atmosfere, che del resto si collocano di tutta evidenza nel gran solco della pittura d’ispirazione surrealista. E di questo solco il suo temperamento sembra aver prescelto il lato più esoterico e misticheggiante, fatto di emblematiche presenza, di monumenti e architetture visionarie. Si tratta, per lui, dunque di un surrealismo sciolto dalle grammatiche figurative e da possibili componenti ironiche o autoironiche, e che anzi si definisce tutto nella fitta autonomia dell’invenzione.

                          (Giorgio Seveso )

Elio Borchetta, nato a Luzzi (Cosenza) nel 1951. Surrealismo. Membro del Gruppo "Amici della Cultura" di Sedriano. Ha esposto in varie mostre personali e collettive, tra cui Trofeo Durer, Museo della Scienza e della Tecnica, Galleria Midigliani di Milano, Pomero di Rho. Hanno scritto di lui i critici: Chianello, Masuzzi, Prada, Salvotti ed altri. Quotazioni minime: olio cm 30x40 L. 600.000".

Questo è quanto si legge nella Guida ragionata delle Belle Arti (Annuario n. 22, Comed 1995) su Elio Borchetta, artista di Luzzi (Cosenza) trapiantato a Milano da circa un quarto di secolo.

Sin da quando frequentava le scuole medie a Luzzi e, poi, l'Istituto Magistrale a Cosenza, Elio ha sempre mostrato una particolare inclinazione verso la pittura. All'inizio è copista per puro passatempo, poi, durante il servizio militare, i primi schizzi, in cui, dalle tensioni interiori, scaturiva una visione più personale dell’arte. All'età di vent'anni Elio Borchetta si trasferisce con tutta la famiglia a Milano dove ha la possibilità di frequentare numerosi circoli artistici. E' il periodo in cui l'artista trova la sua personalità nella pittura approdando spontaneamente alla corrente del Surrealismo.

Eddy Masuzzi, noto critico d'arte, ha scritto di lui "... Conoscere la sua pittura, per me che amo l'arte non da critico ma da appassionato, ha significato innanzi tutto riflettere sullo stretto legame fra arte e subconscio, ed apprezzare il lato magico e simbolico di un linguaggio che va oltre le parole, e sfugge ad una spiegazione razionale".

Un altro critico d'arte, Gaurizio Chianello, così presenta le opere di Elio Borchetta: "Ogni sua opera è un'espressione del suo inconscio, ha un linguaggio misterioso, continuamente silenzioso ma penetrante, non lascia spazio alle distrazioni perché di per se è possessiva. Il Surrealismo di Elio Borchetta, portato sulle tele, è come soave poesia declamata con voce sommessa ma, calda e penetrante, attraente e misteriosa e da cui il lettore si sente irresistibilmente preso e partecipe di inconscia soavità". L'artista luzzese descrivendo la genesi delle sue opere, fa proprio riferimento ad una pittura del subconscio. "L'idea nasce in determinati momenti psicologici, e preme per venire alla luce. In quei momenti, però, non ho davanti un'immagine finale, un quadro d'insieme: quando disegno il bozzetto la mano si muove da sola, seguendo un procedimento spontaneo, automatico, anche se so già quali colori voglio usare nella versione definitiva. Al momento di riprodurre il bozzetto sulla tela -continua ancora l'artista di Luzzi- rispetto alla lettera, in forme e proporzioni, la mia prima intuizione, proprio per non tradire la forma originaria. E quando ho finito il quadro mi sento appagato, arricchito, ricaricato. Voglio scoprire me stesso, continua Borchetta, anche attraverso il mondo in cui il pubblico interpreta i miei quadri, e continuerò ad approfondire questa ricerca finché non avrò trovato le risposte che cerco".

Degli sviluppi successivi della sua arte, Borchetta parla con una certa ironia "Mi seccava un po' far vedere i miei nuovi quadri, con quelle forme rigonfie, che mi risultavano razionalmente così incomprensibili. Finché un giorno un mio amico, all'Accademia di Brera, mi disse "Ma tu sei un Surrealista! E cioè? gli chiesi. Ero assolutamente digiuno di teoria, e questo amico mi diede la bibliografia necessaria per poter studiare e sperimentare..."

Questo fervore di ricerca dura tuttora in Elio Borchetta, anche se la sua pittura ha conosciuto un'evoluzione: "...l'artista -scrive ancora Masuzzi- si è lasciato alle spalle colori cupi, angoli e spigoli, marcate e allucinate atmosfere surrealiste, o, in qualche caso, metafisiche, ieratiche figure umane che sanno di archetipo junghiano. Rimangono, però, alcuni elementi fondamentali di quell'intenso misticismo che costituisce il centro della sua pittura: ad esempio le punte sullo sfondo che l'artista considera ormai una sorta di firma... Restano anche del primo periodo, le forme oblunghe o arrotondate che ricordano il mondo vegetale, magari visto dall'interno, ma soprattutto richiamano visioni di altri mondi, rotanti attorno a stelle lontane, o vicinissime a noi, nello spazio fra le cellule o fra gli atomi... Il tutto è presentato con colori chiari, soffusi, mescolati con gradualità: i verdi, azzurri, violetti, i gialli di una natura assimilata interiormente e ricreata, su un piano diverso di realtà. I colori, appunto, di una remota età dell'oro".

Elio Borchetta, pur essendo un pittore surrealista, non disdegna la pittura naturalistica: scene bucoliche, campagne, casolari, contadini, cavalli, buoi. Si può dire che il pittore luzzese, con le opere ispirate alla civiltà contadina, opera un importante recupero di carattere sociale, perché da un contributo alla riscoperta e alla valorizzazione di un mondo che va pian piano scomparendo, ma che rimane scolpito nell’animo di questo artista sensibile e innamorato della sua terra.

Nonostante il lungo periodo vissuto al nord, l’artista di Luzzi, quindi, rimane un pittore meridionale, nel senso che sarebbe impensabile la sua pittura ispirata alla civiltà contadina se non collocata nel contesto della realtà culturale e sociale del Mezzogiorno, pur se è evidente il tentativo di dare a questa realtà uno spessore ed una rappresentazione comprensibile anche a coloro che questa realtà l’hanno conosciuta solo attraverso i libri e i giornali.

Possiamo senz’altro dire che, Elio Borchetta è un emozionato interprete della maestosità della natura con le mutazioni di tonalità del paesaggio, secondo le stagioni, e, con le sue tele, egli ci trasmette un messaggio, che è di serenità, di amore per la propria cultura, per la propria gente, le proprie tradizioni, le proprie radici.

Più si allarga la visione del mondo e più si perde la felicità delle cose semplici, e per questo Elio vorrebbe ottenere dalla campagna, dalla natura, la felicità che non trova in mezzo alla gente.

                                                                                                                 Antonio La Marca

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