Sergio Tarsitano, nasce a Fagnano Castello nel 1947. Giovanissimo si trasferisce a Cosenza con tutta la famiglia per ragioni lavorative dei suoi genitori. Qui frequenta la scuola dell’obbligo, per poi iscriversi all’Industriale “Monaco”. Trasferitosi poi a Luzzi, diventa molto attivo sul territorio prima come sostenitore della Pro Loco nei primi anni ’80, poi come consigliere comunale ricoprendo la carica di assessore ai Lavori Pubblici. Durante la sua vita ha esposto a Fagnano Castello, dove vendette tutti i suoi quadri, e poi anche a Luzzi. Predilige le materie scientifiche, perché molto attratto dalla matematica e dalle figure geometriche, nelle quali trova numerosi riscontri con il mondo che lo circonda e di conseguenza con la pittura. La matematica, la logica, la geometria gli fanno amare anche la filosofia, con la quale ne individua diversi parallelismi. E’ attratto in particolare dal triangolo, che ritiene simbolo dell’essenzialità anche della vita. Di conseguenza guarda anche al cuore del messaggio religioso, senza fronzoli, consistente in quei valori e pochi dettami che servono per guidare la sapienza dell’uomo. Sergio Tarsitano è un osservatore profondo della realtà, dello scibile umano, ne resta incantato scrutando il volto della gente, l’immensità dei cieli, la natura con tutti i suoi aspetti.
Un regalo in denaro, da parte dei suoi genitori, per gli ottimi voti conseguiti a scuola, il giovane Sergio lo impiega per acquistare tutto l’occorrente per dipingere. La sua prima produzione gli risulta alquanto repellente, ma agli occhi della madre era bellissima, la quale con infinita dolcezza lo sprona ad andare avanti. Inizia così il cammino da autodidatta di Sergio Tarsitano pittore.
Gli viene congeniale ricorrere alla pittura Guachè detta anche a Guazzo. Il colore è reso più pesante e opaco, con l’aggiunta del bianco mescolato con la gomma arabica. Il risultato è quello di un colore più coprente e più smorto rispetto al normale colore a tempera. Frequenta persone che lo stimolano, lo incuriosiscono, come il maestro elementare Ciccio Bruno noto per la sua passione per l’arte, che ancor di più lo incoraggiano nell’uso dei pennelli. Molti sono gli amici, che lo apprezzano sia come uomo sincero e generoso, e sia come artista. Fra tante, l’amicizia cin il noto cantautore Paolo Conte, conosciuto in modo fortuito con uno sguardo reciproco interrogativo, e che ha segnato non poco la sua esistenza, per approfondire e dibattere sull’essenzialità dell’uomo.
Nei suoi dipinti è presente spesso il cavallo, simbolo di libertà, di fierezza, di mitezza. Scopre di essere ammalato di Parchinson, il secondo giorno del suo pensionamento. Una notizia che lo prostra profondamente. “Io che ero affascinato dal camminare sui sentieri del Pollino e, ammirare le bellezze del creato, passeggiare soprattutto durante la notte perché riuscivo a ritrovare ancor di più me stesso, e la mia libertà di uomo, ora debbo rinunciare a tutto ciò che ho amato per tutta la vita”. Intensifica così l’hobby della pittura, tramite la quale con la fantasia e i ricordi ritorna ai momenti lieti e spensierati della sua libertà. Intensifica l’uso del pennello, e si concentra nel realizzare soprattutto miniature che gli consentono di effettuare movimenti lenti e precisi. Circondato dall’affetto dei suoi cari e degli amici, polarizza intorno a se molte persone grazie all’arte, che lo sostiene e lo emoziona come non mai, contribuendo non poco a fargli amare la vita.