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Ottavio ALFANO

* Luzzi 18 novembre 1882  + Luzzi 5 luglio 1956

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L' istantanea e la posa. Ottavio Alfano. Fotografie 1909-1952

di  Ottavio Cavalcanti

Editore: Rubbettino

Collana: Saggi e documenti

Anno edizione: 2010

In commercio dal: 30/09/2010

Pagine: 297 p., ill. , Rilegato

Ottavio Alfano

di Ottavio Cavalcanti

Il maestro, la camera, il borgo

Ottavio Alfano era un maestro di scuola elementare nel paesino di Luzzi, sulla Sila, agli inizi del Novecento. Quindi la Storia si è dimenticata di lui, se mai ne ha avuto notizia. Ma lui non si dimenticò della Storia. Di antica famiglia, mazziniano e massone, positivista e modernista, colto e un po' dandy (così almeno, elegante e blasé, tenne a mostrarsi nei suoi autoritratti giovanili), era l'incarnazione tipologica perfetta del piccolo intellettuale meridionale dell'età giolittiana. Incontrò la fotografia per caso, da studente, e non ne seppe mai fare un uso sofisticato: le seicento immagini che ci ha lasciato sono spesso sfocate, mosse, mal composte. Dunque anche la Storia della fotografia, almeno quella un po' supponente e elitaria che conosciamo, non si è occupata di lui.

Lo ha fatto un suo concittadino di oggi, Ottavio Cavalcanti, docente di Storia delle tradizioni popolari all'Università della Calabria (dunque, e non per caso, uno studioso di cultura materiale), raccogliendo quell'album e disponendolo con intelligenza sullo sfondo della vicenda nazionale, in un volume dal titolo L'istantanea e la posa (Rubbettino editore) che è un piccolo miracolo di storiografia fotografica vera, una microstoria preziosa, che ci dice mille cose sul ruolo che la fotografia come strumento tecnico riuscì a svolgere davvero, nelle pieghe più nascoste della società italiana.

Alfano fu un fotoamatore di un genere molto particolare, uno di quei notabili, borghesi o aristocratici, che nel Sud dell'Italia ancora disunita sentirono in qualche modo il richiamo della modernità e il dovere di portarvi dentro la propria comunità ancora arcaica e senza tempo, e colsero al volo l'opportunità tecnologica che dava loro la nuova pratica della fotografia per offrire (scrive un'attenta lettrice di immagini come Marina Miraglia nell'introduzione) "la propria sofferta testimonianza umana della crisi di quel mondo".

Non è così facile trovare studiosi, e libri, che riescano a recuperare micro-tesori storiografici e culturali come questo senza cadere nel vernacolare nostalgico delle pubblicazioni di paese coi titoli nostalgici, la prefazione del sindaco (c'è anche qui, ma non fa danni),  e le fotografie virate nell'insopportabile e incongruo color seppia. Ho già scritto più volte che l'eredità dei fotografi di paese dovrebbe essere messa al sicuro, ma non sempre i modi sono quelli appropriati. Questo è un esempio da seguire.

 

Il fondo fotografico Alfano in una pubblicazione a cura di Ottavio Cavalcanti. Una immagine parla più di cento parole, si sa. Ma quando abbiamo visto, in anteprima, le fotografie di Ottavio Alfano, ritrovate e superbamente sistematizzate dal prof. Cavalcanti, abbiamo scoperto una dimensione diversa del nostro territorio. La banca ha immediatamente accettato di sostenere la pubblicazione dell’opera, insieme al Comune di Luzzi, vista l’importanza oggettiva del fondo. La scoperta è cominciata dalla stessa storia personale di Alfano, nobile figura di educatore luzzese, la cui storia incrocia quella del Credito Cooperativo fino a sfiorare la stessa BCC Mediocrati. La nostra Banca, infatti, è sorta alla fine del Novecento, per l’esattezza il 13/12/1999, dalla fusione di tre banche preesistenti, le BCC di Bisignano, Luzzi e Rota Greca. Quella luzzese era una cooperativa fondata nel 1957. Ma esisteva, in Luzzi, una Cassa Rurale ancora più antica, fondata il 2 settembre 1905 dall’instancabile Don Carlo De Cardona. Quella Cassa Rurale non sopravvisse alla crisi degli anni 30 e proprio Ottavio Alfano, nel 1934, fu chiamato al suo capezzale con l’incarico di commissario liquidatore. La lucidità con la quale Alfano individua ed indica l’unica via d’uscita ad una situazione ormai compromessa, non sottrae nulla all’umanità con la quale svolse il suo compito. Le falle, che egli descriveva come infinite nel verbale del 7 maggio 1936, non erano più riparabili. Non tutti sono capaci di tale consapevolezza e ciò, spesso, è causa di disastri ancora peggiori. Coerentemente, invece, Alfano affronta il dilemma tra casi umani e interesse collettivo, e consiglia con “umana fermezza” ai creditori di non oltrepassare la linea del consentibile, che altro non avrebbe prodotto se non il rischio di trasformare il debitore in cadavere. Una considerazione tutt’altro che banale, se rapportata al vero e proprio panico di quel tempo e alle drammatiche difficoltà economiche dell’intero territorio. Qui si evidenzia lo straordinario valore del fondo fotografico lasciato da Ottavio Alfano. Fotografie che testimoniano una realtà che sembra lontanissima da noi e che, invece, è giusto dietro l’angolo. Non è passato tanto tempo, in fondo, dalla terra battuta delle strade cosentine, o dalle capanne di legno dell’altopiano silano. Le piazze, le strade, i paesaggi, sono ancora quelli che viviamo oggi e che abbiamo il dovere di tramandare ai nostri figli e ai figli dei loro figli. Per tornare alle immagini, la bellezza delle inquadrature di Alfano è seconda solo al fascino della cornice. Riguardo alla persona, la caparbietà con la quale svolse la sua lunga vita da insegnante, piuttosto che il ruolo di commissario liquidatore, si sintetizza in una frase colta dai suoi appunti: “La vita consapevole è fonte di tutti i miglioramenti”.

Il libro, edito da Rubbettino.

Il fondo fotografico Alfano in una pubblicazione a cura di Ottavio Cavalcanti

 

“La consapevolezza, fonte di tutti i miglioramenti”

Una immagine parla più di cento parole, si sa. Ma quando abbiamo visto, in anteprima, le fotografie di Ottavio Alfano, ritrovate e superbamente sistematizzate dal prof. Cavalcanti, abbiamo scoperto una dimensione diversa del nostro territorio. La banca ha immediatamente accettato di sostenere la pubblicazione dell’opera, insieme al Comune di Luzzi, vista l’importanza oggettiva del fondo. La scoperta è cominciata dalla stessa storia personale di Alfano, nobile figura di educatore luzzese, la cui storia incrocia quella del Credito Cooperativo fino a sfiorare la stessa BCC Mediocrati. La nostra Banca, infatti, è sorta alla fine del Novecento, per l’esattezza il 13/12/1999, dalla fusione di tre banche preesistenti, le BCC di Bisignano, Luzzi e Rota Greca. Quella luzzese era una cooperativa fondata nel 1957. Ma esisteva, in Luzzi, una Cassa Rurale ancora più antica, fondata il 2 settembre 1905 dall’instancabile Don Carlo De Cardona. Quella Cassa Rurale non sopravvisse alla crisi degli anni 30 e proprio Ottavio Alfano, nel 1934, fu chiamato al suo capezzale con l’incarico di commissario liquidatore. La lucidità con la quale Alfano individua ed indica l’unica via d’uscita ad una situazione ormai compromessa, non sottrae nulla all’umanità con la quale svolse il suo compito. Le falle, che egli descriveva come infinite nel verbale del 7 maggio 1936, non erano più riparabili. Non tutti sono capaci di tale consapevolezza e ciò, spesso, è causa di disastri ancora peggiori. Coerentemente, invece, Alfano affronta il dilemma tra casi umani e interesse collettivo, e consiglia con “umana fermezza” ai creditori di non oltrepassare la linea del consentibile, che altro non avrebbe prodotto se non il rischio di trasformare il debitore in cadavere. Una considerazione tutt’altro che banale, se rapportata al vero e proprio panico di quel tempo e alle drammatiche difficoltà economiche dell’intero territorio. Qui si evidenzia lo straordinario valore del fondo fotografico lasciato da Ottavio Alfano. Fotografie che testimoniano una realtà che sembra lontanissima da noi e che, invece, è giusto dietro l’angolo. Non è passato tanto tempo, in fondo, dalla terra battuta delle strade cosentine, o dalle capanne di legno dell’altopiano silano. Le piazze, le strade, i paesaggi, sono ancora quelli che viviamo oggi e che abbiamo il dovere di tramandare ai nostri figli e ai figli dei loro figli. Per tornare alle immagini, la bellezza delle inquadrature di Alfano è seconda solo al fascino della cornice. Riguardo alla persona, la caparbietà con la quale svolse la sua lunga vita da insegnante, piuttosto che il ruolo di commissario liquidatore, si sintetizza in una frase colta dai suoi appunti: “La vita consapevole è fonte di tutti i miglioramenti”. Il libro, edito da Rubbettino, sarà presto in tutte le librerie.

Francesco Faeta interviene sulla figura di Ottavio Alfano, fotografo di Luzzi tra il 1909 e il 1952.

Occasione è la presentazione del volume "L'istantane e la posa" di Ottavio Cavalcanti (Rubbettino, 2010) che si è tenuta nella Sala delle conferenze dell'Assindustria di Cosenza nel mese di giugno 2011.

SOPRAVVIVERE IN UN FOTOGRAMMA

Di Gianfranco Donadio

La raccolta fotografica di Ottavio Alfano rappresenta un'interessante ricostruzione della storia di Luzzi, della sua gente, dei luoghi anche di altre comunità prima dell'avvento delle grandi trasformazioni del territorio, conseguenti al boom economico ed edilizio degli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, che stravolse il volto, fino ad allora immutato, dei centri abitati. "L'istantanea e la posa" di Ottavio Cavalcanti, (Rubbettino) è un volume che recupera l'interessante documentazione di un fotoamatore dei primi anni del secolo scorso. Anche la documentazione fotografica rientra nell'accezione di "bene culturale", così come l'arte popolare, il folklore, le testimonianze della tradizione orale, l'architettura anonima, il dialetto, i manufatti più umili, i documenti manoscritti inediti, le fonti d'archivio parrocchiale, le processioni, i canti, le sagre e le feste popolari.

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