Tarcisio PINGITORE è nato a Luzzi (CS) nel 1952 dove risiede. Artista di temperamento riflessivo, riversa nelle sue opere la forte tensione mentale che sempre lo sostiene. Non sfuggono alle sue riflessioni sull’arte (Pingitore si interessa anche di critica d’arte) le esperienze internazionali coeve ai suoi esordi. Sono gli anni della Pop art, dell’arte Povera, del Concettuale assimilati e filtrati da una personale cifra estetico-sociologica che è lo “scarto” su cui si fondano molte sue interessanti opere.
Partecipa nell’ 80 alla mostra " Dis/ Ambient/ Action-3" all’Accademia di Belle Arti di Catanzaro. Espone nel 1980 al Centro Vidicon di Milano nella mostra "Cronaca: lo spazio sot-tratto"; nel 1981 “Cinque anni di ricerca informale in Calabria, Badia forense, San Giovanni in Fiore (CS). Nel 1983 "L’erranza poetica" Concrega di S. Maria Maggiore, Taverna, (CZ). Nel 1988 personale alla Galleria d’Arte "Gruppo" 10, Roma. Personale nel 1990 "Come Arte" Museo nazionale della Scienza e della Tecnica, Milano. 1991 Im-magìa , personale alla Juliets’ Room Galleria d’Arte Trieste. Nel 1994 "Arte Fiera" , New York. Nel 1997 "Nel segno del dono" , Castello Svevo, Cosenza. Nel 2000 "Documentary" Centre of Contemporary Art, Bayswater ( Australia). Nel 2002 personale al Centro “ Di Sarro” di Roma.
Tarcisio PINGITORE
studio : Via Ina Casa
87040 - Luzzi (Cosenza)
tel. 0984 549048
cell. 328 1975724
e-mail : tarcisiopingitore@libero.it
E' un fatto importante e significativo che nella nostra cittadina finalmente qualcuno cominci a studiare in modo organico e con senso critico le numerose opere d'arte presenti nella stessa Luzzi.
Lo fa in questa modesta ma validissima pubblicazione Tarcisio Pingitore, giovane artista e critico d'arte, spinto dall'amore e dall'interesse per i beni storici ed artistici, e nello stesso tempo sorretto da quell'acume storico-estetico-stilistico che distingue e qualifica il vero studioso.
E' un lavoro senza dubbio intelligente ed ardito in cui lo studioso affronta, oltre la lettura culturale e contenutistica di alcuni dipinti inediti e di pregevolissima fattura, anche il difficile problema della loro attribuzione, della loro paternità artistica.
E certamente non è cosa da poco, né semplice, perché affrontare e portare a termine un lavoro di critica d'arte, si sa, è difficile ed assai difficoltoso, a maggior ragione quando le opere in esame non sono né firmate né documentate e quindi la loro identificazione non è sempre agevole.
Questo è il terreno specifico in cui si è cimentato Tarcisio Pingitore e su questo terreno lo studioso ha dato i contributi più solidi: con una documentazione bibliografica attenta e puntuale, purtroppo, giustamente, fin dove le fonti l'hanno permessa. Lo studio del giovane critico esce e si pone, non c'è dubbio, come calda ed accorata ipotesi di lettura e dà la possibilità a tutti, esperti e profani in materia d'arte, di entrare nello spirito e nei contenuti di queste bellissime tele, forse poco note a molti luzzesi.
E' uno studio felice, ripeto, perché oltre che suggerire e guidare la lettura stilistica ed estetica dei dipinti, ne propone in modo coraggioso e orgoglioso anche l'attribuzione à grandissimi maestri napoletani del '600, quali Luca Giordano e Francesco Solimena.
Ma è anche un rilevante contributo alla storia dell' arte ufficiale e alla cultura luzzese. Il lavoro va indubbiamente apprezzato per queste sue modeste, ma oggettive qualità critiche. Esse non pretendono di aver risolto nella loro totalità i molteplici problemi artistico-culturali, ma vogliono creare l'inizio e le premesse, onde approfondire, oltre che continuare, il dibattito sulla presenza dell' arte a Luzzi.
Umile Altomare
LA CHIESA E IL CULTO DELLA MADONNA DELLA CAVA A LUZZI : STORIA E SPIRITUALITÀ DI UN'APPARIZIONE MARIANA
Soveria Mannelli : Rubbettino, © 2001
Il libro ricostruisce la vicenda dell'apparizione della Madonna della Cava a Luzzi, cittadina calabrese, sul finire del XVI secolo. La trattazione non si preoccupa, se non marginalmente, di accertare la veridicità storica dell'apparizione, ma, attraverso fonti di archivio e di reperti inediti, ricostruisce situazioni e circostanze rimaste a lungo nell'ombra.
ISBN: 88-498-0040-1
Fortemente radicato nella coscienza umana di ogni fedele, a Luzzi il culto della Madonna della Cava da oltre quattro secoli continua a manifestarsi con rinnovato e solenne fervore spirituale. Tale profonda venerazione, che con minore incidenza si è anche propagata in altri paesi del cosentino, é legata all'apparizione della Madonna a Luzzi, sul finire del XVI secolo.
Nel luogo del miracolo vengono edificate prima una cappella e poi l'attuale chiesetta, che tramandano la memoria del portentoso evento e le connesse espressioni di religiosità popolare scaturite dalla stessa pratica devozionale.
In ambito locale, tuttavia, sulla stessa vicenda mariana e sul relativo culto, a causa di una insufficiente e distorta conoscenza degli eventi che hanno caratterizzato la storia del santuario, da tempo si avvertiva l'esigenza di effettuarne uno studio con una ricognizione organica ed il più possibile obiettiva. Da questa necessità di fondo è, dunque, nata l'idea del presente libro.
La trattazione, se da una parte, volutamente (per la mancanza di probanti elementi di valutazione, coevi al periodo del miracolo) sfiora appena l'accertamento sulla veridicità storica dell'apparizione, dall'altra, però ne documenta tutto il suo sviluppo mistico-cultuale, con aggiornamenti (resi quasi in via definitiva) su aspetti ancora poco noti o pressoché inesplorati prospettandone così nuovi ambiti di ricerca e di analisi critica. Le notizie, attinte da fonti di archivio a da altri reperti inediti, hanno consentito di mettere a fuoco, e in luce, situazioni e circostanze per lungo tempo rimaste in ombra e controverse. Ciò è emerso soprattutto riguardo al piccolo edificio chiesastico, del quale sono state fornite considerazioni sia in merito alla fondazione che al suo graduale assetto architettonico; così come per l'isolato campanile che campeggia sul colle "Caruso", sempre ignorato dagli studiosi locali, ne è stata ricostruita la sua cronologia storica, compresa la descrizione della due campane che ospita all'interno.
Uguale importanza, infine, è stata riservata alle opere d'arte presenti nella chiesa, tra le quali rivestono molta rilevanza quelle riguardanti l'iconografia del miracolo mariano della Cava, esemplata in dipinti e sculture risalenti al Sette e all'Ottocento.
Mi auguro che il libro, frutto di un appassionato lavoro, pur non avendo la pretesa di offrire una disamina esaustiva sull'argomento trattato, possa comunque costituire un primo e modesto contributo per chi volesse, in futuro, intraprendere più organici e approfonditi studi.
Tarcisio PINGITORE
I Firrao
Principi di S. Agata e Luzzi
Fra storia e committenze artistiche nei secoli XVII e XVIII
Quella dei principi Firrao, conosciuta sin dai tempi dei Normanni, fu una delle più autorevoli famiglie del patriziato cosentino e, più in genere, del regno di Napoli.
Questo volume, anche in relazione ai loro feudi calabresi, ripercorre la storia dell’illustre famiglia, la quale, tra l’altro, annovera un viceré di Sicilia, due Cardinali (uno nominato anche segretario di Stato) e un poeta di valore.
Inoltre, il libro, grazie all’ausilio di un’ampia iconografia e alla presentazione di documenti inediti del ‘600, analizza, in modo più approfondito, le varie e importanti opere d’arte commissionate dai Firrao, per lo più a Napoli, durante i secoli XVII e XVIII.
Presentazione del libro “I Firrao” principi di S. Agata e Luzzi di Tarcisio Pingitore
Letto questo stimolante testo, sfogliato in bozza e interessato alla lettura, foglio dopo foglio, devo dire che anche la gestualità per accedere alla sostanza dello studio, ha contribuito, a ricondurmi, quasi per inevitabile deformazione professionale, alla lettura di schede, che la Soprintendenza, non senza qualche difficoltà acquisisce allo scopo d’arricchire la conoscenza e la catalogazione del patrimonio monumentale e storico-artistico della regione.
E’ un arricchimento continuo e capillare che a volte, da altri fonti diverse da queste bibliografiche, viene offerto all’Istituto da appassionati studiosi e ricercatori, quali appunto, il Pingitore.
Mi sembra quindi di non sbagliare nel riconoscere in questo testo, scritto con piena, accessibile scorrevolezza, una considerevole valenza utilitaristica per gli addetti ai lavori, se è vero, come è, che emerge sempre e con pressante attualità, il concetto che è indispensabile conoscere per tutelare, conservare, restaurare, e Dio solo sa quanto la Calabria del proprio patrimonio culturale, di tutto ciò, ha imperioso bisogno.
Ritengo quindi sempre più valido, citandomi, che non si fa un discorso nuovo nel dire che il momento primario, in un intervento restaurativo, è sicuramente la conoscenza del territorio, raggiunta con le indagine storiche, gli studi ed i rilievi, sì da pervenire ad un totale riconoscimento dell’area indagata. Il Pingitore, nella ricerca appassionata sui Firrao, feudatari di Luzzi, produce un interessante contributo nel percorso della storia del patrimonio storico artistico calabrese, disseminato di documenti così complessi, specie se indagati sul campo, da dover essere cercato e studiato con l’ausilio di diverse discipline, l’ambiente storico, sociale, economico, il linguaggio figurativo, le espressioni storico-artistiche che si sono avvicendate nei secoli. Vicende di vita religiosa, politica e culturale che hanno trovato, in questa regione, un clima favorevole per una loro incisiva affermazione.
Il patrimonio artistico calabrese legato alla committenza patrizia o religiosa, si presta ottimamente ad un’indagine che tenga conto dei necessari confronti con le altre regioni meridionali, ma è anche significativo come punto di riferimento a scala nazionale. Ed è ciò che Tarcisio Pingitore, sulle tracce del nobile casato dei Firrao, fa, con ricerche condotte anche a Napoli, e, in ciò non posso esimermi dallo scorgervi quasi un sentimentale intento di “Europizzare” questa antica ma negletta terra di Calabria, obiettivo quanto mai attuale in questo momento in cui si concretizza l’appuntamento comunitario.
Arch. Aldo Ceccarelli
Soprintendente per i Beni Ambientali
Architettonici Artistici e Storici della Calabria
Marzo1993
Storia del convento e della chiesa dei minimi di Luzzi
Indagine storiografica che esamina la vicenda del cenobio paolotto dall’anno della sua fondazione fino a quello della soppressione avvenuta nel 1809, per poi seguirne il riutilizzo attraverso le varie funzioni d’uso civile a cui fu destinato. Assieme alla storia del convento viene presa in esame anche la vicenda storica dell’annessa chiesa. Uguale attenzione, inoltre, è stata riservata alle consuetudini di devozione popolare espresse da parte dei luzzesi attraverso San Francesco.
Tarcisio Pingitore -
"Giuseppe Cosenza (1846-1922) -
Il pensiero dipinto dal Realismo al Simbolismo" -
Edizioni Pubblisfera (2011)
(con una nota critica di Gianluca Berardi)
"Finalmente una monografia approfondita, sia dal punto di vista documentario che da quello iconografico, su Giuseppe Cosenza. Cosenza è stato uno dei protagonisti dell'epoca d'oro della scuola napoletana tra anni '70 e anni '80 dell'Ottocento, grazie alla sperimentazione di una innovativa pittura di luce aggiornata a livello internazionale tramite l'esempio di Mariano Fortuny y Marsal. Molto interessanti anche l'aspetto di "analisi-scrittore", come l'aggiornamento alla temperie simbolista di fine secolo. In sostanza una monografia che rappresenta un altro passo decisivo verso la vera e propria riscoperta dei grandi maestri del XIX secolo di formazione partenopea."
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