Silvio La Marca nasce a Luzzi (CS) il 19 maggio 1938.
Geometra prima e impiegato statale nelle Poste poi, l'Autore, nel corso della sua vita, si occupa attivamente anche di politica e ricopre a Luzzi la carica di Vice Sindaco.
Amante della cultura, non trascura la lettura e l'apprendimento, e non smette mai di leggere i grandi della letteratura italiana: Dante, Petrarca, Manzoni, Foscolo, Leopardi.
Dopo la pensione costituisce l'Associazione culturale " I ragazzi per il teatro " e si dedica all'attività teatrale, ma si diletta anche a mettere su carta i suoi trascorsi, trasmettendo passioni e sentimenti reconditi della sua vita vissuta.
Nel 2002 pubblica il suo primo libro " Grappoli e Lampi ", poesie, prose e memorie dialettali - prefazione di Salvatore Corchiola. Nel 2015 pubblica il romanzo "L'Amore al tempo dell'Onore" , con l'Editore Brenner.
“Grappoli e Lampi”, gli scritti poetici, le riflessioni e le memorie dialettali di Silvio La Marca raccolti in un volume nel “tentativo nobile e originale di coniugare dolcemente il presente ed il passato, rendendoci partecipi di quella ancestrale ricerca dell’uomo verso la sua stessa natura, verso il Divino che è in noi”.
Il libro “Grappoli e Lampi”, edito da Brenner. Un coinvolgente lavoro attraverso il quale l’autore, e sin da giovane attratto dagli studi umanistici tenta di dare un messaggio di speranza con le sue poesie. Salvatore Corchiola - nella prefazione- scrive che i temi trattati da La Marca “sono amore, gioia, ricordo, sentimenti antichi, che fanno parte della natura e non potranno mai essere sostituiti”.
PREFAZIONE
di Salvatore CORCHIOLA
Le poesie di Silvio La Marca sono come frammenti vivi, nella sua varietà degli "affetti Ispiratrici", pregni di grande energia morale, derivante dalla sua formazione cattolica.
Ebbe un'importanza determinante nella sua vita l'educazione impartita dalla madre, donna sensibile, rigidamente cattolica e di vedute assai aperte.
La poesia di La Marca, con l'idea di raccontare se stesso, ritrae il ritmo veloce del tempo, pur nella sua mutevolezza "volano gli anni/il tempo redime/ti segna la fronte" (E' tardi).
I suoi componimenti sono le occasioni che diventano l'atto compensatorio dell'inquietudine e dell'angoscia della vita in armonia coi ricordi del passato "il tuo ricordo solo ora mi resta" (Ricordarsi).
Tanto e tale è il calore nella sua varietà dei motivi, soprattutto quando, con luminosa saggezza, si scopre il sensibile conoscitore dell'animo umano, dove egli, senza ostentare atteggiamenti linguistici, sale alto e leggero, e libero vola, e canta facendo convivere il pensiero e la semplicità delle parole.
I temi trattati da La Marca sono legati all'amore, alla gioia, al ricordo, ai sentimenti antichi, che fanno parte della nostra natura e non possono, né potranno mai essere sostituiti.
Nella ricerca dell'interiorità non viene meno la sua capacità di saper cogliere i piccoli doni che la vita ci offre ogni giorno, che sono accanto a noi e che, ahimè, spesso ci sfuggono, proprio come quando La Marca ascolta il battito del sangue negli "occhietti neri e viso rotondetto/boccuccia dolce di colore rosa.../Mi viene voglia di tenerti accanto" (Tenerezza).
Guidato da "un forte sentire", nel gesto poetico di La Marca circola l'aria e il respiro del nostro vivere quotidiano e sempre c'è qualcosa che lo spinge alla virtù e al bene, cercando di dare a tutti un messaggio di speranza. "E bello recitare e far l'attore/ma molto meglio è vivere d'amore" (Fine condivisa).
La Marca, già nonno, di spirito libero e indipendente, ha sentimento robusto, e come il Pascoli è genuino; è ancora l'eterno fanciullo che guarda "tutto con meraviglia" e tutto palpitante di affetto si colma "di tanto amore", nella continuità tra l'uomo stesso e il divino: Dio.
Aprile 2009
Invocazione
Calliope eterna, tu non muori mai;
Fa che anch'io tessa le tue lodi.
Maestra sei della poesia
Tracciami via e fammi compagnia.
Dal cuor si fa sentire l'armonia
Gli accordi sono quelli che m'invii
T'imploro non lasciarmi senza rima
Emulo chi ti ha pregato prima.
Sbaglia chi pensa che tu servi a poco
Atto nessun dell'uomo viene per gioco
Pochi pensieri metto lì sul fuoco.
Intenda colui che questi versi legge
Sempre si lotta, sembra con gli stessi!
Cont'erudirsi; al paragone regge.
Ante omnia
Nel nulla vaga sempre il mio pensiero
E più rifletto e più nel vago annego,
Se vado indietro a prima ch'io ero
Quanto mistero pien d'amore vedo.
Miracolo potente fu la vita;
La mia, la tua e l'infinita
Eterna storia dell'umana specie
Che nostro Creator dono ci fece.
Di tutto prima immagino che c'era
Il nulla eterno che ci fa paura;
Ma Luce immensa si mostrò sincera.
Un'opera perfetta, o Creatore,
Miriamo spesso tante meraviglie
Dell'universo e del suo Signore.
E' Tardi
Volano gli anni,
Trascorre la vita,
Son quasi settanta
Tra sogni svaniti.
Con tanti ricordi,
D'amore vissuti,
Con prole virili,
Progetti compiuti?!
Vorrei, non posso
Partire di nuovo;
Il treno si muove,
E son tante le soste.
C'è poco da fare,
Il tempo redime,
Ti segna la fronte,
Segnala cammino.
Pensare conviene
A quel che rimane
Lasciare la vita
Congiunte le mani.
E' tardi! La sera
Arriva si tosto
Il cuore che spera
Nall'unico posto.
A Franco
Franco!
Confuso, incredulo, frasstornato
mi chiedo, ti domando:
dove sei? Franco!
Triste e dolente piango,
pur convinto che
al Creatore vicino, sorridi.
Verità, e vita hai trovato.
Qui peccati, morte, hai lasciato.
Celestiale armonia vivi;
E nulla più potrà contaminar l'animo tuo.
Memori dell'amore ch'esternavi;
l'immenso afflato verso la famiglia;
Tutti, ricordano l'umano sentimmento
soffocato, di colpo.
Troppo presto hai perduto al gioco della vita.
Ora, sei lontano? no!
Qui vicino alle persone care sei rimasto.
Tu, novello Lazzaro sei;
Egli era morto e ritrovò la vita.
Coppia d'orecchini;
gemello di camicia d'oro zecchino
attaccato al polsino per la vita.
Veglia ora, se puoi, su tutti, e non dimenticare
"colei che in te si incise",
sconsolata rimane e dolorosa.
La scelta operata per la vita, presto ti divise.
La tua "semenza" resta, unico segno
di conforto umano.
Pensa a chi subì lo strappo;
forza infondi e coraggio.
Ti rivedremo, lo so, ti rivedremo.
Racconterai come la malattia ti fu fatale.
Ora tra gli eletti godi;
a Dio corona fai, Amore Vero,
al quale tutta l'umanità protende e spera.
Attendi et ora. Franco!
La Madre
Donna, che partorisce con fatica
Sorrisi quanti e braccia spalancate.
Se' madre! E già saluti la mia vita,
Da oggi t'è men dura la salita.
Segui con ansia la tua creatura:
Nel grembo la portasti con paura.
Diventa grande e con gli amici spera;
Invecchi, madre, mentre vien la sera.
In viso i solchi della sofferenza,
Con dentro tanta voglia per amare,
Della bellezza non rimani senza.
Con lui dividi sempre il tuo dolore;
Sogni una vita colma di ideali,
Sorridi sempre e fidi nel suo cuore.
Sensazioni Reggine
In alto splende tonda quella luna
Ch'eterna mostra sempre il suo colore
Mille pensier la testa si raduna
Tra rimpianti, speranze, tra dolore.
Sì, che la mente torna nel passato
Quando più giorni tristi trascorrevo
In quel di Roma, che ho tanto amato
Tant' amarezza in bocca mi scioglievo.
I mal'antichi vita ripropone
dentro avvertendo lo sconforto umano
che qui si manifesta al quarto piano
Arcani sono i voli del pensiero
In questa Reggio tanto bella e strana
Ma qui da sempre vive ... la Morgana.
Intervento di Elvira D'Orrico durante la presentazione del libro "Grappoli e lampi" di Silvio La Marca.
Caro Silvio, legata a te da amicizia sincera che dura da sempre, non potevo leggere e restare indifferente di fronte ai tuoi versi che, lontani da ogni sterile sentimentalismo o protagonismo, sono una vera fonte di moralità e di insegnamento per tutti. La tua poesia è quella di un uomo maturo che passando attraverso le sofferenze e il dolore, tra mille dubbi ed incertezze, è riuscito ad intravedere uno spiraglio di luce, la luce della verità e della fede in Dio. La tua poesia certamente è stata scritta per coloro che ancora brancolano nel buio alla ricerca affannosa di se stessi e del vero senso della vita, di quella vita che Dio ci ha dato di godere con i suoi meravigliosi doni (grappoli maturi), perché seguissimo i suoi Comandamenti e aspirassimo un giorno al godimento supremo, quello della vita eterna: sono pochi, infatti, i momenti (lampi) di felicità che ci ha dato di godere in questa vita terrena. La tua poesia è un invito per tutti a non perdere di vista il fine supremo incamminadoci sulla via del bene e cercando di sfuggire il male: quei sette Peccati Capitali di ispirazione dantesca sono un capolavoro di moralità; non posso fare a meno di citare alcuni versi che mettono in evidenza il senso della giustizia divina, per cui Dante collocò all'Inferno chi ne peccò: << Quanto male porta con sé l'invidia di colui che non sa emulare la gente che lavora, che predilige gli "inciuci">>. Incisivi i versi:<< Spegni candela altrui e tu ne godi....Fra tanti mali che la vita affligge son pochi quelli che ti sono pari...>>. Il peggiore è l'avarizia :<< D'amore privi il cuore....Ti sta vicino e ti fa compagnia l'accumular danaro senza Dio..>>. E ancora la superbia :<<Palese e manifesto il tuo desìo paragonarti a chi fè grande segno d'amore pieno dell'Eterno Dio..>>. Ho notato, caro Silvio, la tua grande sensibilità e umanità nella poesia "Ad altro". In questa poesia ti ho sentito molto vicino alla mia condizione spirituale: quante notti di Capodanno ho trascorso in solitudine pensando come te a chi era sofferente all'ospedale: parenti, amici, conoscenti ecc...Mi hanno colpito maggiormente i tuoi versi:<< Il mal peggiore è rimanere soli..>>. Se tu sei riuscito, caro Silvio, a sfuggire questo male, hai ammesso tu stesso lo devi a quelle meravigliose creature che ti sono state accanto: ai tuoi figli, a tua moglie, la Signora Giuseppina ed anche ad una voce lontana dal cielo che ti ha accompagnato per tutta la vita perchè l'amore è eterno e non finisce dopo la morte; lo devi, infine, ai tuoi cari nipotini che ti hanno riempito il cuore di gioia e di tenerezza, ciò che ad altri spesso è negato, non sempre per propria volontà. La solitudine può diventare una vera malattia, caro Silvio, quando non la si sceglie volontariamente, quando pur vivendo da soli si hanno gli "altri" nella mente e nel cuore; in tal senso implica sofferenze e rinunce, non può essere la condanna di un semplice atteggiamento, ma qualcosa di molto più intimo e profondo, nessuno condanna se stesso alla sofferenza: spesso si sceglie la solitudine per evitare un male peggiore, un rapporto sbagliato può logorarci interiormente al punto da farci perdere la stima in noi stessi e negli altri. Ho trovato, infine, simpaticissimi i versi che riportano alla mente memorie dialettali: quella "figlia di Ciccucicogna" che sembra suscitare ilarità per il suo comportamento irrazionale, che agisce " senza pudore e senza vrigogna....ca di nissuno teni rispiettu, và ara chijesia senza la gonna....Vua pinsati ch'era ciota , ma sicuru vi sbagliati...chiru priaviti 'mpruvvisatu, ottu figli pù c'ha datu....Bella storia a lietu fini...Puru oji pò passari ppi na strata na figliola....tu ti piensi è 'na cridenza...ma è di chira discendenza..>>. Attraverso questi versi, pieni di umorismo e di ironia, si nasconde ancora il profonso senso morale di tutta l'opera: anche oggi esistono le "figlie di Ciccucicogna" che agiscono "senza pudore e senza vrigogna", ma che alla fine riescono a raggiungere i loro scopi.
25 settembre 2009 Elvira D'Orrico
PREFAZIONE
di Salvatore CORCHIOLA
Silvio La Marca coltiva sin dalla sua giovinezza la passione per la scrittura e l'organizzazione teatrale: espressioni di sentimenti ed emozioni della sua poliedrica personalità.
Dopo aver esordito con Grappoli e Lampi (Poesie, prose e ricordi familiari, 2009), si presenta ai suoi lettori con il romanzo L'amore al tempo dell'Onore. Il titolo del libro è di per sé molto indicativo e si riferisce ai suoi lontani ricordi di fatti realmente accaduti e di cui egli stesso è stato protagonista o testimone.
L'autore, che scava nel suo passato e nella sua memoria, vuole ubbidire ad un bisogno dello spirito e trovare nei suoi scritti sollievo e gratificazione, dopo un lungo periodo di lavoro.
Le vicende narrate, nel colorito squarcio di vita paesana luzzese degli anni Sessanta, riflettono
e vagheggiano il sentimento, l'amore giovanile e i ricordi familiari, fino a fare dell'opera una storia nostalgica e avventurosa, un quadro del suo sensibile mondo interiore.
La storia amorosa rispecchia la realtà sociale e il costume, tipici del matrimonio, quando la purezza e l'onore ne costituivano il presupposto primario!
Nella prima parte, tragica ed avvolgente, dominata da un delitto "d'onore", si descrivono la miseria e il sacrificio di una famiglia numerosa, avvinta dal dolore e dalla disperazione. Nella seconda prevale il sacrificio di un giovane che riesce a diplomarsi e a sposare, dopo tanti anni trascorsi nella paura e nell'incertezza della vita, la sua ragazza, amata sin dagli anni della sua prima fanciullezza.
Dal ritratto dei due protagonisti che predominano la scena della seconda parte, Lorenzo e Mariella, emergono elementi che si riferiscono alla loro concezione di un amore puro e casto, tipica del mondo contadino e della cultura che lo caratterizza.
Vengono così alla luce i diversi personaggi sia nella loro caratteristica psicologica sia in rapporto al loro modo di vita vissuta, quando il lavoro era l'unico sostentamento di tutta la famiglia.
Il linguaggio, semplice ed essenziale, rapisce il lettore, fino a fare propri i sentimenti dell'autore.
La narrazione, una storia coinvolgente, emotiva, ricca di umanità e calore.
E' un romanzo di piacevole lettura, nostalgico ed emozionante, dove si avvertono, intimamente, sussulti e palpiti. E tutto con semplicità.
Direbbe Italo Calvino: "Un libro che porta il lettore a immedesimarsi nei personaggi, a gioire e soffrire con loro, a seguire con il fiato sospeso le vicende".
La Marca ha la capacità di fondere i più nobili ideali: la fede e l'amore. Agire bene e avere fiducia in Dio: quel Dio "che atterra e suscita, che affanna e consola".
Quell'amore "verginale", che è innocenza e bellezza: com'è stato quello di Renzo e Lucia de I Promessi Sposi.
Dicembre 2014
Cari Amici, con la fatica resa via via più impietosa dal passare degli anni, ho terminato di scrivere il romanzo cui tanto tenevo. Sono felice di aver potuto ancora riflettere sui nostri tempi, e sulla mia modesta esistenza. L'ho fatto senza pretesa di fare letteratura, ma persuaso della necessità di non dimenticare sentimenti di un certo modo di vivere, che forse in un oggi in cui mi attardo sono a torto trascurati.
Silvio LA MARCA
Caro Silvio, con il tuo prezioso romanzo di vita vissuta nella gioia e nel dolore, hai tramandato ai posteri un patrimonio di affetti, di tradizioni, di usi e costumi del nostro paese che ormai per noi sono solo un lontano ricordo; hai descritto l'amore in tutta la sua bellezza e ingenuità di un tempo ormai passato, amore puro, fatto di sguardi furtivi, di carezze rubate, di parole non dette, di incontri clandestini, ma sempre all'insegna della moralità e del rispetto, amore, coronato infine, dal matrimonio dopo mille sacrifici e rinunce ma, ecco, sul più bello, quando tutto sembrava andare per il meglio, un destino crudele ha privato Lorenzo della sua bellissima sposa, del bene più caro. Siamo già, dopo molte vicende liete e negative, agli anni '70 e l'ultimo capitolo del tuo romanzo ci riconduce ad una triste realtà veramente vissuta; i fatti dolorosi di quel tempo, caro Silvio, da te narrati con grandezza di particolari, sebbene con nomi fittizi per il rispetto della privacy, hanno risvegliato in me antichi ricordi e legami che durano nel tempo: tu avevi perduto la moglie, io la mia più cara amica e collega di tante esperienze scolastiche, di avventure vissute insieme nella contrada montana di Luzzi-Fruscetto; ricordo i disagi del viaggio per raggiungere la sede scolastica, la tua Cinquecento che traghettava me e la tua Marinella sul posto di lavoro. Poi, la tragedia improvvisa, la perdita immane, che lasciò tutti costernati. Ma la tua Marinella, dal cielo ha pregato per te e peri suoi figli, ancora in tenera età; sei riuscito, infine, a risolvere i tuoi problemi sposando un'altra donna coraggiosa e degna di sostituire la tua Marinella nel compito di madre e di moglie. Questa, in sintesi, la trama di un romanzo, di una storia d'amore appassionata e veramente vissuta che Silvio-Lorenzo ha voluto farci conoscere. Grazie, Silvio, per il dono ricevuto!
25 Aprile 2015 Elvira D'Orrico
Luzzi: Silvio La Marca presenta il secondo libro " L' amore al Termpo dell'Onore...
Servizio di Franco Fasano
Riprese e montaggio Franco Portella
Silvio La Marca alla presentazione del libro "Prime Poesie" di Salvatore Corchiola. -
6 giugno 2012
LUZZI - “E' tutto ciò che ha contribuito a fare, che lo ricorderà a tutti noi”.
E’ racchiuso in queste poche parole il pensiero di un giovane luzzese esternato non appena appresa la notizia della morte di Silvio La Marca.
Cordoglio, infatti, nella cittadina cratense per la dipartita del fondatore dell’associazione “I ragazzi per il teatro”.
La Marca, classe 1938, si è spento all’Annunziata di Cosenza dov’era ricoverato da alcuni giorni a seguito di un’ischemia cerebrale. Se n’è andato silenziosamente un amico di tutti, una brava persona, che ha contribuito con il suo impegno alla crescita sociale, politica, sportiva e culturale di Luzzi.
Geometra prima e impiegato nelle Poste poi, nel corso della sua vita si è impegnato attivamente ricoprendo, nel suo paese, la carica di assessore e vicesindaco.
Negli anni ‘70 è stato anche presidente della Luzzese Calcio.
Amante della cultura, non ha mai trascurato la lettura e l’apprendimento, e non ha smesso mai di leggere i grandi della letteratura italiana.
Dopo la pensione costituì l’associazione culturale “I ragazzi per il teatro”, dedicandosi assieme a Giulio Munno all’attività teatrale e creando occasione d’incontro e aggregazione per molti giovani per i quali, affettuosamente, era solo “Zio Silvio”.
La Marca si dilettava anche a mettere su carta i suoi trascorsi, trasmettendo passioni e sentimenti nascosti della sua vita vissuta.
Nel 2009 l’esordio con “Grappoli e Lampi”, nell’ottobre scorso si era ripresentato ai suoi lettori con un romanzo autobiografico ambientato tra gli anni ’40 e ’60 del secolo scorso, dal titolo “L’Amore al tempo dell’Onore”.
Roberto GALASSO
Pasquale Russo, Francesco Ferro con la consorte, Mario Sena, Mario Plastina, Franco Galasso e Silvio La Marca, convenuti al municipio di Luzzi in occasione della "rimpatriata" dei luzzesi nel mondo.
(foto di Luigi Curti)