Salvatore CORCHIOLA
Già docente nelle Scuole superiori statali. Poeta schivo e riservato; amante della musica classica e della montagna. Ama la città di Bologna, dove torna sempre con piacere ogni volta che può.
Dopo gli studi di Matematica e Fisica si laurea in Lettere, con il massimo dei voti e la lode, discutendo una tesi sperimentale “Il Problem Solving”.
Ha il culto per la matematica (che imparò da ragazzo con facilità) e la vocazione per la Poesia.
Giovanissimo esordisce come poeta con la raccolta “Palpiti Giovanili” (1967); seguono“Trucioli” (1987) e “Prime Poesie” (2012), tradotte in inglese e dedicate ai ragazzi della Scuola Primaria e Secondaria di primo grado.
Ha curato, con il professor Antonio La Marca, il volume "Luzzi - Sulle tracce della memoria" (2015).
È di prossima pubblicazione “Il Silenzio e le Parole” - dove è raccolta tutta la sua esperienza poetica.
Tra i riconoscimenti, il Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Dopo molti anni, Salvatore Corchiola, sollecitato dagli amici e da quanti lo stimano e lo apprezzano, presenta una nuova raccolta di poesie: "TRUCIOLl”.
Più maturo e razionale, distaccato dalle passioni, rispetto al suo primo libro ("Palpiti giovanili"), compie un'analisi attenta sulla vita, per farci scoprire tutto il suo mondo poetico, ricco di spunti psicologici e di profonde riflessioni.
In queste poesie è racchiusa, in fondo, la voce dei sentimenti imperscrutabili di un uomo, che diventa universale e si proietta al di là delle barriere del tempo e dello spazio. È, se vogliamo, la ricerca continua delle ragioni della propria esistenza, in una cornice fantasiosa di parole semplici e misteriose, lontano dagli schemi e dalla retorica!
La solitudine e la precarietà della vita; il lento scorrere delle stagioni, che accompagnano il nostro cammino; la visione distaccata e serena della morte; l'illusione dei sogni, che accarezza la giovinezza e accende nell'animo gli ideali e le passioni più grandi; l'amore e l'osservazione attenta della natura; l'adorazione per la "scienza universale" e l' "arte”; l'aspirazione all' "infinito" e alla felicità del domani; lo sguardo preoccupato al problema dei giovani d'oggi, sempre più smarriti ed emarginati; la ricerca di gente e paesi diversi; l'invito alla solidarietà umana, al lavoro e all'onestà, all'amore per il prossimo, ecc. Sono questi alcuni motivi che ritroviamo tra le righe scarne del lavoro di Salvatore Corchiola. (Forse basterebbero da soli a mutare il cuore di tanti uomini, che non sanno chiudere gli occhi e ritrovare la mano di un amico).
E così, ancora una volta, sotto la sua scorza e il suo carattere taciturno e riflessivo, scopriamo la commossa fantasia di un poeta che trae, dall'inquietudine e dall'angoscia della vita quotidiana, gli elementi per addolcire i ricordi del passato e dare agli altri un messaggio di speranza.
E un mondo desolato e limpido, visto con gli occhi lucidi e puri di un bambino. E’ una tela “senza cornice”. Una giornata di settembre, quando il sole e l’aria tersa scoprono angoli nascosti ed abbandonati.
E’ l’invito accorato a guardarsi attorno, a saper cogliere l’essenza delle cose, a difendersi dalle tentazioni di una società sempre più proiettata verso l’annullamento dei sogni e dei valori più alti. E’ il canto dell’amore e della vita che, evanescenti, passano inesorabilmente “come il fiore del fico d’india / che vive solo una notte”!
Dirigente Scolastico
Nella poesia di Salvatore Corchiola le parole interpretano il silenzio della Bellezza che contiene, in potenza, tutte le possibili forme espressive. Corchiola è poeta perché, attratto dal mistero della Bellezza, ha saputo trovare forme originali e personalissime per svelarlo e comunicarlo.
Prof. Antonio Bartucci
La forma poetica di Salvatore Corchiola è tipica, inconfondibile; ogni lirica è un’occasione apodittica che coinvolge il pathos del lettore e la sua interiore partecipazione, con suggestioni di ascendenza ungarettiana e del primo Quasimodo.
Al centro della poesia di Salvatore Corchiola sta l’uomo, nella sua interezza con l’alternarsi di luci e di tenebre, di felicità e di sofferenza […]. Il Corchiola è un poeta anche per il modo come usa la parola coordinata dal pensiero che la fa vivere. Un poeta da leggere e da meditare con attenzione.
Calabria
From Pollino to Aspromonte
the lemons blossom:
the freshness and the perfume
of the flowers.
The open sky,
the hills laugh;
a warm sea
kisses the coasts
and invites to suntan.
You breathe
the air of Sila,
in the restful silences!
And when you hear someone
call you by name here
a warmth pervades the soul!
Padova, "Caffè Pedrocchi", 1996
Calabria
Da Pollino ad Aspromonte
fioriscono i limoni:
ne permane la freschezza
e l'olezzo de' fiori.
Il cielo aperto,
ridono i colli;
un mare caldo
bacia le coste,
invita a dorarsi nel sole.
Aria di Sila;
nei riposanti silenzi,
respiri!
E quando per nome
qui ti senti chiamare
un calore l'anima pervade!
Padova, Caffè Pedrocchi, 1996
In Calabria le cose hanno conservato la genuinità di una Terra dove ancora ci si sente chiamare per nome.
Paese mio
A sera,
nel tempo del silenzio
ti guardo e ti ascolto
Su di un colle adagiato,
le case affacciate
a strade e vicoli quieti;
ed io riconosco i passi
Lontano da casa
discopro i tuoi canti
e i falò nelle sere di stelle
le voci umili delle tue fontane
il tempo segnato dal campanile.
Paese mio,
lento e sognante
di cari affetti sospirosi accenti
al nome tuo io mi rivedo;
e tutto di te mi torna alla mente.
Padova, caffè Pedrocchi, 1982
Il Pedrocchi è uno dei simboli di Padova, luogo eletto per la degustazione del caffè e della cucina. Riconosciuto come la sede più esclusiva del centro della città dove realizzare gli eventi più importanti e spettacolari. Divenne presto crocevia di intellettuali e letterati “luogo dove nascevano le idee”, dove si organizzavano feste, balli, riunioni massoniche e persino trattative commerciali, un punto di riferimento per i padovani, ma anche per i viaggiatori e gli uomini d’affari provenienti da tutta la Penisola che in quest’imponente edificio neoclassico trovavano sempre accoglienza e ristoro. Il successo fu immediato e il caffè divenne ritrovo di studenti, artisti e letterati come Ippolito Nievo o Giovanni Prati, ma anche di patrioti, come Arnaldo Fusinato. Tra gli ospiti illustri oltre a Stendhal, si ricordano Alfred De Musset, George Sand, Téophile Gauthier, Gabriele d’Annunzio, Eleonora Duse, Filippo Tommaso Marinetti e molti altri.
IL CARABINIERE
Il carabiniere
è un valoroso servitore
che al popolo italiano
fa grande onore
La sua presenza
silenziosa e vigile,
tutti i giorni
la nostra sicurezza
La sua fierezza
luminosa in fronte,
il bel vanto
del nostro tricolore!
Bologna, 21 Novembre 2003
Salvatore Corchiola: alla presentazione del libro "Cuore di rondine" del Comandante Alfa - Gruppo Intervento Speciale dell'Arma dei Carabinieri.
Auditorium Istituto OmniComprensivo Statale Luzzi - 19 novembre 2016
Da sinistra: Dott. Manfredo Tedesco (Sindaco di Luzzi) - Comandante Alfa - Dott.ssa Angela Altomare (Moderatrice)
A Bologna, città a lui molto cara.
Piazza Maggiore -
Caffè Vittorio Emanuele.
Dicembre 2016
8 Marzo
Nei fotogrammi della memoria,
amari sospiri
che pungevano il cuore
muri alti
che impedivano di passare.
Oggi, dal tuo ventre,
l'imperativo di redimerti
per troppo lungo tempo represso!
Uguale e diversa
libera di pensiero,
ora ti guardi
ti racconti
ti ascolti
tieni alta la fronte,
incidi i tuoi sigilli
e disveli il tuo Essere donna.
Bologna, marzo 2003
The 8ᵗʰ of March
In the frames of memory
the bitter sighs
that pricked the heart
and the high walls
which prevented you from passing.
Today, from your womb,
the imperative of redeeming yourself,
which occupied your mind,
since a long time ago.
Equal and different,
free of thought; now,
you look at yourself, and narrate,
and laugh at, and keep your forhead high;
one by one you engrave your seals
and you reveal your being: Woman.
Bologna, March 2003
NO!
Il no alla guerra e la condanna
di ogni forma di violenza.
Intrisa di nuovo sangue
la terra:
trasuda dolore.
False ragioi di morte,
e morta la coscienza
di chi semina la morte:
né pianto né sangue ti spetra,
sordo al lamento del morente
tra rovine di pietra.
Sei ancora quello della clava e della daga;
uomo che vivi nel nulla. Io ti riveggo:
sei quello del male,
con i colpi di frusta,
le follie dolenti.
Come sempre pesi vendetta
e trami iniquità.
Alba di Pace verrà?
Bologna 2003
di Salvatore Corchiola
Premio della Cultura della Presidenza
del Consiglio dei Ministri
NO!
The Earth
bloodstained,
sweats pain!
False reasons of death,
and dead is the conscience
who sows the death of
neither crying nor blood soften you,
deaf to the wailing of the dying man
among the ruins of stone.
Man, who lives in nothing,
you are still the one of the club
and of the whip.
Still, as always,
you weigh revenge and you weave iniquity.
Will the dawn of peace come?
by Salvatore Corchiola
Bologna, December 2003, in occasion of the massacre in Nassiriya
Giurato al 1° Concorso Nazionale di Poesia "Grimoaldo I" - Grimaldi, 18 luglio 2015
Presentazione del libro: "Luzzi - Sulle tracce della memoria".
In occasione della Rimpatriata dei luzzesi nel mondo. -
30 aprile 2015
Da sinistra: Roberto Galasso (Giornalista - Moderatore) - Salvatore Corchiola - Dott. Manfredo Tedesco (Sindaco di Luzzi) - Prof. Antonio La Marca.
INDICE DEGLI AUTORI
PETRARIZZO di Gerardina Pepe
VIA ROMA di Rosario Pingitore
RIONE “MANCO” o “RUMMANCO” di Roberto Galasso
AVANTI ‘U PALAZZU di Beniamino Dima
AVANTI SANTA MARIA di Antonio La Marca
PALAZZO DEL PRINCIPE di Jessica Ciardullo
‘A JISTERNA di Peppino Russo
‘U PIDALI di Patrizia Altomare
CAPPELLA DI SANTA LIBERATA di Pasquale Russo
‘U SPITÀLI di Gerardo Gallo
‘U MUNDU di Camillo D’Orrico
‘A PETRA CHIATTA di Francesco Dima
SANTA VENERE di Umile Montallto
‘A CHIAZZA di Salvatore Corchiola
‘A FIRRIATA ‘I ZU’ MONACU di Gerardo Gallo
‘A FUNTANA DA’ PUÒMPULA di Battista Altomare
VIA SAN GIUSEPPE di Natalia Zanfino
‘U GRANATIÈDDRU (GOCCE DI MEMORIA) di Eugenio Marchese
PALAZZO VIVACQUA di Camillo D’Orrico
‘U TIMPÙNI di Michele Russo
I VECCHI RIONI DI LUZZI di Camillo D’Orrico
PIAZZA KENNEDY di Manfredo Tedesco
‘U CARIVÀNIU (MEMORIE RECUPERATE) di Franco Papaianni
I CASI POPOLARI di Filippo Giorno
‘A SAVÙCA (‘I PESCIOLINI) di Giuseppe De Bonis
‘U RISTINGIU di Maria Carmela Russo
‘I CAPPUCCINI di Suor Giancarla Dima
‘I PIGNI di Dante Girardi
LA MADONNA DELLA CAVA di Giuseppe Brogno
‘U DEPOSITU di Gerardo Gallo
CHITIRÀNU di Francesco D’Andrea
PETRINE di Luigi D’Acri
VILLA DE’ PRINCIPI (PETRINE) di Luciano Durante
TORRE MALIZIA di Emilio Arnieri
TIMPARELLO di Roberto Bevacqua
LA SAMBUCINA di Antonio La Marca
CIVITA di Maria Caputo
CERACÒ di Luciano Durante
IL MULINO DI CERACÒ di Franco Dima
CIRIOLI di Adelina Giorno
‘U DIPULÀTU (BREVE STORIA DEL BRIGANTAGGIO) di Claudio Cortese
LA MALEDIZIONE DEL BEATO ANGELO DI ACRI di Umile Francesco Peluso
‘A PETRA MAJURA di Silvio La Marca
‘U POSTÀLI (IL PULLMAN DEGLI STUDENTI) di Francesco Dima
SABATO SANTO A LUZZI di Francesco Dima
LA FIERA DI SAN VITO di Michele Gioia
LA BANDA MUSICALE “GIUSEPPE VERDI” di Antonio Pepe
PENSIONATI DI LUZZI: REALTÀ VIVA E OPERANTE di Claudio Cortese
BREVE STORIA DELLA BCC MEDIOCRATI di Nicola Paldino
Luzzi - Sulle tracce della memoria tra storia e leggenda.
A cura di
Salvatore Corchiola
Prefazione
“Noi siamo aperti alla possibilità che il senso e il significato
sorgano soltanto nell’uomo e nella storia.
Ma non nell’uomo singolo”.
WILHELM DILTHEY
di Salvatore CORCHIOLA
Quando l’amico Antonio La Marca, appassionatamente impegnato sul fronte della tutela e dalla valorizzazione dei beni culturali, mi ha proposto il compito di affiancarlo per cercare di riannodare i fili della nostra memoria storica, ho accettato volentieri, in virtù di un comune sentire.
Mi sono reso partecipe da subito cercando di agire sul tessuto cittadino in maniera totalmente trasparente. E in assoluta libertà! E l’ho fatto con quella interezza che mi ha sempre accompagnato in tutte le cose che ogni volta mi hanno toccato da vicino. E ho scoperto una realtà umana, quasi nascosta che rende pieno di vita questo nostro paese.
Mi sono lasciato ‘interrogare’, creando, a vicenda, l’attenzione e l’ascolto: dell’interrogante ho assorbito i suggerimenti, che sono diventati il lievito segreto. Una cosa pare certa: molti si sono resi disponibili, con entusiasmo crescente. Naturalmente, in queste cose – come diceva Leo Longanesi – “c’è un appello al quale molti rispondono senza essere chiamati”.
È vero, - sento il bisogno di dirlo in tutta semplicità e franchezza – abbiamo dato a tutti la possibilità di partecipare a questo esercizio della memoria, che a me pare di non essere un piacere isolato, riservato a noi stessi, ma un rapporto con l’altro, con gli altri. E ciascuno ha preso la penna e ha scritto, dando voce al suo modo di sentire più ancora che di pensare.
Come dice Socrate, si è trattato di ‘srotolare’ il proprio sentire, risvegliando l’attenzione e l’interesse verso una serie d’itinerari che toccano i vicoli, le vie, le piazze, le contrade, i rioni, e personaggi che li hanno animati, con le loro tradizioni, leggende e curiosità. E oggi tutta questa rappresentazione sfila davanti ai nostri occhi come in una pellicola di un film al rallentatore.
Un ‘libro’ diverso, questo, che invita a cercare l’identità, il sentimento di appartenenza con il passato, che ci segue in ogni momento.
“La storia non è altro che una interrogazione del passato in nome… del presente che investe e ci circonda. Più di ogni altra sfera umana, la storia non cessa di raccontarsi, di rivivere se stessa. Essere stati è una condizione di essere”*.
Sebbene la linea di ricerca talora vada in direzioni molto distanti, non va escluso che il ‘percorso’ sia servito come un elemento di aggregazione, di unione.
Attraverso un viaggio a ritroso, con gli Amici siamo giunti all’appuntamento. E sappiamo di non avere speso invano il nostro tempo!
Il principio che ha mosso l’idea non è stato quello di fare una ‘aggiunta’, ma integrare ‘conoscenze’ annodare sottilissimi e invisibili fili della nostra memoria storica per recuperare le comuni nostre radici.
Abbiamo cercato, il più semplicemente possibile di far conoscere, e più da vicino, il patrimonio comune, che nella sua parola si riconosce e si ricongiunge. Lo abbiamo fatto con la consapevolezza di tutti i rischi e i limiti delle ipotesi interpretative di cui ognuno è responsabile e nell’integrità morale e unità di coscienza. È, anche questo, il valore precipuo di questo prezioso volume, fatto di parole e immagini che ci accompagnano dentro le cose appartenenti all’identità di ognuno di noi.
In tutte le parti, pur nella loro diversità di contenuto e di registri, si avverte il senso del fluire del tempo, del profondo mutamento avvenuto.
Nasce così questo libro. Esso è il frutto di un paziente ‘scavo’, un pregevole lavoro di ricerca, nato dal contributo di tanti luzzesi appartenenti a differenti generazioni ed esperienze culturali, che in queste pagine per un verso o per l’altro fanno sentire l’eco di ieri e di oggi, anche con il sussidio di immagini che ci fanno scorgere le profonde trasformazioni avvenute.
È la testimonianza di quanti, accumunati dalla medesima aspettazione, auspicano che questo lavoro, scritto a più mani, nato da un’affinità di interessi, rappresenti uno strumento per alimentare la memoria e mantenere viva una identità collettiva, che porta il nome di Luzzi. Il nostro loco natio.
E possa questo strumento continuare il momento presente e avere un fine più ampio, anche per quanto qua e là, con quel briciolo di umanità che ancora alberga dentro di noi, abbiamo fatto immaginare e sognare!
*F. Braudel, Il Mediterraneo, Newton &Compton Editori, Roma 2002, p.24
Luzzi, gennaio 2015
Presentazione
“Solo la consapevolezza del passato consente di progettare il futuro
e di compiere, com’è nostro dovere di cittadini,
le scelte che il presente ci impone”.
SALVATORE SETTIS
Delegato alla Cultura del Comune di Luzzi
L’idea di questo libro è nata in occasione di uno dei tanti incontri avuti con i membri della Commissione toponomastica, presieduta dal sottoscritto, dove si è pensato ad una raccolta di memorie legate ai toponimi da far raccontare un po’ a tutti coloro che avevano la voglia e la capacità di mettersi in discussione, di esporsi alla critica.
Se oggi questo lavoro vede la luce grande merito va sicuramente a Salvatore Corchiola, che con la sua caparbietà, col suo costante incitamento è riuscito a coinvolgere in questa operazione ben quaranta “autori”.
Sono convinto che anche una ricerca dei toponimi può, in realtà, essere una vera e propria storia del paese, perché i toponimi che cambiano nel tempo lasciano tracce, sono testimoni di un mondo che è in evoluzione, che si trasforma; pertanto questo segno linguistico ci aiuta a ricostruire le vicende umane che sono legate ai luoghi citati. Ogni toponimo rappresenta un momento di vita vissuta per una, due, a volte più generazioni. Alcuni toponimi durano solo poco tempo e vengono poi sostituiti da altri che entrano nell’immaginario collettivo e poi possono ancora cambiare con lo sviluppo urbanistico e sociale di una comunità.
Con questo lavoro abbiamo inteso raccontare ai nostri concittadini, e non solo a loro, con un linguaggio semplice, una storia, o meglio tante storie perticolari della nostra Luzzi.
Una volta, quando i ritmi della vita erano lenti, quando la nostra esistenza si concentrava in un solo luogo, tutti i nostri spazi, i nostri interessi erano legati a quel luogo, a quei suoni, a quelle musiche, a quei sapori. Oggi tutto è cambiato… tutto si brucia in poco tempo e anche la memoria ha “difficoltà a ricordare”.
trattandosi di un’opera collettiva, dove sono intervenute mani diverse, è inevitabile che vi sia anche diversità di stile intellettuale e di consistenza critica.
Tutti i contributi, però, sono assimilati da un comune denominatore: la grande voglia di contribuire a ritrovare le proprie radici, la propria storia, le proprie sensazioni verso un paese che sta cambiando e che possiamo rivivere, o meglio immaginare, attraverso la storia legata ai toponimi, così da poter ritrovare la nostra memoria storica, le nostre radici.
E’ forse il caso di sottolineare che trattandosi di toponimi ci si aspetterebbe un lavoro principalmente di ‘scavi’ d’archivio per spiegare i vari nimi; in questa operazione si è però voluto dare vita soprattutto ad un’azione collettiva di ‘scavo’ nella memoria. Uno ‘scavo’, si potrebbe dire, negli archivi personali, fotografi e memorialistici, di cui a Luzzi è nato, di chi è rimasto sempre e di chi è andato lontano, di chi è tornato per ridare valore al luogo di origine e per ritrovare un’identità perduta, smarrita.
In tanti, dicevo sopra, hanno partecipato, di generazioni anche anagraficamente molto distanti, dimostrando un forte senso di appartenenza e una vera frenesia a scavare, a ritrovare le radici e conservare i luoghi e le cose, il senso del tempo.
Sono stati sviluppati quarantanove temi, legati alla storia dei nostri rioni, dei nostri quartieri, delle nostre contrade, alla leggenda dei luoghi, in sintesi alla storia della nostra cittadina. Ogni autore ha dato il suo contributo, in base alla propria esperienza personale, alla propria capacità a raccontare o a saper chiedere, a recuperare dalla voce di chi ha vissuto certe esperienze, certe storie legate a un nome, a una contrada, a un rione, a una vita.
Le notizie sono arricchite da numerose foto inedite; anche questa è stata un’operazione importante, che ci ha permesso di recuperare immagini forse ormai perdute.
Ringraziamo tutti coloro che hanno risposto al nostro invito; ringraziamo anche chi, per varie ragioni, non ha potuto entrare a far parte di questa ‘grande famiglia’, che ha dimostrato prima di tutto, grande attaccamento alla storia, alle tradizioni della nostra cittadina.
Questa operazione culturale ha sicuramente evidenziato il ruolo che ogni Amministrazione deve avere: trovare nel passato energia ed entusiasmo per operare bene nel presente e costruire un futuro migliore per la propria comunità.
Salvatore Corchiola, il primo a destra, mentre relaziona al concorso nazionale di poesia "Premio Sambucina" 1994
Salvatore Corchiola con il filosofo Massimo Cacciari -
giugno 1999
Salvatore Corchiola con Lucio Dalla nel Chiostro
di San Giovanni in Monte a Bologna - 9 luglio 1999
Salvatore Corchiola e Dario Fo - Premio Nobel per la letteratura 1997 - Nell'aula Magna dell'Università di Bologna in occasione dell'inaugurazione del festival cinematografico sui diritti umani "Human Rights Nights" - Aprile 2007
Salvatore Corchiola insieme a Dacia Maraini alla presentazione del libro "Chiara di Assisi"
Prefazione al libro "Emilio Iuso - Il periodo della creatività" di Maria Pia Polizzo
PREFAZIONE
Quando i ricchi si fanno la guerra,
sono i poveri a morire.
Jean Paul Sartre
di Salvatore CORCHIOLA
Mi piace iniziare questo mio scritto dicendo subito che ho apprezzato molto l’intendo di Flaviano Garritano e di Camillo D’Orrico, i quali hanno voluto offrirci una interessante testimonianza. Una vicenda, una storia narrata con linguaggio semplice e sobrio, imperniata su un’avventura, custodita nella memoria di un reduce di guerra, ricca di particolari, e che non è esagerato definire memorialistica.
Una vicenda narrata attraverso le parole “vive” del protagonista, che rievoca, con emozioni e lucidità , la sua esperienza di guerra. Un racconto in prima persona, quasi un diario in cui egli rivive quei momenti: le sue apprensioni e le difficoltà incontrate.
Il filo della narrazione è fedelissimo a tutto quel carico di esperienze e di prove, che formano e insegnano a trovare la forza morale nelle miserie del vivere.
Il volume si articola sostanzialmente in due parti, storicamente definite, appartenenti ad una stessa sfera temporale. E che sia un lavoro semplice nella concezione e nel contenuto è cosa che si respira in tutto il racconto.
Pagina dopo pagina si ha modo di percepire e vedere come sfilano sotto i nostri occhi le giornate di stenti e di privazioni del soldato calabrese, Agostino Garritano, che racconta l’avventura di guerra e il suo lungo viaggio a piedi verso casa. Una figura che suscita sentimento di comprensione e desta anche ammirazione.
Alita fra le righe un rinnovato sentire di una storia ascoltata chissà quante volte dal nipote del protagonista, e che vuol far rivivere al lettore. Si direbbe che il personaggio del racconto filtri le proprie esperienze, che continuano a rivivere in lui, dove sentimenti e sofferenze sono sempre presenti. Colpisce la sensibilità del suo dire, oltre che quel far sentire le cose.
Direbbe Italo Calvino: “Questa concretezza del [suo] raccontare, questo far sempre sentire le cose e le persone viventi”.
La seconda sezione di questo lavoro si allinea alla prima con una descrizione vivida ed efficace, come se si accostasse una conchiglia all’ orecchio, cercando di percepire la voce del tempo – in un momento della fine del secondo conflitto mondiale – e che diventa parte integrante di una storia che si riconduce agli eventi raccontati.
Notazioni che in un certo senso ci fanno prendere coscienza – sempre più distratti come siamo, a volte indifferenti – di alcuni momenti storici dei nostri antenati, che il più delle volte hanno segnato anche i nostri destini. Da tutto traspare quella forza di chi, pur trovandosi nelle difficoltà quotidiane e nel dramma della guerra, riesce a trovare quella calma serena dei forti, che impara a conoscere e a rispettare la vita! “Alla fine vi sarà il risveglio delle coscienze, aperte ormai a ogni esigenza di libertà e di giustizia sociale”. Valori che non si misurano col metro del coraggio, ma con l’incrollabile determinazione e la speranza di sapere accettare le sfide del domani, che si ripresentano nel tempo, sotto altra veste. Una storia che va letta e compresa con gli occhi di allora!
Febbraio 2017