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Omaggio a 

August von Platen

August von Platen ritratto a Capri nel 1
August von Platen ritratto a Capri nel 1827.

Cenni storici:


Questa poesia è la traduzione di un testo del poeta tedesco August von Platen dal titolo: Das Grab im Busento.
La poesia racconta la leggenda della morte di Alarico, Re dei Visigoti.
Dopo la conquista di Roma nel 410, i Visigoti proseguirono verso l’Italia del sud.
Durante il viaggio morì, presumibilmente per febbri malariche. Alarico chiese di essere sepolto nel letto del fiume Busento presso Cosenza.
I Visigoti deviarono allora il corso del fiume, vi seppellirono il Re con le sue armi, il suo cavallo e il suo tesoro.
Poi ripristinarono il fiume nel suo letto e le acque ripresero il loro corso naturale.
Gli schiavi che furono utilizzati per scavare la tomba furono tutti uccisi perché non rivelassero mai il segreto della sepoltura.

Historischer Hintergrund:

Dieses Gedicht ist die Übersetzung eines Textes des deutschen Dichters August von Platen mit dem Titel: Das Grab im Busento. Das Gedicht erzählt die Legende vom Tod von Alaric, dem König der Westgoten.

Nach der Eroberung Roms im Jahr 410 setzten sich die Westgoten nach Süditalien fort. Während der Reise starb er vermutlich für Malariafieber. Alaric bat darum, im Bett des Flusses Busento bei Cosenza bestattet zu werden.

Die Westgoten lenkten dann den Fluss ab und begruben den König mit seinen Waffen, seinem Pferd und seinem Schatz.

Dann stellten sie den Fluss wieder auf, und die Gewässer nahmen ihren natürlichen Verlauf wieder an. Die Sklaven, mit denen das Grab gegraben wurde, wurden alle getötet, weil sie das Geheimnis der Bestattung nie enthüllten.

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August von Platen ritratto a Capri nel 1

La tomba del Busento traduzione

di Giosuè Carducci

Cupi a notte canti suonano
da Cosenza su ’l Busento,
cupo il fiume gli rimormora
dal suo gorgo sonnolento.

Su e giù pe ’l fiume passano
e ripassano ombre lente:
Alarico i Goti piangono,
il gran morto di lor gente.

Ahi sí presto e da la patria
cosí lungi avrà il riposo,
mentre ancor bionda per gli òmeri
va la chioma al poderoso!

Del Busento ecco si schierano
su le sponde i Goti a pruova,
e dal corso usato il piegano
dischiudendo una via nuova.

Dove l’onde pria muggivano,
cavan, cavano la terra;
e profondo il corpo calano,
a cavallo, armato in guerra.

Lui di terra anche ricoprono
e gli arnesi d’òr lucenti;
de l’eroe crescan su l’umida
fossa l’erbe de i torrenti!

Poi, ridotto a i noti tramiti,
il Busento lasciò l’onde
per l’antico letto valide
spumeggiar tra le due sponde.

Cantò allora un coro d’uomini:
“Dormi, o re, ne la tua gloria!
Man romana mai non víoli
la tua tomba e la memoria!”.

Cantò, e lungo il canto udivasi
per le schiere gote errare:
recal tu, Busento rapido,
recal tu da mare a mare.

La tomba nel Busento (Das Grab im Busento)

di August Von Platen

Nächtlich am Busento lispeln,
bei Cosenza, dumpfe Lieder,
Aus den Wassern schallt es Antwort,
und in Wirbeln klingt es wider!

Und den Fluß hinauf, hinunter,
ziehn die Schatten tapfrer Goten,
Die den Alarich beweinen,
ihres Volkes besten Toten.

Allzufrüh und fern der Heimat
mußten hier sie ihn begraben,
Während noch die Jugendlocken
seine Schulter blond umgaben.

Und am Ufer des Busento
reihten sie sich um die Wette,
Um die Strömung abzuleiten,
gruben sie ein frisches Bette.

In der wogenleeren Höhlung
wühlten sie empor die Erde,
Senkten tief hinein den Leichnam,
mit der Rüstung, auf dem Pferde.

Deckten dann mit Erde wieder
ihn und seine stolze Habe,
Daß die hohen Stromgewächse
wüchsen aus dem Heldengrabe.

Abgelenkt zum zweiten Male,
ward der Fluß herbeigezogen:
Mächtig in ihr altes Bette
schäumten die Busentowogen.

Und es sang ein Chor von Männern:
“Schlaf in deinen Heldenehren!
Keines Römers schnöde Habsucht
soll dir je dein Grab versehren!”.

Sangen’s, und die Lobgesänge
tönten fort im Gotenheere;
Wälze sie, Busentowelle,
wälze sie von Meer zu Meere!

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Morte di Alarico I, seppellito nel letto del fiume Busento a Cosenza
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August von Platen

Ufficiale per tradizione familiare, riconobbe presto la propria vocazione letteraria, cui si dedicò con fervore quasi religioso. Nel 1824 fu a Venezia e nel 1826, affascinato dall'ideale classico, lasciò la Germania per l'Italia meridionale.

August von Platen-Hallermünde, di cui Goethe aveva intuito la grandezza, riversò l'inquietudine tutta nordica del suo animo in opere poetiche raffinate e sapienti, costrette in forme classiche (odi, sonetti, ecc.) e in versi sontuosi di struggente bellezza.

Von Platen morì il 5 dicembre 1835 probabilmente di febbre all'interno di una locanda al numero 5 di via Amalfitania in Ortigia.

Dopo la sua morte venne eretta una tomba e alcune lapidi commemorative sotto la spinta di Mario Landolina (figlio di Saverio) che aveva sostenuto il poeta durante la visita a Siracusa. Per onorare il poeta nel 1852 venne l'arciduca Massimiliano I del Messico. L'anno successivo fu la volta di Massimiliano II di Baviera. Nel 1869 un comitato di patrioti tedeschi promosse una sottoscrizione per una tomba degna della figura, l'attuale tomba presso la villa Landolina. Nel 1896 Guglielmo II di Germania lasciò una lapide in via Amalfitania, luogo dove morì.

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Lori Platen e Salvatore Corchiola
Lori Platen
nipote del poeta August von Platen
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