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Luciano Durante, nato a Cosenza nel 1964, vive e lavora a Luzzi dove esercita la professione di architetto.

Membro dell'Associazione "Insieme per Luzzi" si occupa dello studio degli antichi insediamenti nella valle del Crati.

Premessa

di Antonio La Marca

Presidente "Insieme per Luzzi"

     E' bello e lodevole conoscere la storia dell'Egitto, le gesta dei Greci e dei Romani, le imprese di Carlo Magno, le campagne di Napoleone;  è giusto studiare minuziosamente i progressi, le decadenze dei diversi popoli; ma è indecoroso ignorare l'origine, le pagine illustri, le vicende del natio loco. E' amaro dirlo ma spesso, anche l'uomo colto ignora la storia, l'arte, il folklore della sua terra. E' una mancanza grave per una persona acculturata misconoscere le vicende storiche della propria città perché ogni paese ha le sue memorie e le sue particolarità da studiare e da raccontare.

     Non si tratta più e soltanto di rivolgere l'attenzione alle cose di notevole interesse storico-artistico, bensì di prendere nota anche delle cose modeste che col tempo hanno acquisito un significato culturale.

     "Beni culturali sono quelli in cui la gente si ritrova, riconosce se stessa e la sua comunità, beni che vivono nella memoria collettiva e nella vita quotidiana di ciascuno e di tutti: beni, insomma, che non debbono far parte del sapere, ma della cultura vivente" ¹.

     I beni culturali locali sono "un giacimento inesplorato", un immenso capitale simbolico, un deposito di storia tutt'altro che povera ².

     Affinché ogni comunità piccola o grande che sia, possa far rivivere il suo passato, è necessario che qualcuno si presti a far apprezzare i tesori materiali e morali, riposti e sconosciuti, della sua terra.

     Questo è quanto sta facendo l'Associazione culturale "Insieme per Luzzi" da quasi dieci anni.

     Ma può l'Associazione proporre tale suo prodotto culturale ad un circuito di interessi, di relazioni allargate, di istanze non locali(stiche) senza vederne sminuita la portata al puro reparto di spicciola erudizione: appunto periferica?

     Ma si può produrre cultura parlando esclusivamente della propria realtà"?

     A giudicare da quanto finora pubblicato sui Quaderni dell'Associazione parrebbe proprio di si, anche perché oggi nell'accezione di "bene culturale" ³ rientrano, a pieno titolo, l'architettura minore, l'arte popolare, il folklore, il dialetto, i manufatti più umili, i piccoli documenti manoscritti inediti, le testimonianze della tradizione orale, la documentazione fotografica.

     Avevamo auspicato, nei precedenti numeri, la collaborazione ai Quaderni di giovani ricercatori locali, ora finalmente è arrivata. Con grande soddisfazione presentiamo in questo settimo Quaderno il lavoro di un neo-laureato luzzese, Luciano Durante.

     Oggetto di tale ricerca è la Villa Sanseverino-Firrao di Petrine di Luzzi ⁴, elaborazione del suo lavoro di tesi in architettura.

     Attraverso un'accurata analisi delle fonti storiche e archivistiche, il Durante scrive una nuova pagina sul Torrione, il mulino e le case di Petrine, e così aggiunge un nuovo tassello alla storia della nostra cittadina.

     L'autore, che è anche socio di "insieme per Luzzi", ci propone una ricerca interessante, ricca di nuovi contributi utili a ricostruire le vicende storico-sociali del comprensorio petrinese. Luogo storico e sociale, spazio geografico dell'indagine è di fatto Petrine, ma in realtà la ricerca del Durante si lega e collega con note e riferimenti molto attenti, alle vicende della stessa Luzzi: emergono nuove problematiche riguardanti l'origine della chiesa di S. Giuseppe, il percorso della cinta muraria, il Casale Noce.

     Anche se restano tanti interrogativi e numerosi sono gli spunti che meriterebbero approfondimenti, è altrettanto vero che questo lavoro si pone come prezioso strumento per quanti intendono approfondire la conoscenza su Luzzi, che proprio dalla riscoperta e dallo studio dei suoi aspetti socio-culturali attende la rivalutazione di importanti stagioni della sua storia.

     I risultati ottenuti da questa ricerca sono di notevole interesse, anche perché inseriti in una proposta progettuale di recupero e valorizzazione di Petrine nel suo complesso ⁵.

     Si spera, a questo punto, che si possa dare una nuova funzione d'uso al monumento petrinese ⁶. Se si riuscisse a programmare un certo tipo di riuso, la casa-torre di Petrine e il mulino potrebbero assumere, nel contesto sociale attuale, una funzione di notevole importanza; il risultato delle sue valenze storico-ambientali e architettoniche potrebbero rappresentare anche una interessante offerta turistica per il territorio della media valle del Crati ⁷.

     "Insieme per Luzzi" non vuole certamente brevetti, ma è stata sicuramente la prima a favorire sul piano locale una organica cementazione di operatori plurivalenti per ottenere risultati sul piano della conoscenza storica e insieme della valorizzazione delle sue testimonianze.

     La speranza è che questa iniziativa duri ancora moltissimi anni e concorra, per la sua parte, a dare un degno supporto alla ricostruzione della storia totale della nostra cittadina.

     Una iniziativa, inoltre, che in molte sue parti arreca agli studi contributi indubbiamente interessanti e costituisce, per quest'altro verso, un ulteriore motivo per cui la collana forma una bibliografia di interesse non solo luzzese, ma che riguarda la Calabria intera e se vogliamo la storia del Mezzogiorno.

 

 

¹ BARBATO 1980, p. 12

² "Il grado di evoluzione di una società civile è direttamente proporzionale alla capacità di immagazzinare la memoria storica, che appunto è tale non in quanto passata, dietro le nostre spalle, ma in quanto ben presente e viva con noi.", PRINCIPE 1985, p. 7

³ Il termine bene culturale ha sanzionato l'interdisciplinarietà nella ricerca; ha riportato in primo piano la storia locale, ... ha dato significato a chiunque, a vario livello, si occupi della realtà storica locale", BERNI1988, p.3; BARBATO 1980, p.12 sgg. 

⁴ L'autore riprende un tema trattato, solo in parte, nel secondo Quaderno dell'Associazione culturale "Insieme per Luzzi".

⁵ E' di questi giorni la notizia che i proprietari, dimostrando grande generosità e senso civico, hanno donato il Torrione di Petrine al Comune di Luzzi.

⁶ Dopo un accurato restauro il Torrione potrebbe essere adibito a Museo della civiltà contadina. Un museo per testimoniare le origini prettamente agricole di questa località; La Marca, 1994, p. 45; La Marca, 1997, pp. 55-56. Petrine ha sempre avuto un'importanza e un ruolo preminente per la storia economica (riserva di caccia, cava di pietre, porto fluviale) del territorio luzzese e ancora oggi, sotto questo aspetto, riveste notevole interesse.

⁷ A.La Marca, 1997, p. 31; La Marca 2001, p. 77. 

Introduzione

     Questo studio parte dall'analisi del Torrione di Petrine, in territorio di Luzzi, considerando diverse problematiche: il suo rapporto con il quadro politico-economico della contrada petrinese e più in generale della città di Luzzi (cap. I), l'indagine sulle sue origini e trasformazioni in relazione alle mutate necessità difensive (cap. II) ed, infine, l'analisi urbanistico-architettonica (cap. III) cogliendone gli aspetti più significativi, con una particolare attenzione rivolta ad altre emergenze rurali (il mulino, il palazzo signorile ed alcuni caseggiati) di cui si propone il restauro ed una nuova utilizzazione a fini museali.

     Si è cercato di analizzare i vari elementi nell'ottica di un nuovo e diverso approccio conoscitivo del paesaggio rurale che va oltre la semplice lettura delle configurazioni architettoniche, per evidenziare l'analisi storica, economica e sociale dell'ambiente da cui tali architetture traggono vita e che, al tempo stesso, contribuiscono a definire.

     A tale scopo è apparso necessario inquadrare le vicende socio-economiche della cittadina luzzese nella generale situazione calabrese, alla luce dei cambiamenti apportati dalle varie dinastie che si sono succedute nella conquista dei Regno/i.

     Sulla questione delle origini del torrione, invece, si è preferito formulare diverse ipotesi (di cui ognuna appare verosimile), nella speranza che uno studio più dettagliato sul monumento dal punto di vista "materiale" possa fare luce su quella più attendibile ¹.

     Tra le fonti della ricerca storica, un interesse particolare è stato rivolto all’Archivio privato Sanseverino (Firrao) di Bisignano ², presso l’Archivio di Stato di Cosenza.

     Analogo interesse, per quanto riguarda le fonti archivistiche, riveste il volume di Alessandro Pratesi sulle carte provenienti dall’abbazia della Sambucina, di cui abbiamo tratto le sole notizie riguardanti la contrada ³.

     Nelle fonti bibliografiche, fra i vari scritti di sicuro valore scientifico, sono state incluse testimonianze e studi di eruditi locali, ecclesiastici, ingegneri, insegnanti che nel tempo si sono cimentati nello studio delle antichità e delle tradizioni economiche e sociali della comunità luzzese.

     Essi costituivano la classe degli archeologi dilettanti del secolo passato, e grazie alla collaborazione dei contadini, che lavoravano la terra ancora in maniera tradizionale, sono venuti a scoprire fortuitamente “tesori” delle epoche passate e a lasciarcene una testimonianza scritta: “…oggi i trattori moderni non lasciano alcuna opportunità ai contadini di poter notare tesori e monete…” ⁴.

     Inoltre non abbiamo trascurato il parere degli abitanti: molti hanno vissuto in questa contrada tutta la loro vita e sono membri di famiglie che hanno vissuto nella città di Luzzi per secoli: …i ricordi sono di lunga durata, e sorprende quante volte avviene che il ricordo di un ambiente del luogo di quanto raccontatogli dal nonno … sia confermato dallo scavo archeologico. Vi sono naturalmente anche molte false tradizioni orali che devono essere scartate, ma l’archeologo [urbano] che ignora queste indicazioni o che è scostante verso coloro che le offrono, lo fa a suo rischio… Il sentimento di appartenere ad una comunità è forte nell’uomo, e le città sono comunità particolarmente efficaci nel consolidare questo sentimento. Esso è un patrimonio che l’archeologo [urbano] deve saper sfruttare, utilizzando ogni opportunità per coinvolgere gli abitanti odierni nel lavoro che conduce, al fine di conoscere di più sulla città nella quale i loro antenati hanno vissuto e lavorato… Una città non è solo i suoi strati archeologici, le sue pietre, travi, intonaci; è anche la gente che vi vive, che è l’erede di una tradizione antica quanto la città stessa ed è all’interno di questo quadro vivente che l’archeologia [urbana] va concepita e praticata” ⁵.

     Ed ecco che, “consapevoli del buon diritto di ciascuno di poter fruire dei beni culturali, per il nostro arricchimento spirituale e conoscitivo, dobbiamo anche riconoscere che è nel giusto dovere di tutti partecipare agli oneri che il gravoso possesso di un bene culturale comporta, non fosse altro se non con una partecipazione attiva ad un movimento di  opinione che faccia capire gli attuali significati dell’architettura difensiva” ⁶.

     Occorre, dunque, innanzitutto attribuire ed affidare questo patrimonio alla comunità, perché “ne diventi la consapevole custode, attraverso una paziente e meticolosa opera di reinserimento spirituale … nella cultura e nelle tradizioni locali prima ancora che di restauro e di ripristino dell’ambiente. La comunità può allora assumere anche, come preciso dovere la manutenzione e la responsabilità, senza le quali ogni monumento decade sotto gli occhi e per l’azione stessa del pubblico” ⁷.

¹ Sulla “stratigrafia dell’elevato” per l’epoca medievale Fiorani 1995 p. 36

² L’Archivio Sanseverino, nonostante le gravi perdite subite nel corso degli anni, a seguito di varie vicissitudini, costituisce una fonte  di primissimo  piano per la storia di Luzzi. In esso sono conservati parecchi documenti, i più antichi risalenti al secolo XIV, e mappe riferite per lo più ai secoli XVII e XVIII (alcune riproposte in questo studio).

³ Questi documenti, di cui in passato si era persa ogni traccia, furono rinvenuti presso l’archivio privato Aldobrandini da F. Bartoloni. Si tratta di una serie di pergamene distribuite tra i secoli XI e XVI, di cui parte di esse (298, in lingua latina) furono studiate e pubblicate (190 sono trascritte integralmente), dopo la morte del prof. Bartoloni, dal prof. A. Pratesi (Carte latine di Abbazie calabresi provenienti dall’archivio Aldobrandini, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana 1958): altri documenti (pergamene greche) sono tuttora inediti (?).

⁴ SCHNAPP 1984, p. 27. Sull’argomento si veda anche LA MARCA 1996 pp. 43-46.

⁵ CLEERE 1984, p. 24

⁶ SANTORO 1983, p.77

⁷ ROGGERO 1966, pp. 78-79

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