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Franco Acri

Architetto per vocazione, poeta per necessità

 

La mia storia inizia in Calabria e mette radici a Napoli, città che mi ha accolto per gli studi e che ho imparato ad amare. L'Istituto d'Arte, prima, e poi l'Università, mi hanno insegnato a dare forma alla materia. Ma presto ho capito che c'è una materia ancora più urgente da plasmare: il pensiero. Scrivo per non dimenticare, per lasciare tracce, per ricucire i fili dispersi dell'esistenza. Ogni poesia nasce da un gesto, un incontro, una crepa nel tempo. Credo in una memoria che non si affida ai libri, ma si deposita nelle pieghe dell'anima: nel pane impastato ogni giorno, nello sguardo rivolto a un albero caro, nel silenzio che abita una stanza ormai vuota. Architettura e scrittura non sono mondi separati, ma due facce dello stesso impegno: costruire. Se l'architettura modella lo spazio, la poesia mi consente di denunciare le contraddizioni, di esplorare ciò che non trova posto nelle geometrie. La professione mi ha insegnato a progettare luoghi; la scrittura, invece, mi affida un compito più intimo: custodire il tempo. Architettura e poesia sono, per me, due modi complementari di dare forma al mondo: l'una vincolata dalle leggi della materia, l'altra libera di attraversare le verità interiori. In questo spazio – il blog – mi concedo la libertà dell'esplorazione: parole che resistono, e silenzi che sanno ancora dire.

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