Mons. Girolamo Russo
Luzzi 19 gennaio 1891 + Bisignano 7 maggio 1944
Anima umile, ma carattere forte: sacerdote perfetto per pietà religiosa, scrittore versatile e dotto grecista-latinista, D. Girolamo Russo. Il quale lasciò una vasta produzione letteraria, filosofica, teologica, musicale, rimasta purtroppo inedita.
Gli inni alla Vergine, al Santissimo Sacramento, ai Santi Patroni di Luzzi sono sulla bocca di tutti e ancora oggi le sue armoniose composizioni musicali allietano i fedeli delle due Diocesi di S. Marco e Bisignano.
Queste composizioni musicali e gli altri scritti, ora negli Archivi dei due Seminari o in possesso dei congiunti, si spera di vederli pubblicati in un giorno non lontano per onorare la memoria del degno apostolo della carità cristiana che in 25 anni di apostolato seppe essere esempio di eccelse e sante virtù! ...
Giuseppe Marchese
RICORDO DI MIO ZIO MONSIGNOR DON GIROLAMO RUSSO, LETTERATO, MUSICISTA
Molti luzzesi ricordano ancora con devozione la figura insigne del sacerdote tanto amato dal popolo, per la sua bontà, per la sua Santità e per la sua dottrina. Egli fu Rettore del Seminario Diocesano di San Marco Argentano e Bisignano per oltre un ventennio. Mio zio Girolamo, che io ricordo pochissimo poiché ero troppo piccola e lui morì ancora giovane, veniva di tanto in tanto a trovare mia madre e quando lo faceva, io andavo a nascondermi: avevo paura della sua figura maestosa, della sua lunga tonaca e del suo grande cappello nero a larghe falde, che allora i preti portavano, ma, ancora di più, temevo che lui mi facesse recitare le preghiere come di consueto. Mio zio Girolamo conosceva bene la musica e aveva insegnato a mia madre a suonare il piano all'età di nove anni. Io non ho avuto modo di conoscere in maniera diretta la sua missione e apostolato sacerdotale poiché, quando morì, nell'anno 1944, io avevo appena cinque anni. I meriti e le opere che lo resero Santo agli occhi dell'intera popolazione luzzese sono elencati nell'opera "Tebe Lucana" dello storico Prof. Marchese che ne illustra anche la vita. Grazie a queste conoscenze storiche sono riuscita a ricostruirne in maniera essenziale gli avvenimenti: egli nacque a Luzzi il 19 gennaio dell'anno 1891 dalla nobildonna Caterina Stancati e da Giuseppe Russo, insigne professionista. Fin da bambino sentì forte la vocazione religiosa, ma per le ristrettezze economiche della famiglia, il suo desiderio non sarebbe stato soddisfatto, se, a premiare il giovanetto, così buono e versato negli studi, non fosse intervenuta la Divina Provvidenza. Nel 1903, sotto il Pontificato di Pio X, mio zio Girolamo, ancora dodicenne, musicò, per ispirazione Divina, su parole del babbo, una "Salve Regina", che, accompagnata da una commovente supplica, inviò al Santo Padre. Il Papa non rimase insensibile di fronte alla supplica del giovinetto così dotato e ordinò che mio zio fosse accolto, a totali spese della Santa Sede, in un qualsiasi Seminario della Calabria. Molti furono i Seminari che lo accolsero, dove si distinse negli studi e nella Santità. Ordinato suddiacono, fu chiamato dal Vescovo Scanu ad insegnare lettere nel Seminario di San Marco, dove fu nominato Vice-Rettore. In questo periodo musicò, su versi dell'illustre Prof. Domenico Coppa, un meraviglioso inno dedicato a Santa Aurelia Marcia, martire romana, le cui spoglie riposano nella chiesa di S. Giuseppe in Luzzi. Nel 1914, nella chiesa Madre di S. Maria in Luzzi, celebrò la sua prima Messa. Presto dovette partire per la guerra, rifiutò qualsiasi privilegio da soldato si prodigò in ospedali da campo, sottoposti a pericoli di guerra. Ricevette, alla fine, la "Croce al merito di guerra". Ritornato a Luzzi, fu nominato per un breve periodo Parroco Rettore della chiesa di S. Michele Arcangelo. Ma, il Santo Vescovo Scanu lo volle ad assumere la carica di Rettore nei due seminari di S. Marco Argentano e Bisignano; incominciò così la sua opera di apostolato, educando i giovani con competenze e spirito di abnegazione. Durante il suo apostolato e missione sacerdotale rifiutò qualsiasi alta carica per umiltà, anche la nomina di Vescovo, non ritenendosi degno. La sua grande aspirazione fu sempre quella di ritornare a Luzzi, il suo paesello e vi ritornò per breve tempo come Arciprete nella chiesa madre di S. Maria. Ma il Vescovo Moscato, conoscendo le sue doti lo richiamò al Seminario di S. Marco per continuare la sua opera di Apostolato. E' in questo Seminario, che, ormai minato nella salute, si spense nell'anno 1944.
Elvira D'Orrico
Tante cose si ricordano di Mons. Russo. Ma una è tutto: Egli seppe dare, a quanti l’avvicinarono, il senso lirico della vita.
Divenne poesia la scuola, il dovere quotidiano, la santità, sotto il martello di una gran passione che gli morse il cuore, questa: ricopiare in sé la divina mitezza che si riscontra nell’Evangelo.
Se Francesco d’Assisi inanellò <<Madonna Povertà>>, l’umiltà attese lungo i sentieri spinosi l’amplesso di questo Sacerdote vero, come una sposa che ha trepidato ed aspetta, <<ricca di monili preziosi>> […]
Passarono i giorni, gli anni, e sulla croce di una modestia continua distese le braccia il nostro mite Rettore, senza lamento […]
D. Girolamo Russo nacque a Luzzi, il 19 gennaio 1891, dalla N. D. Caterina Stancati e Giuseppe, maestro elementale (1).
Giovanetto, d’ingegno e rara applicazione, percorse le classi ginnasiali e liceali nei Seminari di Bisignano, Gerace, Cosenza, conseguendo la maturità classica con la media di nove decimi (2).
Ugualmente valse per il Corso Teologico, tanto da meritare dal compianto Mons. Scanu, Vescovo e Maestro di Teologia, quanto Alberto Magno soleva dire di Tommaso d’Aquino: Il bue muto! Quando muggisce si fa ben sentire […]
Preciso e semplice nel conferire, toccava con l’ali dell’aquila le cime delle verità rivelate ed afferrava con l’acutezza del ragionamento l’anima della filosofia.
Così, preparato nello spirito e culturalmente, salì lo Altare nel 1914. Temprato poi al cimento ed alla fatica sotto il regime militare, quale sergente di sanità – patriota fedelissimo e valoroso, in prima linea, decorato di croce di guerra al merito, mille e mille volte sfiorato dalla morte – durante la prima Guerra mondiale, venne assunto nel 1919 al delicato Ufficio di Rettore del Seminario di S. Marco.
Umanista insigne, veramente padrone delle lingue moderne e classiche, nonché nelle scienze esatte, ebbe potente comunicativa.
Le lezioni di Mons. Russo restavano impresse nella mente e nell’anima per quella singolarità di metodo, trovate geniali, sicurezza di dottrina, vivezza di espressioni […]
Senza mai scomporsi: calmo e preciso, trovò le vie dell’intelligenza anche negli elementi più restii.
Quando gli alunni venivano presentati agli esami di licenza ginnasiale presso i Seminari Regionali, bastava dirsi della Diocesi di S. Marco per disporre la Commissione alla promozione a pieni voti. […]
[ …] Se nel campo letterario e scientifico si limitò – e per ben quasi trent’anni – ad un insegnamento sempre più aggiornato e fecondo, il genio suo o meglio il suo <<vecchio cuore>> - come Egli stesso soleva affermare – ebbe espressioni gentilissime nell’arte la più bella e che è il linguaggio degli Angeli: la Musica.
Fin da piccolo coltivò la sua passione, ed a tredici anni musicò una <<Salve Regina>>, che insieme ad una supplica inviò al Santo Pio X (3), ottenendo dal Papa di essere accolto nel Seminario da Lui preferito a totali spese della Santa Sede e potersi in tal maniera avviare al Sacerdozio! (4).
Fu compositore d’inconfondibile personalità: musicò inni religiosi, pastorali di vena e sapore classicamente italiano, mottetti e passi liturgici i più cari al sentimento cristiano.
Come al sentire melodie del Verdi non c’è bisogno di conoscere l’autore, così dei brani di Mons. Russo: ci succede soltanto di piangere all’intreccio dei suoni (5).
Il delicato tema emotivo che sostiene canto ed accompagnamento delle strofette per <<Via Crucis>> composte nel settembre del 1941. […]
Quando Giovanni Pascoli si spegneva, nel 1912, il Chierico Russo aveva ventuno anni. […] Sensibile alle bellezze del creato ed ai più delicati sentimenti umani, aspirò anch’Egli (in senso genuinamente cristiano) al fraterno amore tra gli uomini, alla francescana comunione con tutte le creature. […] Mai ebbe una parola di critica e sospetto, fu limpido come l’acqua dei monti, soffrì in silenzio. […]
Ma l’armonia più sentita per Lui fu l’incamminarsi per le vie della santità. Attraverso questi sentieri ebbe particolarmente a meditare le parola del Maestro Divino: <<Imparate da me che sono mite ed umile di cuore>>.
Rifulse in una purissima vita permeata da ininterrotta preghiera: ed a tali sovrani principi educò generazioni di Sacerdoti. […]
E devoto quale visse, nel maggio spiovente di rose, alla vigilia della Supplica alla Grande Regina di Pompei, Mons. Russo entrò nei Cieli per l’eterna Supplica a favore dei figli del suo Sacerdozio, spirando tra le braccia dei giovani suoi… (7 maggio 1944: in età di 53 anni e 3 mesi).
La morte, più silenziosa per Lui della vita, lo tolse, quasi senza avvedersene, modestamente, alla fatica ed alle tante preoccupazioni, onde suggellarne definitivamente la memoria tra i passati col profumo dei Santi!
Primo alla meditazione mattutina, Serafino d’amore nella celebrazione della Santa Messa, seguì senza posa, educando con l’esempio, tutte le pratiche quotidiane di pietà dei suoi Seminaristi, a simiglianza dell’ultimo Chierico, umile e buono …
<<Immacolate sono rimaste le sue mani:
Il suo cuore ha avvicinato i gigli:
La sua virtù è stato un candore senza macchia!>>
In tutti gli altri posti occupati portò la mite, caratteristica pacatezza, oltre la competenza e la saggezza dell’uomo dotto, retto e prudente.
Fu Arcidiacono del Capitolo Cattedrale di Bisignano, Assistente Diocesano di Azione Cattolica, Parroco a Bisignano ed Arciprete di Luzzi (1939), Esaminatore Prosinodale, Giudice Officiale del Tribunale Diocesano, Vicario Capitolare eletto unanimemente (tutti i voti dei Canonici dei due Capitoli di S. Marco e Bisignano, meno il suo) nel gennaio del 1932, alla morte di Mons. Salvatore Scanu. […]
C’è, però, una virtù, un substrato d’oro, che sostiene tutta l’attività di questo uomo e che lo stesso S. Padre Pio XI di v.m., nominandolo Mons. Moscato (di cui fu, specialmente negli ultimi tempi, il fido consigliere), ha voluto ricordare nella stessa <<Bolla>>: l’<<aurea obbedienza>> verso il Pastore della Diocesi.
Se caro è a Dio il sacrificio, più gradita è l’umile sottomissione che crea i Santi.
Ora Mons. Russo è invocato fortemente, oggi più che mai, da anime che gli restano sempre devote, e ne ricevono – è questa la concorde testimonianza – grazie e conforti […]
Le ampie note musicali del <<Nerone>> del Boito, che Professori ed alunni vollero offrirgli in occasione dello onomastico (30 settembre 1931), interpretarono ognora degli agili tasti sotto la sua mano esperta, il respiro del cuore: dei cuori filiali accesi ed ardenti, del suo nobile cuore che paternamente si consumava quaggiù per vivere in eterno, anche se ora il pianoforte da otto anni tace ed il violino non singhiozza più.
Cuori, allora, naufraghi tra due aurore: per noi la aurora del Sacerdozio, per Lui – il Rettore buono – quella del cielo …
Ed il suono, la lirica degli intermezzi musicali riempiva, spesso, l’ambiente del Seminario, gentile ed insinuante, come una corolla <<pur mo>> dischiusa!
-
All’età di cinque anni venne accolto nelle scuole elementari e percorse rapidamente le classi sotto la guida del padre Giuseppe e del maestro Michele Coppa.
-
Ebbe lezioni per le prime tre classi ginnasiali dal Sac. Francesco Antonio Coppa, Parroco di S. Biagio e poi Arciprete di Luzzi. Il Parr. Don F. Gallo, cui toccò impartire al Russo lezioni di greco, attestava che ancora studente, effettuava a vista la traduzione dell’ <<Anabasi>> di Senofonte. (1906 – 1907).
-
Due Eminentissimi Principi presero a cuore la petizione del giovanetto Russo presso Papa Pio X: il Card. Portanova, Arcivescovo di Reggio Calabria ed il Card. P. La Fontaine, Vescovo di Cassano Jonio e poi Patriarca di Venezia.
-
Il padre Giuseppe Russo ebbe corrispondenza episcopale col Segretario del Papa Mons. Bressan.
-
Opere inedite di particolare rilievo: a) Cecilia (Melodramma in 2 atti): scene di vita calabrese su parola del padre Giuseppe Russo; b) Dolori e gioie della vita militare (Mazurka); c) Lo squallore delle campagne Geracesi (Mazurka) composta da studente delle classi ginnasiali.
Tratto dal libro "Sacerdoti Nostri" di Francesco Ceraldi
Pellegrino Editore Cosenza
In questa foto annerita dal tempo sono ritratti i familiari di mio zio, Mons. Girolamo Russo, i miei nonni materni che io non ho mai conosciuto: mio nonno, Giuseppe Russo, ossia "Don Peppe Russo" come veniva chiamato dai Luzzesi, seduto con la figlia più piccola sulle ginocchia. Giuseppe Russo era un valente professionista, anche lui come mio zio Girolamo amante dell'arte musicale e dotato di grande creatività: aveva scolpito con un pezzo di legno una Madonna e per gli occhi si era servito di quelli della bambola di mia madre. Questa Madonna esiste tuttora in San Nicola Arcella, nella casa del mio defunto zio Gioacchino Russo. Alle spalle di mio nonno, nella seconda ed ultima fila, la prima, a sinistra è ritratta sua moglie, mia nonna Caterina Stancati, che morì ancora giovane. Dopo alcuni anni, mio nonno sposò in seconde nozze la Nobildonna Serafina Longobucco che gli diede un altro erede: zio "Ciccio" Russo che fu anche lui esperto nell'arte musicale. Nella prima fila, iniziando da destra, la prima è mia madre, ancora ragazzina; nella seconda fila, sempre a destra, dietro le spalle di mia madre è ristratto mio zio Girolamo, anche lui ragazzo. Non ho dimenticato la vecchietta seduta accanto a mio nonno, era sua madre, la mia bisnonna, non ricordo neppure il suo nome, so soltanto che mia madre la chiamava "Nannareddhra Durante" perchè era imparentata con la famiglia Durante e con Donna Carmela Durante, madre di mio cognato Michele Cilento. Non conosco gli altri personaggi, come del resto non possono riconoscerli i Luzzesi della nostra generazione, ma dobbiamo ricordare che sono tutti figli della nostra amata Luzzi.