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San Ciriaco di Buonvicino
San Ciriaco nacque nel paese di Buonvicino (Cosenza), diocesi di San Marco Argentano, verso la metà del X secolo; visse da anacoreta in una grotta, poi entrò da cenobita nel monastero greco di S. Maria dei Padri, presso Tripidoro; in seguito ne fu nominato abate, carica che mantenne a lungo.
La fama della sua santità si diffuse in tutta la valle del fiume Crati, che sorge sulla Sila Grande, bagna Cosenza e la piana di Sibari; tanti uomini furono attirati da tale fama, desiderosi di vestire “l’abito angelico”, come veniva definito l’abito dei monaci osservanti la Regola di San Basilio (basiliani).
Nello stesso tempo anche sua sorella Maria, fondava a Romano contrada di Buonvicino, un monastero femminile, che ebbe una buona fioritura.
Ciriaco fu convocato a Costantinopoli dall’imperatore d’Oriente Michele IV, ‘il Paflagone’ († 1041), dove gli guarì la figlia posseduta dal demonio, l’imperatore per riconoscenza, gli diede ampi privilegi per il suo monastero, con donazioni di terre e chiese, nei territori di Trigiano e Malvito (Cosenza).
Il santo abate morì a Buonvicino il 19 settembre 1030 e fu sepolto nella chiesa dell’abbazia di S. Maria dei Padri, che da allora venne intitolata al suo nome; sul suo sepolcro fiorirono vari miracoli, per cui i fedeli di Buonvicino lo acclamarono santo, come spesso avveniva allora, il paese lo festeggiò con solennità e lo proclamò suo patrono.
Al tempo del vescovo di San Marco Argentano, Defendente Brusato (1633-47), il padre Daniele da Coserica, predicando la Quaresima a Buonvicino, dichiarò di avere saputo con un avvertimento soprannaturale, che il corpo di San Ciriaco, giaceva nell’acqua e quindi rischiava la completa distruzione; il popolo fu scettico, allora il predicatore aprì di notte il sepolcro, trovandolo allagato, mentre le ossa emanavano un soave odore.
Il vescovo intervenne e con altri dignitari fece una pubblica esumazione; si trovarono tre cassette con epigrafi greche contenenti i corpi di San Ciriaco e di due monaci bizantini Cipriano e Basilio; un ossicino del santo fu posto in una teca, appesa poi alla statua del santo, che si porta annualmente in processione, il resto delle ossa fu chiuso in una nuova cassa, sistemata in luogo più decoroso.
Il rogito notarile dell’esumazione, andò perso nel 1647 durante un assalto al palazzo vescovile, di un gruppo di facinorosi.
La festa della ricognizione delle reliquie, il 16 aprile, prese il sopravvento su quella del 19 settembre, giorno della sua morte. Il suo culto è ancora molto vivo a Buonvicino e dintorni.