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Padre Paolo Rendace da Paterno Calabro
“Per maggiore merito, ed affinché le cose procedano più ordinatamente, per vice generale nomino il P. Paolo da Paterno, il quale avrà la soprintendenza di tutti i monasteri, a cui ubbidirete come alla nostra persona”. (San Francesco di Paola)
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Paolo Rendace nacque a Paterno intorno al 1426. Di nobile famiglia, Paolo ricevette un educazione cristiana specialmente da parte della madre, donna devota. Compì gli studi umanistici dove dimostrò, in poco tempo, grandi capacità letterarie. Qualche anno più tardi si recò a Paola, insieme ad un gruppo di paternesi, da San Francesco per chiedergli di venire a Paterno: in quel tempo infatti, il paese era diviso dall’odio e dell’inimicizia e nel piccolo borgo si stavano perdendo le virtù e gli esempi cristiani. Paolo rimase subito affascinato dallo stile di vita del Santo e chiese di rimanere con lui rivelando grandi afflatti di forza di volontà e ammirazione verso quello stile di vita eremitico. San Francesco accolse Paolo e lo inviò però a Cosenza dal Vescovo Caracciolo dove studiò e fu ordinato Sacerdote. Devoto alla vita eremitica dettata da San Francesco, Paolo Rendace lo seguì durante tutto il suo percorso e, intorno al 1472, arrivò con lui a Paterno dove iniziarono a costruire un eremo sui ruderi di un antica Cappella dedicata all’Annunziata. Paolo assistette a molti miracoli avvenuti attraverso il Santo; L’episodio più eclatante si manifestò sulla costa calabra di Catona dove avvenne lo spettacolare e famosissimo “miracolo dello Stretto”: San Francesco diretto in Sicilia con Paolo Rendace e Fra Giovanni da San Lucido detto il semplice, si trovò nell’impossibilità di pagare l’onorario al traghettatore per attraversare lo stretto sia per scarsità finanziaria sia per voto di povertà. Il barcaiolo, tale Pietro Coloso, si rifiutò di traghettare gratuitamente i tre frati; Francesco stese il suo povero mantello sulle acque dello Stretto e compì la miracolosa attraversata insieme a Paolo Rendace e Fra Giovanni. Il mantello si gonfiò col vento divino e San Francesco giunse a Messina e poi diretto a Milazzo per fondare un convento. Successivamente quando il Santo Paolano partì per la Francia per obbedire alla volontà del Papa, lasciò a Paolo Rendace la guida di tutti gli eremi e dei conventi. Nei pochi documenti che si conservano è scritto che fu proprio Padre Paolo Rendace a edificare il convento di Crotone e di Maida; egli continuò per tutta la sua vita il percorso eremitico seguendo l’esempio dettato dalla regola dall’ordine dei minimi. Anche la nipote, Suor Geronima da Paterno (1492-1525) entrò nella famiglia dei minimi, affascinata, probabilmente, dalla vita dello zio. Egli fu un uomo che visse con fama di Santità: gli furono attribuiti miracoli in vita, come la guarigione della sorella prima della sua partenza per Roma, ove doveva partecipare al Primo Capitolo Generale. Successivamente Paolo rientrò a Paterno dove attese, pregando ed entrando in estasi, la morte. Morì santamente il 1 aprile del 1521: la tradizione popolare tramanda da secoli che, alla sua morte, le campane del convento suonarono da sole a festa; il suo corpo rimase esposto per 40 giorni alla mesta venerazione di folle devote e i suoi agiografi tramandarono che proprio al cospetto del suo corpo siano avvenuti dei miracoli come la guarigione di un cieco e la guarigione di altre tre persone che si recarono a pregare sulla sua salma. Per ben due volte i religiosi tentarono il Processo di Beatificazione nel 1594 e nel 1623 ma entrambi furono sospesi per circostanze esterne. Il Venerabile Padre Paolo Rendace fu considerato uno degli uomini più prestigiosi dell’Ordine ed ebbe molta fama di Santità tanto che in quel periodo, la sua effige veniva posta successivamente a quella di Giacomo Martolilla, genitore di San Francesco di Paola e, l’autore Maggiolo, nell’opera Vite dei primi compagni di San Francesco (1678) lo colloca al primo posto subito dopo l’effige del Santo Paolano. Padre Paolo fu sepolto nell’eremo paternese, sua terra natia, e nell’aprire il luogo di sepoltura nel 1573, i monaci ne scoprirono il corpo incorrotto; La tomba fu riaperta di nuovo nel 1847 e da allora fu collocata nella Sagrestia del Santuario dove molti fedeli si recano a venerare le sue virtù: le virtù di un uomo che visse secondo l’esempio di San Francesco di Paola, il più Santo dei Santi.
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