top of page

Tratto dal libro di Giuseppe Marchese “Tebe Lucana, Val di Crati e l’odierna Luzzi” pag. 470-471.

 

Le chiese e cappelle di Luzzi sono numerose e, come so è visto, d’antica data. Dopo il 1870 sono state costruite, soltanto, due chiesette dedicate alla “ Madonna della Sanità o Cava” sita nella Vallata S. Giuliano e la “Chiesetta di Pompei” situata tra i palazzi dei Sigg. Marchese e Leone nella via Destro.

La prima è sorta accanto ad una preesistente nicchietta della storica valle S. Giuliano, ove secondo la leggenda la Madonna sarebbe apparsa ad una certa Lucrezia Scalzo, una ragazza storpia e rattratta, che, sopo la miracolosa apparizione, sarebbe completamente guarita. La pia leggenda è stata raccolta da D. Gennaro Amoroso.

La seconda fu costruita dopo il terremoto del 1905 a spese di D. Salvatore Leone, uomo di gran cuore e padre di famiglia amorosissimo.

Il parroco Campise mi ha riferito che il precedente cappellano della chiesetta della “ Madonna della Sanità “ Sig. D. Francesco Saverio Durante aveva avuto dalle mani del vecchio sacerdote D. Luigi De Bonis, 2° addetto alle funzioni della primitiva nicchietta, il giungo con cui la pastorella Scalzo era stata cinta dalla Madonna. Lo stesso Campise, Dopo la morte del Durante, lo richiese più volte ai congiunti ma né potè averlo, né conoscere ol luogo dove fosse stato conservato ( [1] ) E’ da notarsi che la chiesetta della Madonna della Sanità fu innalzata a spese del popolo negli anni 1881-82 sui ruderi del tempietto pagano Iuliano. Il nobile uomo D. Camillo Marchese (senior) concesse, gratuitamente, a sua devozione tutto il suolo su cui venne edificata la chiesetta col terreno adiacente. Sulle pareti interne del Tempietto Giuseppe Cosenza, prima di abbandonare la nostra terra per affermarsi altrove come pittore italo-americano di grande talento, vi dipinse alcuni quadri di sentita ispirazione religiosa.

 

 

 

[1] Il parroco D. Michele Campise, a testimonianza di quanto sopra, ebbe rilasciata dai Sigg. Durante una dichiarazione di smarrimento alla presenza dei Parroci Rendace, De Bonis, Coppa, Arena. Il Campise mi ha affermato di avere appreso da vecchie scritture di parroci locali che la nuova chiesetta è sorta sui millenari ruderi del tempietto pagano Iuliano.

 

 

Giuseppe Marchese (Luzzi, 1892 - 1977), uomo politico e storico.

 

Nacque a Luzzi il 28 agosto 1892 da Cesare Marchese e Rosaria Gardi; ivi morì il 4 settembre 1977.

La famiglia Marchese, originaria di Crotone, si stabilì a Luzzi nel XVI secolo, secondo il biografo dello scrittore, Attilio Gallo-Cristiani; nel 1581, infatti, Don Luise Marchese, Avvocato di corte di Don Filippo d'Austria, fu inviato da questi ad amministrare l'università di Luzzi, ed ivi contratto matrimonio con Isabella Sangermano, stabiì la propria discendenza nel borgo.

 

Al culmine della sua carriera scolastica e dei suoi incarichi pubblici, Marchese intraprese a scrivere le sue due opere storiche maggiori: il saggio su La Badia di Sambucina, pubblicato a Lecce nel 1932, ed una storia generale di Luzzi, Tebe Lucana, Val di Crati e l'odierna Luzzi (Napoli, 1957).

 

LA BADIA DI SAMBUCINA

Il saggio su La Badia di Sambucina apparve nel 1932 dopo dieci anni di lavoro, come scrive il Gallo-Cristiani (dunque il Marchese dovette lavorarvi fin dall'avvento del fascismo). La materia del lavoro sull'abbazia cistercense, cioè sostanzialmente la storia dei monasteri medievali in Calabria e nel Mezzogiorno d'Italia, era frequentata dall'autore, come si è visto, sin dai suoi esordi di studioso di storia: i capitoli del saggio si possono anzi considerare l'acme delle sue ricerche in tal campo intraprese già negli anni rossanesi, e di tale argomento continuò a scrivere, a dimostrazione del fatto che dovette sempre intimamente sentirlo come quello di sua competenza, anche negli anni seguenti, su invito di pubblicazioni specializzate, come nel '33 per il "Catalogum monasteriorum quae olim militaverunt vel adhuc militant sub Regula S. Benedicti", diretto dal monastero di Einsiedeln in Svizzera. Sempre in quell'anno fu commissionato dal Rotary Club di Cosenza di redigere una descrizione storica dei castelli e delle rocche del Mezzogiorno, mentre per il Comitato Nazionale Italiano per le Arti Popolari poté tornare, con uno scritto sul costume popolare calabrese, ai suoi interessi etnografici. La tesi fondamentale del saggio è che l'abbazia di Sambucina sia la più antica fondazione cistercense dell'Italia Meridionale, sorta per opera di una colonia di seguaci di San Bernardo giunti direttamente da Clairveaux. Il riscontro più autorevole del livello della risonanza nazionale di esso è nella menzione di esso come (unica) fonte bibliografica della voce su Luzzi compilata dal prof. Giuseppe Isnardi per l'Enciclopedia Treccani (vol. XXI, p.710).

 

TEBE LUCANA, VAL DI CRATI E L'ODIERNA LUZZI

Anche per quanto riguarda la storia generale di Luzzi si può pensare che il suo nucleo originale fossero proprio le vicende luzzesi dell'età medievale e moderna, ma essendo il Marchese parallelamente anche un appassionato antiquario e collezionista di reperti archeologici, pensò bene di anteporre alla storia medievale di Luzzi un'archeologia della Val di Crati: in essa riprende l'identificazione, di antica tradizione, del paese di Luzzi con Tebe Lucana, ipotizzando che potesse trattarsi dell'insediamento creato da Alessandro il Molosso nel IV secolo a.C. come base strategica per lanciare l'assedio alla città di Pandosia nel Bruzio. E' probabile che l'intenzione di Marchese fosse più precisamente quella di fare un approfondimento storico su Luzzi e il territorio circostante in diretto collegamento con lo studio sulla Sambucina (<<Rimasi a lungo perplesso se proseguire nel campo dei miei studi favoriti e ampliarli per far onore al mio paese>>, scrive l'autore). Storia della Sambucina e storia di Luzzi sarebbero quindi due parti complementari l'una per l'altra di un unico disegno storiografico. Neppure la sua opera trattatistica maggiore (però non il suo capolavoro, ché il Marchese dovette sempre considerare tale la sua monografia sambucinese) passò inosservata nel panorama storico-letterario italiano di quel tempo, dal momento che fu senz'altro preso in visione e in esame da amici eccellenti come Benedetto Croce, Gaetano De Sanctis, Pietro Toesca, Umberto Zanotti Bianco, la cui attenzione è testimoniata dai carteggi che aprono l'introduzione del volume. A dare rilevante visibilità accademica alla sua storia contribuì indubbiamente il coevo incarico ricoperto dallo studioso di Ispettore Onorario dei Monumenti e degli Scavi per il Bruzio e la Lucania, il vertice della sua carriera pubblica. Secondo L.G. Coppa Marchese intraprese la sua nuova sfida letteraria dopo la pubblicazione del suo ultimo lavoro di pedagogia, datato 1937, Il problema educativo attraverso le varie teorie. Se si segue tale datazione Marchese avrebbe iniziato la composizione di quest'ultima, avvalendosi comunque di un corpo di documentazione di base già ampiamente formato e organizzato in precedenza, a partire dai primi anni '40: la sua stesura poteva essere già conclusa nel 1948, se a quella data Croce poteva leggerla nella versione completa e consigliarla come ottima fonte per studi più approfonditi sulla materia; traversie maggiori l'autore dovette affrontarle per l'edizione definitiva (quasi altri dieci anni di attesa).

Madonna della Sanità - Luzzi
 

bottom of page