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La Madonna della Cava

 

La tradizione

 

Simile ad altre tradizioni popolari sacre, fiorisce, nell’anima di Luzzi, l’umano racconto della storpia pastorella.

Sono questi, in sintesi, i brevi accenni: la Vergine Santa appare, nella valle orlata di ginestra, alla giovanetta Lucrezia Scalzo, che torna a casa salva, guarita e dice…

Quel giorno non un movimento nell’aria cristallina. La stradicciola sfossata e pietrosa va ad una solitaria distesa di verde: qui le pecorelle e gli agnelli possono brucare lentamente, indisturbati. Lucrezia pulisce nell’erba i piedi nudi, duri e grigi del color delle pietre. Porta in capo una cuffietta bianca, i capelli tirati sulle tempia e stretti sulla nuca, ha gli occhi pieni di azzurro: sul suo volto alita un lieve odore di fiori …

Povera bimba malata: cerca d’invocare, come può, “mane e sera “ la Madre del Signore!

Ad un tratto, dal monticello senza sfondo, una pecorella belante fugge e precipita. Si lancia, preoccupata la guardiana, per salvarla; ma anche lei, carponi, scende miseramente e senza scampo nel burrone, tra le spine.

Come da una grotta marina formata allo scrosciar de l’acque, sovra uno spicchio di luna che le sostiene i piedi, in uno scorcio di cielo, ecco la Madonna …

L’umile figlia s’inginocchia invasa da un brivido, e la maestosa Signora la bacia, stende le mani in aiuto prendendola dolcemente per una ciocca, e con un giunco strappato all’imo, le cinge poi il collo.

Le onde splendenti del ruscello sembrano sciogliere il sole, e vanno come una massaia affacendata …

Lucrezia sale lesta dal fosso: scalza ma sana; risale il colle, non ha più bisogno del bastone; gli arti son validi, veloci, mentre la Madonna della mistica Cava guarda dall’alto della sua misericordia, ricca e bella di rose e di speranza, sospesa sullo specchio roseo del rivo!

“Lucrezia – ripete dentro una voce celeste – sono la Madre del cielo: tu resterai vergine…”.

Sul luogo dell’apparizione e del miracolo, della seconda metà del 600, sorge una nicchia, umile ed antica.

 

Il tempietto

Insoliti chiarori notturni – riporta il Manoscritto del XVI sec. ([1]) – per sei mesi s’eran visti sul luogo del prodigio …

La Madre della Sanità, solleva in piedi Lucrezia, la conduce qualche passo più lungi e le parla, sopra i ruderi millenari e polverizzati di un tempietto pagano della storica valle Juliana. Accanto, scaturita dai passi della celeste Visione, la terra offre una vena d’acqua fresca, premente e leggera: la fontana del miracolo!

Costruito dal popolo negli anni 1881-1882, poco distante dalla nicchietta primitiva, vive oggi, solitario ed agrestemente suggestivo, il Tempietto della Cava. Ove un dì gente accorsa al discorso della miracolata implorò grazie preziosissime, tra una “dolce chiostra” di ulivi, si perpetua il retaggio della fede di Luzzi e l’amore di Maria…

E’ un pellegrinaggio continuo non cieco né fanatico, ma tranquillo e luminoso.

Per due secoli si conservò il “giunco” di cui della Vergine era stata cinta la pastorella Scalzo. Don Francesco Durante, cappellano della Chiesetta fino al 1903, avea ricevuto la preziosa reliquia dalle mani del vecchio Sacerdote Don Luigi De Bonis, secondo addetto al culto della vetusta nicchietta. Ma, alla morte del Sacerdote Durante, i congiunti dichiararono di non averla, né conoscere ove fosse  ([2]).

 Dalla sanità data a Lucrezia e dal luogo, che forma una cavità della stretta valle chiusa da colline, il nome di “ Madonna della Sanità o della Cava “.

All’ombra delle acacie, tra le libellule e il fogliame, le note indistinte della Chiesa, del giardinetto e del romitorio, cantano, al chioccolio della fontana, un fragile poema d’anime che riempie lo spiazzo, queta morbidamente il vento nei meriggi …

Sta qui sempiterno, tra le querce, un profumo di viole.

La Chiesetta a sera, sola e forse anche melanconica, pare incendiata dal fuoco del tramonto che s’infiltra fra i tronchi del pioppo, vigile sulla nicchietta incerta.

“ Maria della solitudine “ fa del suo luogo una lampada che illumina, sia quando l’erba cresce alta come l’onda del mare, sia quando folta la neve si sfoglia più del biancospino.

Non cessano le visite. Chiama il Campanile dal colle – come un bel pistillo sul fiore – chiama e sveglia, limpido e gentile, ogni casa, ogni casolare …

 

La 2a  domenica di settembre

Il ricordo di tanto evento viene sempre celebrato la seconda domenica di settembre. Mattino e sera – stormi anelanti di rondinelle – uomini e donne raggiungono, nei giorni precedenti la festa, la “Cava”,  distante due chilometri, impervia e potentosa …

All’alba, quando le stelle s’annegano come occhi innocenti al primo sonno, i poveri mortali distolgono dalla solitudine la Madonna.

Preghiere, voti, lacrime: sembra il celeste remoto trono, un banco di commercio ove i figli comprano i baci della Madre; e Lei, con le sue mani color di madreperla, accoglie soavemente, benedice, risana, moltiplica il pane all’infinito. Guarda le piccole pure verginelle, accetta in voto le nitide ghirlande: sorride Maria che su, nel governo del cielo, possiede il ministero della difesa: Advocata peccatorum!

Commovente spettacolo – dice chi osserva. – Più contento èchi va, col Rosario in mano, quando le foglie han già i colori d’autunno, scorrendo i misteri della “Via Crucis” maiolicata lungo l’erta …

La festa è una sagra campestre, fatta specialmente dalla fiera dei vasai, e dai bimbi che rosicchiano coi denti piccoli. Si ringrazia pel raccolto, e i contadini dicono alla Madonna che salvi la vite e il grano, il sangue e la carne della terra, i termini che ci uniscono a Dio.

Gli ammalati, come alla piscina probatica dell’Evangelo, vanno alla Madonna della Sanità…

Per consacrarsi a Lei nella vita del mondo, tornano le spose novelle a deporre il velo ai piedi di Maria…

 

 

L’arte e la poesia

Sulle mura del Tempietto vi sono alcuni quadri di sentita ispirazione religiosa del pittore Giuseppe Cosenza ( [3] ) : due sue tele del 1866, una del Crocifisso, veramente geniale per concezione ed intonazione di colori, e l’altra del Beato Umile in estasi.

Un quadro della Madonna del Pettoruto è di Antonio del Corchio (1863); mentre porta la data del 1893 una immagine della Madonna del Rosario, appartenente ad artista posteriore e di scarso valore.

 

 

 

[1] La pia tradizione è stata raccolta da don Gennaro Amoroso e trovasi nel manoscritto “Storia delle Puine della mia Patria di Luzzi” del dotto Sac. Giuseppe Pepe, teologo ed umanista insigne. (Opera riordinata dall’autore stesso negli anni 1865-1871).

 

 

[2] Giuseppe Marchese: “Tebe Lucana”, pag. 470. Tip. D’Agostino – Napoli - 1957

 

[3] Giuseppe Cosenza, pittore Italo-americano di grande talento, nacque a Luzzi, il 17 settembre 1846. Divenuto cieco, si spense a New York, il 2 giugno 1922. Fantasia e maestria di colori riempiono i suoi quadri ed affreschi. Fu anche scrittore facile e spontaneo. [G. Marchese, “Tebe Lucana”, pag. 608-614].

Madonna della Sanità - Luzzi
 

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