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Tratto dal libro di Michele Gioia: "TERZA PAGINA (e altro) " Edito da Satem Edizioni Mediterranee – Mendicino (Cs) -
 
L'antica tradizione della Madonna della Sanità a Luzzi - Il miracolo della Cava
 
Dal racconto di un anonimo cronista d'epoca la storia di una pastorella storpia che, caduta in un burrone, fu salvata a guarita dalla Vergine - La nascita del santuario, nel tempo ampliato e abbellito - La festa (che si celebra a settembre) com'era e com'è.
 
          "Racconta la tradizione che una povera fanciulla, per nome Lucrezia Scalzo, dalla nascita storpia e rattratta, custodendo, come poteva, le pecore, si slanciò ad inseguirne una che, sorda alla sua voce, erasi data a fuggire all'impazzata. La povera fanciulla, strascinandosi carponi colle mani e coi piedi, precipitò in un profondo burrone tra le spine. Priva d'ogni umano soccorso, si raccomandò fervorosamente alla Madonna; ed ecco apparirle vicino una maestosa Signora, che, presala dolcemente per una ciocca di capelli, la sollevò in piedi, guarita perfettamente, poi la condusse qualche passo più lungi, e, manifestandosi per la Regina del Cielo, la invitò a conservarsi sempre vergine, ciò che la pia pastorella promise di gran cuore. Allora l'augusta Madre di Dio le cinge il collo con un filo d'erba (ginestra) e scomparve, mentre la risanata giovinetta corre snella e contenta dalla madre, raccontandole l'accaduto. Intanto la notizia si sparge, si accorre al luogo dell'apparizione, già designato prima con inesplicabili chiarori notturni. Si ottengono grazie preziose; vi si erige una Cappella e un'altra ancora, ove la buona Madre aveva parlato alla fanciulla. Dalla "sanità"  data a Lucrezia, e dal luogo, che forma come una "cavità" della stretta valle, chiusa da colline, il Santuario, ampliato e poi abbellito, pigliò il nome di Madonna della Sanità o della Cava"
          Così stringato eppure non carente di particolari al racconto dell'apparizione della Madonna della Cava è stato raccontato da un anonimo cronista dell'epoca e riportato dal parroco di Luzzi don Michele Campise che dice di avere trascritto fedelmente il testo di un manoscritto venutogli per caso nelle mani. Per ricostruire e inquadrare storicamente l'episodio che i luzzesi hanno ormai ascritto nelle pagine del loro passato e tramandato di generazione in generazione, assumendolo come vero, naturalmente con gli occhi della fede popolare, dobbiamo ricorrere, come sempre, allo storico luzzese per eccellenza, il prof. Giuseppe Marchese Su "Tebe Lucana, Val di Crati e l'odierna Luzzi", Marchese scrive che "Le chiese e cappelle di Luzzi sono numerose e d’antica data. Dopo il 1870 sono state costruite, soltanto, due chiesette dedicate alla “ Madonna della Sanità o Cava” sita nella Vallata S. Giuliano e la Chiesetta di Pompei situata tra i palazzi dei Sigg. Marchese e Leone nella via Destro. La prima è sorta accanto ad una preesistente nicchietta della storica valle S. Giuliano, ove secondo la leggenda, la Madonna sarebbe apparsa ad una certa Lucrezia Scalzo, una ragazza storpia e rattratta, che, sopo la miracolosa apparizione, sarebbe completamente guarita. La pia leggenda è stata raccolta da D. Gennaro Amoroso".
          Il poeta luzzese Luigi Genesio Coppa riferendosi al culto della Vergine apparsa alla pastorella dirà più tardi: "Risorse nel pensier la settembrina / fila delle tue donne alto preganti / nella mistica Cava... ". E nella nota alla strofa spiega che "nel settembre, in Luzzi si celebra la festa  della Madonna della Cava, a ricordo di un'apparizione della Vergine ad una pastorella precipitata in un burrone dei dintorni, dove venne costruito un tempietto agrestemente suggestivo. La pastorella sollevata con un giunco, venne rimandata ai suoi, a segno della miracolosa visione, completamente guarita d'una precedente imperfezione agli arti inferiori".
          Era dunque un giungo o filo d'erba (ginestra) quello con il quale la Madonna salvò Lucrezia Scalzo aiutandola a risalire il precipizio nel quale era caduta? Oppure la prese per una ciocca dei suoi capelli (sarebbe meglio forse dire da una della due trecce, lunghe e intrecciate con un nastro verde o rosso come si usava a Luzzi per indicare che la donna era nubile o maritata?). Lo storico viene in nostro aiuto quando scrive: "Il parroco Campise mi ha riferito che il precedente cappellano della chiesetta della “ Madonna della Sanità “ Sig. D. Francesco Saverio Durante  (cappellano fino al 1903) aveva avuto dalle mani del vecchio sacerdote don Luigi De Bonis, secondo addetto alle funzioni della primitiva nicchietta, il giungo con cui la pastorella Scalzo era stata cinta dalla Madonna. Lo stesso Campise, dopo la morte del Durante, lo richiese più volte ai congiunti ma non potè  né averlo, né conoscere il luogo dove fosse stato conservato. Il parroco D. Michele Campise, a testimonianza di quanto sopra, ebbe rilasciata dai signori Durante una dichiarazione di smarrimento alla presenza dei Parroci Rendace, De Bonis, Coppa e  Arena. Il Campise - dice ancora lo storico Marchese - mi ha affermato di avere appreso da vecchie scritture di parroci locali che la nuova chiesetta è sorta sui millenari ruderi del tempietto pagano Iuliano".
          Secondo il Marchese, infine, la chiesetta della Madonna della Sanità fu innalzata a spese del popolo negli anni 1881-1882 sui ruderi del tempietto pagano Iuliano. Il nobile uomo don Camillo Marchese (senior) concesse, gratuitamente, a sua devozione, tutto il suolo su cui venne edificata la chiesetta col terreno adiacente.
          Sulle parete interne del Tempietto, Giuseppe Cosenza prima di abbandonare Luzzi, per affermarsi altrove, come pittore italo-americano di grande talento, vi dipinse alcuni quadri di sentita ispirazione religiosa. Negli anni 1940-1943, infine, la chiesa della Sanità fu decorata da giovani pittori al seguito del prof. Emilio Iuso
          Di Giuseppe Cosenza si possono ancora ammirare due tele del 1866: "Crocifisso", geniale per concezione e intonazione di colore e il "Beato Umile" in estasi. C'è poi un quadro della Madonna del Pettoruto di Antonio Del Corchio (1863). Di scarso valore, infine, una immagine della "Madonna del Rosario" appartenente ad un artista posteriore (porta la data del 1893). La pia tradizione vuole che la Madonna della Cava si festeggi nel mese di settembre (come si evince dai versi del poeta Coppa già ricordati), in concomitanza con la festa in onore di Santa Aurelia Marcia.
          La seconda domenica di settembre l'aspro sentiero che portava alla Cava rigurgitava di pellegrini provenienti da ogni parte. Tra la chiesa di San Giuseppe (già cappella gentilizia dei principi Firrao di Luzzi) dove si conservano le spoglie di Santa Aurelia, e la chiesa della Cava era un via vai di fedeli. La festa era organizzata in modo che i due avvenimenti coincidessero. L'artistica effige della Madonna della Sanità riprodotta nell'atto di salvare la pastorella Lucrezia Scalzo veniva portata in processione fino a San Giuseppe. Qui sostava per alcune funzioni, la vigilia della festa (ossia il sabato). La domenica successiva, quindi, (i miei ricordi si riferiscono ai periodi in cui hanno retto come parroci la chiesa di San Giuseppe don Settimio Leone e don Armando Perna) la statua della Madonna della Sanità veniva ricondotta nella sua chiesetta, di sera. 
          Era suggestivo al massimo il rosario di fedeli che risalivano l'erta china della Cava (la processione era visibile da Luzzi) portando ognuno una torcia a vento o una candela accesa.
          La fiaccolata era particolarmente mistica. Le luci di torce e candele, infatti, da lontano sembravano come staccate dalla realtà, quasi fuochi fatui che si muovevano trasportati dal vento e non dalle mani della gente.
Dal 1968 la tradizione è cambiata. Le due festività sono state separate: la prima domenica di settembre si ricorda Santa Aurelia; la seconda domenica si tiene alla Cava una sagra popolare. La notte della vigilia (il sabato) è notte di veglia. C'è chi ama trascorrere in preghiera e chi sorseggia boccali di vino e cantando al suono di una chitarra. Poi, mentre l'alba riaccende la Cava dei mistici chiarori notati il giorno del miracolo, ci si disseta alla fontanella la cui acqua sarebbe zampillata pure al momento dell'apparizione della Vergine.
La chiesetta è ora sotto la giurisdizione dell'arcipreture di Santa Maria (dove fu battezzato il cardinale Firrao) e l'arciprete don Umile Plastina ha ripristinato l'antichissima tradizione di celebrare proprio all'alba la Santa Messa.

                                                                                                                                                                            Michele Gioia
                                                                  (Articolo della Gazzetta del Sud - Anno XXXV - Giovedi 9 Ottobre 1986 - Pag.3)

Madonna della Sanità - Luzzi
 

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