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Le acqueforti di Francesco Ferro

                                              

Riguardando la produzione di acqueforti del  pittore  Francesco Ferro,ci rendiamo conto che, in questo artista, la ricerca continua: egli parte dallo scandaglio introspettivo della sua anima per inviare messaggi con segni e figure inequivocabili e ben definiti .

Se le prime acqueforti erano un riprodurre, attraverso ferite sulla lastra, le emozioni che ci ha dato con i suoi quadri e mi riferisco alle opere “Al mare”, “Tuareg”, “ Sogni”, “Movie”, “ Insonnia”, in  “Onde sonore”, “Sintonia d’amore”, oltre alla fermezza del segno rappresentato dal volteggiare ed intrecciarsi delle figure umane, lui e lei  lei e lui l’artista vuole misurare le pulsazioni, i   palpiti e le  pulsioni dei due corpi  che vibrano in armonia. Ed è con l’introduzione di grafici particolari che il Ferro riesce a comunicarci l’intensità vibrante dei corpi che volteggiano in quella danza che ognuno di noi vorrebbe fare con il suo lui o la sua lei. È riuscito in pieno a comunicarci la forza dell’amore come mezzo per superare la solitudine.

      Ma le sue acqueforti non celebrano solo i sogni, i desideri, sono anche testimonianza della realtà e così in “Mediterraneo”…,  “ Origini”, “Reminiscenza” riproduce le colline e le case abbarbicate una sull’altra con facciate chiare e scure , piccolissime, ma nitide, piene di ricordi se si riesce ad individuare le porte, le finestre, i balconi e gli alberi in mezzo e da sfondo. E’ una riproduzione della memoria, del voler fissare un mondo che sta scomparendo, quello della sua infanzia. E’ per questo che , passando dall’astrazione, dal sogno senza rinunciare al piacere di una messa a fuoco su qualche dettaglio, incise, con perizia fotografica , le sue case sono preda di uno strano incantamento sognato, avvolto in una poesia del luogo che sembra  non appartenere a  questo mondo.

      In queste tre opere le macchie, le ombre, il chiaroscuro, lo stesso movimento del cielo danno il vago senso di narrativa discreta e sotterranea dal carattere fortemente magico. Sembra che il Ferro abbia voluto portare con sé la sua terra, la sua Calabria e deporla su una lastra di rame perché tutti ne possano assaporare il  profumo.

     Spesso però i soggetti delle sue acqueforti scandagliano la realtà e sono,come nel mondo della fotografia, dei “ferma immagine”ottenuti dalla continua ricerca di quelle situazioni che, o l’uomo osserva e non vede ,oppure rimane drammaticamente sbigottito.

E’ così per le acqueforti  “10 settembre 2001” , “la storia…”, “ Padre Pio”, “Eva e Adamo”.

Esse non sono solo registrazioni dal vero. Sono come segmenti di tempo e di spazio  messi in vitro per essere conservati sottovuoto per il futuro. La loro presenza è talmente assoluta da far pensare che,davvero, tra queste immagini e chi guarda non ci sia nemmeno il filtro invisibile dell’aria.

    Le riflessioni cui inducono queste opere sono di attualità, significative per l’uomo di oggi:“Padre Pio” ci trasmette la spiritualità  ardente di un uomo che ha attraversato quasi un secolo  portando tra gli uomini un messaggio d’amore e di sollievo alla sofferenza;“10 settembre” e la “storia …” ci catapultano in quell’11 settembre a New York e ci fanno vivere la tragedia di quel giorno come principio di un clima internazionale di terrore e miseria umana ;” Eva e Adamo” invece ci prospetta il superamento della sofferenza attraverso la fecondazione assistita.In questo la sua opera è attualissima, al centro vi è la donna , Eva, come messaggera del superamento di ogni male . Questa Eva mette a disposizione dell’umanità sapiente il suo corpo per riaccendere quel lume di speranza nell’altra umanità, quella sofferente.                       

     E’ proprio nelle acqueforti che Francesco Ferro si esprime più liberamente, senza complessi e riproduce per la  voglia di raccontare,  tutte le sue acqueforti, che diventano, così, brevi racconti  per immagini, raccolte durante un suo percorso intimo e riportate su lastra con sapiente bravura. Ecco che le acqueforti diventano, man mano che vengono realizzate, taccuini ideali di quel suo viaggio spirituale ed artistico che sembra non voler (ce lo auguriamo) finire mai.

                                                                                                               

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Filippo Iaria

 

 

L'intimità del proprio io

Attenzione alla realtà umana, interesse per la sfera dei sentimenti e dei gesti propri dell 'uomo contemporaneo: questo è il campo d'indagine della pittura di Francesco Ferro. 

A volte sono delicate meditazioni che sanno cogliere, nelle relazioni tra esseri viventi, i momenti più intimi e più carichi di tenerezza; vibranti nudi nel buio di una stanza, illuminati da fasci di luci artificiali -fari di macchine di passaggio (La notte di S. Lorenzo, Desiderativo). In altre occasioni è invece la rappresentazione dell'impermeabilità della gente che cammina per la strada, apparentemente senza incontrarsi o impossibilitata a confidare ad altri il proprio segreto (Solitudine calda): un grido d'allarme contro l'omologazione a cui Ferro cerca di rimediare, e lo fa con uno degli elementi caratterizzanti la sua personalità di pittore - le campiture compenetranti di luce-colore che uniscono e avvolgono le figure così distanti fra loro. Protagonista di alcune composizioni è il segno -in Fibrillazione ad esempio, o nelle opere grafiche -; impiegato in modo espressivo, si fa interprete degli stati d'animo e delle passioni degli individui. 

Oppure, come nella produzione più recente, assistiamo a coraggiose riflessioni- preoccupate ma forse anche ironiche- sul destino ipertecnologico che minacciosamente incombe sul mondo, allo scopo di trasformare ogni cosa, anche le passioni, in freddi componenti elettronici. 

Le sue figure "moderne" non combattono però drammaticamente contro questi aggeggi. Non si trova traccia di qualcosa che somigli ad una "lotta per la sopravvivenza"; al contrario le figure convivono con questi meccanismi, quasi a voler dichiarare, attraverso una silenziosa indifferenza, la loro indiscussa superiorità. Anzi, l'inserimento del frammento reale, seppure all'estremo grado di connotazione fredda e di assenza di un ' anima, quale può essere un microchip o una scheda di memoria di un computer, se da un lato svolge un ruolo di violazione dei registri pittorici, dall'altro, per la ponderatezza con cui viene introdotto diventa funzionale alla narrazione. 

Vi sono poi le combinazioni più astratte (Aggancio spaziale, Età della pietra) dove la presenza dell'elemento anti-pittorico diventa maggiormente agevolata da tracciati geometrici o da spazi surreali. 

Dove porterà questa ricerca? Sarà destinata a nuovi sviluppi? Francesco Ferro è così aperto e curioso -anche se pieno di umile rispetto -verso le suggestioni della novità e al contempo così attento all'esperienza precedente da essere in grado di andare avanti per la sua via; intercettando i piccoli segni che la sua pittura gli mostrerà, strada facendo, e scrutando la realtà o l'intimità del proprio io, per portare alla luce le situazioni più vere. 

Del resto ha già saputo regalarci forme umane che, pur nel loro anonimato e nella loro semplificazione, riusciamo a sentire vicine, per l'autenticità dei sentimenti e delle condizioni che vivono; ed è già riuscito anche ad interpretare la sinistra sensazione che ci coglie di fronte all'artificiale, rassicurandoci, avendolo egli stesso conosciuto, affrontato e fatto proprio, sul buon esito dell'esperienza. 



                                                                                                                                                         Tarcisio Riva 

Anime in dialogo 



Francesco Ferro, un pittore che fa ricerca riproducendola nei suoi quadri con metodo e partecipazione, convinto che attraverso la pittura, non solo si possa comunicare, ma addirittura dialogare con gli altri. Ed e proprio nella ricerca di un dialogo che i suoi quadri diventano una infinità di messaggi. 

Le sue figure, anche se anonime, idealizzate, quasi geometriche hanno nei loro tratti, nei loro colori una musicalità ed un pathos tali che non lasciano indifferente l'osservatore, il visitatore delle sue mostre. In modo particolare i volti di Ferro, costruiti con pennellate sicure, con ragionata tonalità di luce e ombre, in una armonia cromatica, hanno un' espressione di così profondo coinvolgimento da superare quell'anonimato della figura in sé, comunicando così la complicità di essere contemplati, la voglia di appagare voluttuosamente ogni desiderio, la vibrante unione di esseri che ormai hanno raggiunto la loro necessaria compenetrazione, è finita la prepotenza, è finito il corteggiamento, è maturato l' amore. 

La ricerca della musicalità, data dalla scelta dei suoi colori, classicamente freddi, ma luminosi per stesura, per sfumature cromatiche di movimento, dal tratteggio di un pentagramma amplificato, dal ballo di onde spumose, pervade una serie di sue tele. 

Questa sua ricerca lo spinge a sperimentare nuove tecniche, ed utilizzare nuovi strumenti che fanno parte del vivere quotidiano ed in particolare del suo mondo di amante dell'elettronica. 

Negli ultimi anni, in diverse sue opere, l'elemento tecnico legato al mondo della comunicazione telematica viene inserito con una tale meticolosa ricerca che diventa parte notevole del suo lavoro artistico: è ricercato l'elemento, la sua materia, il suo colore, la sua forma; è ricercata la sua collocazione nella tela; è ricercata la sua stessa funzione con un' operazione mentale di un tecnico sensibile che, accortosi dei mali che affliggono l'uomo, gli vuole venire in aiuto. 

Questo messaggio di speranza si legge nelle opere di F. Ferro e, nelle ultime, con più evidente pathos. Questo è il messaggio, anche, di una delle sue ultime tele (All'alba del terzo millennio): lo scorrere del tempo, attraverso le scoperte tecnologiche sofisticate, coinvolge l'uomo in un turbinio tale da fargli vivere una "realtà virtuale" senza emozioni vere, senza partecipazione collettiva, senza confronto. 

Tutto ciò non piace al nostro artista che dice sì alla tecnologia, ma desidera seguire il ritmo delle nostre emozioni, dei nostri confronti, dei nostri rapporti, ritornando a misurare il tempo attraverso il rintocco di un vecchio campanile. 

La riscoperta di un tempo fatto di minuti e legato al battito del suo cuore impedirà all'uomo, secondo Ferro, di cadere nel buco nero prodotto da un tempo vertiginoso fatto di micron di secondo e legato al battito di un cuore atomico. 



                                                                                                                                                Filippo Iaria 

UN CALABRESE DOC IN PADANIA

Se vita è arte dell’incontro, Francesco Ferro è riuscito a fare degli incontri della sua vita arte, nasce a Luzzi (CS) nel 1948 e all’inizio degli anni ‘70 si trasferisce nell’hinterland Varesino. Interessato al mondo della pittura come forma espressiva immediata, si avvicina ad essa come autodidatta.

Divenuto in seguito allievo di Maestri quali: G. Geni, V. Saltarelli, G. D’Auria presso la Scuola Civica di Pittura di Caronno Pertusella (VA), inizia un percorso lento e faticoso di evoluzione artistica, attraverso un travagliato inconscio, passando da uno sconvolgimento all’altro, da momenti di disperazione a momenti di sollievo: passioni, emozioni, sentimenti che si intrecciano e si mescolano in estenuanti prove. Frequenta anche corsi di acquaforte e litografia a Urbino, approfondendo le varie tecniche dell’incisione. 

Ha ottenuto riconoscimenti per l’impegno profuso nell’ambito della ricerca che diviene una costante per la sua pittura. Più volte premiato. All’inizio degli anni '90 è presente con i suoi lavori in diversi concorsi, mostre collettive e personali. 

Negli anni ‘98, ‘99, 2000 e 2001 viene segnalato dalla giuria al ”Concorso Internazionale di Pittura e Grafica” (Pomero) a Rho (MI). Nel ‘99 e nel 2000 ottiene il 2° posto al Concorso di pittura “Arte in libertà”, tenutosi nella cittadina di Bregnano (CO). Nel 2000 viene nuovamente segnalato nel Concorso Nazionale “Chiari in cornice” svoltosi a Chiari (BS). Nel 2001 merita un’altra segnalazione nel Concorso internazionale di grafica “Premio Agazzi” a Ponte S. Pietro (BG). I quadri esposti in Calabria anno 2001 a Grisolia (CS) presso la sala Consiliare “personale” organizzata dalla locale Amministrazione civica; a Guardia Piemontese Lido (CS) presso la delegazione Municipale, “personale” organizzata dal Comune e dall’artista Prof. Maurizio Scalercio; a Luzzi (CS) Palazzo Vivacqua “personale” organizzata dall’assessorato alla cultura del Comune e dell’Associazione Culturale "Insieme per Luzzi”; i nuovi quadri del Ferro del 2002 (che io ho potuto, in anteprima, ammirare nel laboratorio di Caronno Pertusella e che hanno già ottenuto riconoscimenti importanti attraverso “Segnalazioni con targa” 20° Concorso nazionale di pittura contemporanea “Premio Comune di Trivero” (Biella); 1° classificato al Concorso di pittura “Arte in Libertà”, tenutasi nella cittadina di Bregnano (CO); medaglia d’argento più due segnalazioni “Concorso internazionale “Premio Agazzi” a Ponte S. Pietro (BG), testimoniano la fonte di ispirazione della produzione artistica. 

I quadri del pittore sono intensi e avvincenti di un realismo impressionante: un’evoluzione, una qualità capace di creare figure umane naturalistiche simili ad uomini e donne; lavori che mescolano le ragioni dell’arte a quella della sua messa in pratica nella vita di tutti i giorni dando così forma ad un tipo di pittura che ha una prossimità con la vita. 

I lavori di Francesco Ferro spesso sono corpi isolati oppure protuberanze aggiunti a quelli preesistenti, gusci per la vita fatti di ironia, forme bizzarre che sopravvivono nell’immaginario del contemporaneo; un luminoso sguardo di vita fra natura e spirito, un viaggio armonioso di valori e di sentimenti, che svelano con consapevole complicità immagini pure, che ci riconducono alla ricerca di emozioni sopite attraverso la sua eclettica intelligenza, protesa verso il divenire. 

                                                                                                                                              Mario Dima

Tratto da "Il Pungolo" l'opinione dei luzzesi 

Periodico libero e indipendente diretto da Giulio Munno

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Il “Lunar Rover Vehicle” nella tela di Francesco Ferro​

LUZZI - L’arte senza confini. E’ quella di Francesco Ferro. Il pittore di Luzzi, che sin dagli anni settanta vive a Caronno Pertusella, in provincia di Varese, dove si trasferì dal suo paese natio per lavoro, continua a regalare emozioni attraverso i suoi quadri e le sue particolari incisioni con l’acquaforte (la prima tecnica indiretta in cavo e la più usata come mezzo espressivo dagli artisti antichi e moderni).

L’ultimo suo lavoro, targato 2020, ci porta idealmente nello spazio. “LRV”, per l’appunto, è il titolo dell’opera. Ovvero l’acronimo di “Lunar Rover Vehicle”.  Francesco Ferro, infatti, con il suo pennello ed i suoi colori ad olio trasferisce  sulla tela  il famoso veicolo costruito e guidato dall'uomo, destinato al trasporto di campioni di terreno e degli astronauti e che fu portato sulla Luna dal Modulo Lunare della navicella Apollo. C’è anche l’inserimento di materiale elettronico. E vi imprime anche il suo sguardo. L’artista luzzese, da sempre appassionato della tecnologia, osserva curioso ed attento, quasi ad aspettare, il volo e la leggerezza del suo “LRV” sulla luna. Ancora una volta, dunque, Francesco Ferro fa “predominare, nelle sue opere, la forza dell'uomo, la sua intelligenza”.

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