top of page

Gerardo Coppa

Nasce a Luzzi nel 1908. Orfano di entrambi i genitori a causa della famigerata Spagnola, viene allevato, insieme agli altri suoi fratelli, dallo zio materno don Francesco Campise, parroco della parrocchia di San Giuseppe in Luzzi.

Laureatosi in giurisprudenza sceglie di fare la professione di Segretario Comunale. Per motivi di lavoro si sposta in varie città italiane, dove riscuote stima ed amicizia.

Pubblica vari testi inerenti alla sua professione. Ritiratosi in pensione a San Nicola Arcella, dove aveva posto la sua dimora fissa, raccoglie i suoi scritti poetici, colmi di nostalgia, sentimento e fede religiosa, nel volume "Dalla Sila al Vesuvio".

A Pompei aveva esercitato il suo ultimo incarico da Segretario Comunale. 

Muore a San Nicola Arcella il 9 giugno 1986.

    

Prefazione

 

 

     Esistono e già funzionano quattro delle cinque regioni a statuto speciale, e, se le discussioni parlamentari sul sistema da applicarsi alle prossime elezioni comunali, provinciali e regionali non subiranno altri rinvii, sembra probabile che nel 1951 si arriverà alla costituzione delle altre quindici regioni.

     Il pubblico non è, in generale, molto edotto della portata del Titolo V della Costituzione; e, dopo averne letto i passionali attacchi sulla stampa quotidiana, si sarà probabilmente formata l’idea che il nuovo ente sia superfluo alla organizzazione amministrativa del paese e quale intruso in quella politico-istituzionale.

     Nel presente volume non si polemizza su questi due punti capitali; si parte dal fatto che la regione è un istituto costituzionale, e, delineandone i contorni giuridici e amministrativi, si toglie quell’alone di nebbio che, nella fantasia di molti, ne ha alterata la figura.

     Mentre le regioni a statuto speciale hanno già una legislazione istituzionale ben definita, le regioni a tipo comune, quelle da costituirsi, attendono tre leggi, volute dalla Costituzione stessa, senza le quali ne sarà impossibile il funzionamento: la elettorale (art. 122), la normativa e, se del caso, attribuiva di funzioni (art. 117, 118), e la finanziaria (art. 119).

     Qui siamo in materia da lege condenda; fin oggi i vari disegni di legge proposti dal governo non hanno avuto fortuna; quel che è più grave, non essendo stati precisati i limiti delle competenze delle regioni nelle materie stabilite alt. 117 della Costituzione, è mancata la valutazione degli oneri cui corrispondere un attivo derivante dalle imposte e tasse da attribuire a tali regioni.

     Il ritardo a legiferare in materia può causare il rimando se non della costituzione delle suddette quindici regioni, certo del regolare funzionamento. Di ciò si son resi conto i membri della prima Commissione della Camera che hanno elaborato un nuovo testo il cui esame è già posto all’ordine del giorno della Camera in regolare assemblea per quegli articoli per i quali fu riservata ogni decisione.

     Sembra, pertanto, che la macchina legislativa si metterà finalmente in moto, e che, salvo incagli imprevedibili, si arriverà nel 1951 ad avere definita tutta la materia rimasta in sospeso.

     E’, del resto, nella tradizione del parlamento italiano, dal Risorgimento ad oggi, portare lentamente e fra non lievi difficoltà, sia procedurali sia di merito, le riforme amministrative. In un secolo di storia unitaria, è mancata sempre la chiara visione delle autonomie locali e della necessità della cooperazione civica per una migliore articolazione dello stato centralizzato. Le diffidenze verso il libero sviluppo della vita locale non sono mai cessate. Ne sono prova le ventennali campagne di prima del fascismo fatte sia dall’Associazione Nazionale dei Comuni sia dall’Unione delle Province; battaglie che sono state oggi lentamente riprese in regime repubblicano, perché rimangono ancora i residui di accentramento statale e di antiautonomismo del regime caduto e i pregiudizi liberali della tradizione risorgimentale.

     A rompere la cerchia del vincolismo statale nella vita locale e ad attenuare l’accentramento burocratico sempre crescente, fu ripresa e sviluppata, appena finita la guerra, l’idea della regione alla quale tutti i partiti dei comitati di liberazione, meno i socialisti italiani, diedero il loro più largo appoggio.

     La Costituzione stessa riflette i primi timori, secondo me infondati, di un particolarismo disgregante ed un autonomismo antiunitario *). Questi timori han fatto ritardare le leggi di esecuzione per le quindici regioni non ancora costituite. Ma se è a credere che oggi parlamento e governo siano disposti ad eseguire questa parte della Costituzione, sarà bene che i cittadini si rendano conto dei nuovi diritti e doveri che li riguardano, perché la regione risponda ai fini per i quali viene creata: cooperazione civica libera e autonoma nel quadro dello Stato; decentramento statale per dare responsabilità alla vita locale; educazione amministrativa e legislativa nel campo degli interessi specifici di ogni singola regione, coordinando insieme le attività e le responsabilità delle provincie e dei comuni nella stessa regione.

     Solo così potrà articolarsi la macchina statale, che oggi è affidata ad una burocrazia regolamentarista e diffidente, tarda e ingombrante.

                                                                                                                                                    Luigi Sturzo

Roma, 5 novembre 1950

*)   A queste due obiezioni il prof. Sturzo ha accennato di recente con limpidi tocchi in una lettera inviata al prof. Carlo Bozzi, presidente dell’Istituto per gli studi giuridici e politici sulla Regione costituito a Palermo, lettera che ci piace ripubblicare:

<<Ill.mo Professore,

     Lei sa bene che le mie condizioni di salute non mi permettono di essere presente alla prima Assemblea dell’Istituto di Studi giuridici e politici sulla Regione. Me ne duole per me; del resto non credo che altro titolo potrei avere a sedere in un consesso accademico che quello di esserne stato modestamente un promotore.

     Il motivo, direi occasionale, che me ne fece sorgere l’idea fu dato dalla insistenza della polemica giornalistica e politica sul tema che la Regione potesse scuotere la saldezza unitaria dello Stato italiano.

     Un istituto di studi su base scientifica tenuto al di sopra della polemica passionale, che nel dibattito di idee e nell’approfondimento di tesi contrastanti segua l’evolversi dinamico della Regione e ne precisi i contorni giuridici e le finalità amministrative e politiche, è quanto di più solido e di più rassicurante potrebbe desiderarsi. Nessun limite è posto o potrebbe porsi agli studi e ai dibattiti scientifici; e la libera opinabilità non ha altro fine che la ricerca della verità.

     Quale più alta garanzia di quella che potrà dare un simile Istituto alla nascente Regione? Questa, tra polemiche e incertezze giuridiche e le non dissipate differenze politiche, va facendo la sua prima esperienza nella rinata libertà italiana.

     Fin oggi solo quattro delle Regioni a statuto speciale sono già costituite ed operanti; e tutte e quattro, a mio modesto avviso, hanno dato prova di serietà fattiva e di valida cooperazione alla rinascita del paese.

     L’obiettivo di particolarismo che si è affacciata da parecchi può dirsi dissipata dai fatti, non ostante le difficoltà che la burocrazia centrale ha frapposte alla più rapida attuazione delle relative norme statutarie e delle pratiche soluzioni dei problemi che vanno sorgendo.

     L’altra obiezione, quella di un inclinamento federalista deve dirsi del tutto inesistente per un dato fondamentale, che alla base di qualsiasi federalismo sta una volontà popolare sovrana (tanto nella forma storica del cantone svizzero che nella forma originaria della Stato) volontà popolare che, nel caso delle nostre Regioni, non è esistita come sovranamente distinta dalla volontà unitaria nazionale.

     C’è stata, nelle quattro Regioni già costituite, una opinione pubblica regionalista che si è anche pronunziata in forme di libera iniziativa popolare e concretata in consulte e consigli che hanno elaborato gli statuti vigenti.

     Ma ciò è avvenuto nelle forme adatte ad un paese libero, nell’attesa della sanzione legislativa, nella più alta espressione della volontà popolare, quale quella dell’Assemblea Costituente. E’ la Nazione che ha creato la Regione legale, mentre è stato il popolo di ciascuna delle quattro regioni suddette che, moralmente e politicamente, ha dato corpo alla Regione.

     Le ombre federaliste non esistono perché nessun federalismo può derivare dagli istituti creati dall’unica volontà nazionale espressa dalla Costituente.

     Mi scusi Lei, illustre professore, mi scusino i suoi illustri colleghi, se ho indugiato alquanto su questo tema, ma sentivo il dovere di esporre il motivo, direi sentimentale più che politico, che mi ha mosso a proporre a Lei ed agli altri amici confondatori l’idea del presente Istituto, che diverrà di sicuro lustro della scienza giuridica e della cultura italiana.

     Gradisca, insieme ai convenuti, i miei omaggi distinti e cordiali

                                                                                                                                               dev,mo

                                                                                                             Luigi Sturzo

Roma, lì 20 ottobre 1950>>.

..... LA CALABRIA

     Cenni storici. – Ebbe diversi nomi: Enotria, Italia, Messapia, Iapigia e poi Bruzio. Fu colonizzata dai Greci nella parte orientale (Magna Grecia). Augusto ne fece, con la Lucania, la 3. regione d’Italia e da allora la sua storia non ha niente d’interessante. Fu a lungo bizantina, poi del regno di Sicilia sotto i Normanni, e vi si radicò il sistema Feudale anche con gli Svevi e gli Angioini. Sotto gli Spagnuoli infiniti furono gli abusi a i soprusi feudali.

     Diventò poi la prediletta di Ferdinando IV. Combatté i Francesi e fu completamente riammessa sotto il dominio borbonico fino alla liberazione garibaldina dal 1860.

     La Calabria, con la Basilicata, attende opere necessarie di miglioramento e di benessere, che sicuramente avrà, speriamo, nel generale odierno rinnovamento della Nazione.

     Superficie, confini ecc. – La Calabria ha 15.098 Kmq. di superficie con 2.060.147 abitanti ed una densità di 117,5 abitanti per Kmq.

     Confina a nord con la Basilicata, ad est col mar Ionio, ad ovest col mar Tirreno ed a sud con lo Stretto di Messina.

     I monti sono costituiti dal massiccio appennino calabrese a sud del Pollino (la Sila culmina col Botte Donato), dalle Catene Costiere. M. Pecoraro e dall’Aspromonte. I fiumi principali sono: il Muccone, il Trionto, il Neto, il Lao, il Mesima.

     Il clima è caldo sulle coste, temperato all’interno.

     La religione è la cattolica, con 17 diocesi (Cosenza, Catanzaro, San Marco-Bisignano, Rossano, Mileto, Squillace, Reggio Calabria metr.), Bova, Cassano, Gerace, Nicotera, Oppido, Crotone, S. Severina, Cariati, Nicastro e Lungro (questa ultima di rito greco per gli italo-albanesi), e 834 parrocchie.

     L’analfabetismo è assai diffuso.

     Capoluoghi di provincia ed altri centri. - La Calabria ha tre provincie: Reggio Calabria, Catanzaro e Cosenza e 404 Comuni.

     Fin quando il consiglio regionale non l’abbia deciso questa regione non ha capitale.

     Il centro più popolato è Reggio Calabria. Essa ha 140.755 abitanti, posta in una posizione incantevole sullo stretto di Messina e una delle città più ridenti del Mezzogiorno. La sua provincia comprende 94 Comuni, 659.379 abitanti su una superficie di 3.194 Kmq. Le appartengono: Villa S. Giovanni, Locri, Palmi.

     Catanzaro, posta sopra un’altura in amena posizione è sede dei maggiori uffici regionali, conta 58.674 abitanti. La sua provincia ha 155 Comuni, 712.812 abitanti su una superficie di 5.232 Kmq. Dipendono da essa: Crotone, Vibo Valentia, Nicastro.

     Cosenza, antica e colta città, sulla confluenza del Crati col Busento, ha 60.680 abitanti. La provincia ha 155 Comuni, 687.956 abitanti con una superficie di 6.672 Kmq. Dipendono da essa: Castrovillari, Rossano, Paola.  …..

….. Industrie. – L’industria maggiore è forse quella idroelettrica nell’altipiano silano. Segue quella dell’essenza di bergamotto in provincia di Reggio Calabria e del cedro in provincia di Cosenza.  Le altre industrie sono prevalentemente artigiane: ceramiche, ricami, tessuti.

     Le strade statali sono Km.1.975; le provinciali Km 2.117; le comunali Km. 1.384.

     Il patrimonio automobilistico è di 12.512 automobili complessivi.  .....  

bottom of page