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Gerardo Coppa

Nasce a Luzzi nel 1908. Orfano di entrambi i genitori a causa della famigerata Spagnola, viene allevato, insieme agli altri suoi fratelli, dallo zio materno don Francesco Campise, parroco della parrocchia di San Giuseppe in Luzzi.

Laureatosi in giurisprudenza sceglie di fare la professione di Segretario Comunale. Per motivi di lavoro si sposta in varie città italiane, dove riscuote stima ed amicizia.

Pubblica vari testi inerenti alla sua professione. Ritiratosi in pensione a San Nicola Arcella, dove aveva posto la sua dimora fissa, raccoglie i suoi scritti poetici, colmi di nostalgia, sentimento e fede religiosa, nel volume "Dalla Sila al Vesuvio".

A Pompei aveva esercitato il suo ultimo incarico da Segretario Comunale. 

Muore a San Nicola Arcella il 9 giugno 1986.

Tratto da:

PAROLA DI VITA

Sabato 30 ottobre n° 29 – 1971

Ricordo di D. Luigi Sturzo nel 1° centenario della nascita.

di Gerardo Coppa

     Ricorre quest’anno il primo centenario della nascita di Don Luigi Sturzo, una delle figure più complete e poliedriche del nostro secolo.

     Sacerdote esemplare, politico eminente, scrittore e uomo di lettere, insigne studioso di scienze sociali, lasciò in quanti lo conobbero non solo il profumo delle sue virtù, ma il solce ricordo di padre e maestro.

     Fui presentato a Don Luigi Sturzo nel 1950, in occasione di un mio lavoro sull’Ente Regione ed Egli non solo mi fu maestro e guida, ma volle, con somma bontà e umiltà dettarne la prefazione, che vale molto di più del libro stesso.

     Io, sconosciuto e modesto segretario comunale, restai commosso di tanta umiltà.

     Don Sturzo abitava a Roma, via Mondovì 11, in una modesta stanza di un Istituto religioso, la camera era zeppa di libri e riviste super riscaldata (era molto freddoloso).

     Fu nominato Senatore a vita, dopo aver lottato in Italia e all’Estero per la libertà: schivo di onori e di ricchezza, era tornato in patria per morirvi in pace.

     Il suo aspetto era pallido e magro, la figura piccola e irrequieta, il profilo tagliente, la fronte spaziosa, il naso caratteristico e lungo, la fisionomia intelligente ed espressiva; i suoi occhi vivaci e penetranti, la parola era semplice, suggestiva. Vestiva, sopra l’inseparabile colletto da prete, un lungo pigiama scuro, che lo faceva apparire ancora più piccolo. Gli piaceva la musica, conosceva il pianoforte ed era buon intenditore di musica classica.

     Era nato in Sicilia, a Caltagirone, nel 1871 ed è morto a Roma nel 1959.

     La sua salma è stata traslata a Caltagirone.

     Laureatosi in Filosofia e Teologia fu insegnante e subito si diede alla vita attiva, divenendo Segretario generale dell’Azione Cattolica.

     Iniziò le sue ricerche teoretiche in campo sociologico, occupandosi specialmente delle riforme economiche-sociali nel settore meridionale.

     Fu pro sindaco di Caltagirone e diede impulso a tutte le diverse attività di quel comune.

     Fondò e pubblicò il foglio intitolato “La Croce di Costantino” e sostenne l’idea di creare una organizzazione politica dei cattolici, sottratta alla diretta ingerenza della gerarchia ecclesiastica, per ottenere un loro generale inserimento nella vita civile dello stato italiano.

     Il 18 gennaio 1919 fondò il Partito Popolare Italiano (P.P.I.) che, pur dichiarandosi laico e aconfessionale proclamava “la coscienza cristiana fondamento e presidio della vita della nazione”.

     Le persecuzioni fasciste lo costrinsero a lasciare l’Italia nel 1924 e per venti anni rimase all’estero, dove si dedicò soprattutto agli studi di sociologia.

     Aveva visto con molto compiacimento il rifiorire degli studi tomistici col lume del pensiero moderno, vi scorgeva le più nobili affermazioni dei diritti della persona umana e vi trovava anticipazioni politiche e sociali.

     Il Vangelo, le Lettere degli Apostoli, i Padri della Chiesa erano il suo pane quotidiano.

     Della “Messa” sottolineava anche il suo valore, come atto sociale.

     Don Luigi Sturzo fu religioso, sociologo, teologo, filosofo, politico e giurista.

     Quale giurista egli fu uno dei promotori e fautori del decentramento regionale.

     Il problema del decentramento regionale era stato ampiamente dibattuto nel Risorgimento, attraverso una elaborazione dottrinaria e una letteratura che andava dai neoguelfi e dai liberali, ai repubblicani federalisti e mazziniani.

     Cavour e Farini ne fecero nel 1860 oggetto di studio e di Commissioni legislative. Più tardi il fervore liberale si raffreddò poiché il trasferimento di funzioni e di servizi pubblici dal centro alla periferia sembrò ferisse e pregiudicasse, la sovranità dello stato e l’unità della nazione.

     Don Sturzo con i suoi amici riprese il problema e lo pose sul terreno politico parlamentare. Impostandolo su di una base nazionale, tenendo ben fermo il concetto non panteista, non elefantiaco dello stato moderno (cioè organo sovrano di direzione, coordinamento, vigilanza e tutela); facendo della Regione non un’unità divergente, ma convergente allo stato; riconoscendola come un’unità specifica di luoghi, di storia, di costumi e di affinità; rispettando i nuclei e organismi naturali (la famiglia, le classi, i comuni); inserì la questione stessa nell’ambito delle libertà organiche e delle autonomie locali, perché solo la regione e il comune potevano essere la sede naturale per determinati servizi della Nazione e per i servizi pubblici di carattere locali.

     Don Luigi Sturzo fu uno studioso e un uomo di carattere.

     Quando rientrò in Patria nel 1946, tornò in servizio e si dedicò alla preghiera e allo studio. Solo nel 1952 accettò la nomina di Senatore a vita e riprese (forse voluta dalla Gerarchia ecclesiastica) attivamente la vita politica, pur senza legami diretti con la Democrazia Cristiana, sostenendo polemiche spesso vivacissime attraverso una intensa collaborazione a giornali e riviste.

     La produzione letteraria di Don Sturzo è vastissima comprendendo, oltre alle numerose opere sistematiche, una serie innumerevole di articoli, saggi, note, opuscoli, interviste, discorsi dove sono delineati le caratteristiche della sua concezione dello “Stato sociale” fondato sui principi democratici e cristiani.

     Egli è passato, ma i suoi studi, i suoi scritti, le sue idee rimangono ed Egli resterà ancora fra i fondatori dello Stato Italiano moderno, di questa nostra cara e martoriata Italia, per la libertà della quale tanto soffrì.

                                                                                                                          

Don Luigi Sturzo

..... Prendendo atto del fallimento dell’operazione Sturzo, Pio XII fa sapere ai dirigenti democristiani che «a parte l’impressione sul modo con cui erano state interrotte le trattative, era d’avviso che ormai non ci fosse altro da fare che concentrare gli sforzi dei cattolici sulla Democrazia cristiana».....

Tratto da: dellaRepubblica per la storia dell'Italia repubblicana

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