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Letizia Papaianni

Premio di Poesia “Umile Francesco Peluso”
Calabria Enotria 2017 ( seconda edizione ) ad opera della Galleria Le Muse Arte di Cosenza

PRESENTAZIONE

 

 

Dopo la scomparsa di Umile Francesco Peluso ho accolto il suggerimento di molti suoi amici di procedere ad una seconda edizione del Premio di Poesia Calabria Enotria, oggi denominato Premio di Poesia “Umile Francesco Peluso”, in memoria dell’uomo che con la poesia è stato in stretta consuetudine sia come autore che di lettore.

 

Umile Francesco Peluso poeta, letterato e politico ha inteso il rapporto umano venato di sinceri sentimenti poetici.

 

Egli stesso ha scritto delle raccolte di poesie con le quali ha ripreso in modo singolare, il verso neo stilnovista, nonché altre che sono inedite.

 

Sin dai primi anni Cinquanta ha promosso Circoli di cultura e di Cinema facendo conoscere quella indimenticabile stagione del Neorealismo.

 

A Cattolica nel 1950 ha organizzato il Primo Premio Nazionale di Poesia Dialettale in collaborazione con la Casa della Cultura di Rimini e nelle vesti di Sindaco di Luzzi nel 1964 il Premio Letterario Sambucina.

 

A tutti i partecipanti al Premio di Poesia “Umile Francesco Peluso” Calabria Enotria 2017 rivolgo un sentito ringraziamento, nonché al coordinatore del Premio Prof. Leopoldo Conforti, Presidente dell’Accademia Cosentina, e, agli altri componenti della Commissione che con libera determinazione hanno premiato gli Autori, ai quali auguro ulteriori successi.

 

                                                                                                                                      Il Presidente

 

Dott.ssa Myriam Peluso

AD ALCATRAZ

 

Ad Alcatraz in una notte di sogno

ho recitato una poesia d’amore

immerso nel buio, a pagare il pegno

per una vita di cui non si conosce il sapore.

 

Ho ricucito la mia pelle vecchia

con il ricordo di una donna amata

mi sono sentito tremar le ginocchia

la testa al muro accostata.

 

Ho cantato per una notte intera

dei miei occhi dai colori muti

reo anche del rubar la primavera

tra le celle dei detenuti.

 

Ho scritto di un padre dalle braccia stanche

e una minestra da dividere in cinque,

e una pistola puntata alle tempie,

che ad uccidere per fame è bravo chiunque.

 

Ho toccato le spalle nude

curvo con la schiena in avanti,

masticando parole crude

per una vita con cui non ho fatto i conti.

Ho capito che senza soldi per il sapone

col sangue ci si lava le mani,

per sciacquare meglio l’illusione

di un mondo a cui non appartieni.

 

Ho regalato alla mente carezze tenere

senza saperlo, l’ho ritrovata tra le dita

come chi per la prima volta scorge Venere

e si sveglia con la bocca cucita.

 

Ho pianto come solo un uomo sa fare

quando si ricorda di essere uomo,

sospirando ancora una volta il mare

quando di notte si confonde col cielo

 

Ad Alcatraz in una notte di sogno

ho recitato una poesia d’amore

immerso nel buio, a pagare il pegno

per una vita di cui non si conosce il sapore.

 

Letizia Papaianni

SECONDO PREMIO

PREMIO DI POESIA

"UMILE FRANCESCO PELUSO"

CALABRIA ENOTRIA 2017 SECONDA EDIZIONE

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Letizia Papaianni

Premio di Poesia “Umile Francesco Peluso”
Calabria Enotria 2018 ( terza edizione ) ad opera della Galleria Le Muse Arte di Cosenza

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Non chiedermi se sono felice

Sgorgh’in un pianto, piccola onda mia,
qual il cielo e le nuvole sparse
e le stelle di petrolio padrone
e il mio palpitante ciglio di terra:
è tutto il creato, la mia lacrima
che bussa alla porta.

Ad un passo dalla nebbia
prosciugandomi a ritmo dei fiumi.
L’aria più non mi scalpita dentro.
Offro pezzi di carne
alle prime onde sedotte per caso
e la mia pelle più non s’intreccia
alla tua freddezza ostentata.
Avrei strappato le viscere
ai mondi non ancora trovati,
se fossi stata presto un pianto di ritorno
sulle tue spalle curve, le sole mie
primavere da tremare.
E chissà se adesso il tuo mare ignora
tutti gli incanti che fummo.

Sprofondata è la terra: consolami
al dichiarare amore morto,
alle notti senza scampo
che se è il dì il mio tempo di morire
al vespro termina il supplizio
in cui avvolgermi nell’altrui.
Solo di notte si può essere vivi,
è il rischio maggiore.
E Dublino sconvolgeva i teatri
ed io a rimboccare su un aereo
la lacrima adatta a non farti fuggire.
Chissà, chissà..se il tuo mare ignora
tutti gli incanti che fummo.

 

Letizia Papaianni
 

Attestato di Partecipazione

Comune di Luzzi 29 Ottobre 2018

Sala di Rappresentanza Umile Peluso

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